È UN PAESE PER VECCHI

Mi sento sempre un po’ diverso dalla maggioranza dei miei coetanei. Prima pensavo di essere “rimasto al palo”. Cioè, vedi gli altri che fanno figli, continuano la specie, portano avanti il loro patrimonio genetico perpetuando qualcosa di loro nel tempo. O comunque, in definitiva, entrano nell’ottica di prendersi cura di una piccola persona che poi lasceranno andare nel mondo. E tu no. Perché alla fine è solo un discorso di casualità.

Ma non è questo il vero problema, alla fine non ci vogliamo accanire, va bene anche così. Non bisogna sentirsi al palo, ci sono fior di coppie senza figli che attraversano benissimo lo stesso il mare della vita. Magari un rimpianto (“Eh, cara signora, cosa vuole, i figli non sono arrivati“), ma poi finisce lì. Anche perché sono sempre più convinto che il destino mi abbia assegnato un’altro compito: l‘assistenza agli anziani.

Ci pensavo in questi giorni: è il 2010 e sono esattamente 10 anni che nella vita familiare la mia principale occupazione extra-domiciliare è l’assistenza agli anziani. Prima mio padre, con il suo calvario di ospedali, esami e piccoli palliativi contro grandi e minacciosi tumori. Poi mia nonna, che comunque ha preferito lasciarci una settimana dopo che se n’è andato il figlio. Naturalmente in questi ultimi anni mia madre, autosufficiente ma con riserva. E adesso si è aggiunta l’anziana zia senza figli che tocca ai dieci nipoti sopravvissuti gestire e mantenere.

Certo, la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a cambiare pannolini.
Poco importa a chi li stai cambiando, no?

Ragionando su questi temi pensavo a quelle realtà tipo il nido condominiale, dove una famiglia si prende carico dei neonati di tutto il palazzo. Ecco, io e Stefi potremmo metter su il concetto di ospizio condominiale. Pagati dalle famiglie che vogliono lasciare i loro anziani in buone mani. Liberi dal lavoro, in una casa più grande, piroettando tra una dentiera e un bingo, organizzando coreografie con i deambulatori. In ogni caso, devo rivedere il film Pranzo di Ferragosto: già la prima volta che l’ho visto avevo capito che il protagonista ero io tra dieci anni.

Mi domando soltanto una cosa: non avendo nessun “bastone per la vecchiaia”, ce l’avremo anche noi un nipote compiacente che ci aiuterà a camminare?
Qui intanto stiamo già facendo le prove generali di acciacchi

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