Trovo già significativo che le mie riflessioni personali dell’altro ieri, che volevo tradurre in un post profondo, umorale ed introspettivo ancorché brillante e sapido, siano oggi completamente svanite nella costante caligine del mio cervello.
Detto questo, mi è rimasta in testa questa cosa: che volevo scrivere sulla memoria, e sui problemi ad essa collegati.
“Cosa ti succede, stellina?” – chiederanno i miei lettori più affezionati. Niente, per carità. Soltanto, ho perso la capacità di focalizzarmi sugli eventi, e ho l’impressione che tutto mi scivoli addosso senza lasciare traccia. Mi spiego: fino a qualche anno fa, il flusso della quotidianità presentava (non spesso, ma con una certa cadenza) eventi o fatti “memorabili”. Ripensandoci, ancora adesso ricordo situazioni, volti, frasi, sensazioni.
Oggi questo non si verifica più. Dove sta l’inghippo? Possibile che sia già invecchiato a tal punto da non avere nel “baule dei ricordi” altro che remote esperienze del passato? Su un recente numero di Nòva (non chiedetemi quale, tanto non lo ricordo) ho letto che i nostri tweet, i nostri status update, verranno studiati dagli storici del futuro per svelare la storia quotidiana del XXI secolo. Bella roba. In effetti, è così. Noi siam qui a menarcela con le scritte sui muri di Pompei, e loro scaveranno tra i detriti di Internet.
Eppure non riesco a levarmi dalla mente che proprio il fiorire dei social network, tanto positivo per alcuni versi quanto devastante per altri, sia in parte responsabile della scivolosità delle mie sinapsi. Deve trattarsi di una fortuita combinazione di circostanze: sono convinto che un ventenne, o un sessantenne, non abbiano a soffrire lo stesso effetto. Le cose, in memoria, sono veramente troppe. Mi rendo conto che io uso Facebook (per fare un esempio su tutti) come un Pensatoio, per togliermi dalla testa le memorie più triviali che occupano spazio e girano nella testa rallentando gli altri processi.
Un tempo, certamente, accadevano meno cose. La vita forse era più noiosa, nel senso che occorreva aspettare un determinato momento per prendere determinate iniziative. Le decisioni erano ponderate nel silenzio. Oggi la vita è ricca da far indigestione, e forse proprio per questo ancora più noiosa. Non trovo il modo di “fermare” adeguatamente il momento. Non trovo il modo di riflettere. Tutto è straordinario, quindi nulla è straordinario.
Da quanto tempo non accade qualcosa di veramente eccezionale? Non lo so più. Certo, ci sono i viaggi. Quelli hanno un notevole carattere di eccezionalità. Gli incontri con persone che non si vedono spesso, quelli sono decisamente memorabili. Per il resto tutto – dalla vita familiare a quella sociale, dal lavoro che paga i conti ai lavori più “creativi” che dovrebbero dare maggiori soddisfazioni, dalle letture, agli ascolti, alle visioni – tutto si confonde in un vortice colorato e indefinito all’interno del quale io mi aggiro accecato, come i due malcapitati nel finale di L’Aldilà.
Non c’è più un metodo, tutto si accavalla, gli eventi si accumulano e io non mi ci raccapezzo più.
E mi sorge spontanea una domanda: ma secondo voi è possibile soffrire di ADD anche a 40 anni?
l'età avanza ovviamente!
però non penso sia colpa solo dei SN, deve per forza anche essere il mio cervello che è in fase degenerativa
i social network diluiscono e dilatano il cazzeggio… son belle cose, le puoi usare in modo anche efficace per lavoro in certi casi, ma sono un po' come le sabbie mobili. Poi è difficile trovare il ramo a cui attaccarsi per uscirne!
+ fosforo – faccialibro!
Sono completamente d'accordo anch'io.
"il fiorire dei social network […] sia in parte responsabile della scivolosità delle mie sinapsi"sono completamente d'accordo. più tempo passiamo in rete, con il suo susseguirsi di informazioni superficiali, più perdiamo la capacità di focalizzarci sui singoli eventi. è come vedere continuamente migliaia di diapositive delle vacanze, tutte ugualmente mediocri, passare il tempo così, invece di andare a vedere una mostra di un buon fotografo.