EO (pronuncia iiii-oooh) di Jerzy Skolimowski è un film che avevo lì da un po’ ma ogni volta che ci pensavo poi dicevo “no vabbè, il film polacco semi muto con protagonista un asinello che vaga per l’Europa con l’occhio umido magari un’altra volta”.
Finché la volta è arrivata, e devo dire che sì, è un film polacco quasi muto e quasi totalmente dedito all’osservazione dell’asinello con l’occhio umido che – proprio come nell’esplicito modello Au Hazard Balthazar di Robert Bresson – ne patisce di ogni e torna sempre sulle sue quattro zampe senza mai perdere la sua innocenza.
Il senso direi che è abbastanza ovvio, quanto fanno schifo gli uomini e quanto sono puri gli animali e in particolare gli asinelli. EO (se poi questo è il suo nome) si esibisce in un circo all’inizio del film, in una sequenza tutta virata in rosso, colore che ritorna a tratti durante il film.
Poi una manifestazione contro l’uso di animali nel circo chiude la questione e EO si perde e inizia un viaggio picaresco tra inaugurazioni di stalle modello, passeggiate sotto i portici di una cittadina, partite di calcio e cliniche veterinarie, camion di bestiame e parcheggi abbandonati, foreste e dighe, sempre con quel suo occhio trascendente e non giudicante che sopporta le peggiori angherie (gli ultrà lo bastonano quasi a morte, un camionista lo vuole vendere per farci il salame) e osserva muto il bello e il brutto (c’è anche un omicidio splatter) dell’umanità.
A un certo punto c’è anche un robot della Boston Dynamics, buttato lì senza apparente motivo, ma soprattutto ci sono sequenze misteriose e bellissime e alla fine c’è persino Isabelle Huppert che sbrocca con un prete ludopatico. Ma perché tutto ciò? Ma che cosa ne so! (Cit). Eppure EO è un film bellissimo e vi consiglio di vederlo, a meno che la mia recensione non vi abbia scoraggiato.