IN FABRIC, IL VESTITO MALEDETTO

Secondo film girato a Croydon visto nel giro di una settimana e nuovo capitolo di un percorso visivo attraverso i film distribuiti o prodotti da A24. In Fabric di Peter Strickland è un delirio psichedelico incentrato su un vestito maledetto. Ora. Capirete che a fare un film su un vestito maledetto (che ti fa venire tipo il marciume della morte sul seno e in faccia) o vai direttamente sul trash comico, o fai una roba completamente fuori da ogni grazia di dio. Strickland va fuori dalla grazia di dio.

Del resto già Berberian Sound Studio era un film abbastanza fuori dagli schemi. Quindi: un horror ambientato negli anni ’70, che è anche una critica del capitalismo consumeristico, che è anche teatro dell’assurdo, che è anche una commedia dal sottile humor nero – a me ha fatto pensare più che altro a qualcosa di Ionesco girato da un giovane Nicolas Roeg, o Ken Russell.

Sheila è una madre single che vive col figlio adolescente (e la sfrontata fidanzata del figlio) che per andare ad un appuntamento al buio decide di acquistare un vestito ai saldi. Il vestito “rosso arteria” le viene consigliato da una commessa demoniaca che è in tutto e per tutto uguale a un manichino (parrucca inclusa) ma è viva. Il vestito è un pezzo unico ma guarda caso si adatta a qualunque taglia. Ovviamente non va a finir bene.

Nel frattempo, in una scena che sa molto di Suspiria (ma sempre con lo zampino di Ken Russell), la commessa demoniaca fa un’orgia masturbando i manichini del negozio, casualmente dotati di vulva, mentre di là dalla vetrina il proprietario del negozio si masturba anche lui in un delirio di ASMR (è un film di rumorini cric sgnic e cic ciac, vi avverto). A questo punto mia moglie se ne va chiedendomi “Scusa ma che cazzo di film è“?

Alla fine, inopinatamente, il vestito viene indossato da un altro personaggio, un tecnico delle lavatrici, al suo addio al celibato. Anche lui marcisce a contatto col vestito ma soprattutto recita in modo ieratico passaggi dal manuale di manutenzione delle lavatrici mentre le clienti tentano di sedurlo.

Assurdo, con una colonna sonora meravigliosa, totalmente senza senso, ma visivamente bellissimo.

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