C’MON C’MON, GENITORIALITÀ IN BIANCO E NERO

Parte del mio progetto “recuperiamo i film A24 non ancora visti“, mi è capitato sottomano questo C’mon C’mon del 2021, di Mike Mills con un inedito Joaquin Phoenix in versione “normale”. Cioè un film dove non va in overacting costante, non è truccato abbestia, non interpreta un personaggio “larger than life”. Uno normale. Un giornalista radiofonico che sta realizzando un documentario sulle speranze e le paure dei teenager americani.

C’mon C’mon è un piccolo film in bianco e nero la cui cifra interpretativa sta proprio nel lavoro di Johnny, il personaggio di Phoenix, sempre alle prese con il suo registratore e il suo microfono direzionale. C’mon C’mon è un film sull’ascolto.

Johnny si sta riprendendo dalla morte della madre, è in rapporti non buonissimi con la sorella Viv, che a sua volta si barcamena tra un marito bipolare in crisi e un figlio di 9 anni, Jesse (un bravissimo Woody Norman) che è strambo come possono esserlo solo certi bambini di quell’età.

Per mettere una pezza alla salute mentale del marito, Viv molla Jesse per qualche giorno al fratello. Inizia così un road movie dalle vibe molto simili ad Alice nelle città di Wenders. Johnny, che non ha figli, è costretto a venire a patti con una presenza dirompente nella sua vita e Jesse, libero dalla pesantezza della sua routine familiare, può esprimere emozioni che avrebbe altrimenti represso.

Da zio e nipote, i due sviluppano una complicità più da colleghi / migliori amici, in un film che non cede a sentimentalismi ed è realistico senza cercare di strizzare l’occhio allo spettatore. A un certo punto si sente in colonna sonora The Ostrich di Lou Reed pre-Velvet. Chapeau.

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