MIGRATION, ANATRE ALLA RISCOSSA

Dai. Carino che per una volta Illumination abbandoni il suo franchise più redditizio per esplorare un’idea nuova, senza affidarsi nemmeno ad ulteriori (e indesiderati) seguiti di Pets o Sing.

Migration è un film di anatre migratorie, e tanto dovrebbe bastare per immaginarsi grandi inquadrature a volo d’uccello (ehm). In ogni caso in Migration c’è la famiglia disfunzionale ma simpatica con il papà anatra nel quale mi identifico pienamente che vorrebbe mantenere lo status quo e perciò terrorizza il figlio adolescente e la figlia più piccola con racconti horror su aironi e predatori vari, la mamma sensata, il prozio stordito.

Quando il resto della famiglia esprime il desiderio vivo e vibrante di migrare in Giamaica per svernare, ecco che partono tutti. Seguiranno diverse avventure (la mia preferita è quella con la coppia di aironi anziani molto Texas Chainsaw Massacre), alcune delle quali un po’ debitrici della Aardman di Galline in fuga (qui si tratta di paperi).

Tutto è bene quel che finisce bene, film innocuo ma interessante per la presentazione delle dinamiche familiari e ricchissimo di gag divertenti tra piccioni metropolitani, pappagalli tropicali, paperi new age e un cuoco killer degno di Terminator.

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