SUPERMERCATI E OSPEDALI (UNA BELLA BOMBA…)

Lo dico sempre, che per me i luoghi più devastanti sono i supermercati e gli ospedali. I luoghi dove si trova l’umanità al suo peggio. Fortunatamente di solito mi capita di dovermi manifestare al massimo nei supermercati. Purtroppo sabato mi è toccato l’ospedale. In ospedale c’è mio padre, manco a dirlo per una qualche cazzata che i simpatici medici di Ivrea gli hanno combinato mentre gli esploravano lo stomaco con le loro sondine. Per fortuna pare non sia nulla di grave, una ferita che si può rimarginare in due o tre giorni di degenza. Eppure… Ogni volta che entro in un ospedale e mi prende alla gola quel puzzo soffocante di puré di patate misto a odore di merda e vapori balsamici non posso fare a meno di inebetirmi. Mi considero un tipo quantomeno positivo, abbastanza realista, se non altro. Però evidentemente ho paura della malattia. Ho paura della fragilità che si nasconde dietro ai letti d’ospedale, dietro ai riti dell’ospedale, soprattutto. Oppure può darsi che abbia paura di vedere il mio genitore inserito in un contesto di fragilità. Lui, che ovviamente non dovrebbe mai morire e che invece è lì con la sua flebo semovente. Non posso nemmeno dire che non sono abituato a vederlo in ospedale, anzi direi che qualche anno fa ho fatto veramente un’overdose di ospedali. Che spero sempre di non dover ripetere. Ma infine, mio padre è sempre mio padre. Anche da lì telefona con il suo tipico tono da generale dell’impero galattico per farsi portare lettore CD, radio, cuffiette e libri, perché si rompe le palle. Quanto li odio, gli ospedali… Spero esca presto.