ESSERE E BENESSERE

Nel weekend appena concluso, oltre alle consuete dosi di ennui e ansia che spesso accompagnano una vita senza scopo come la mia, ho deciso di regalarmi una giornata di benessere. Ad essere precisi sono stati i miei colleghi a regalarmela, diversi mesi fa. Ma io ho deciso di sfruttarla adesso che i ciliegi sono in fiore e la mia anima ha dei piccoli sussulti di primavera. La giornata era venerdì scorso. Perché – ho pensato – il benessere è tipico del venerdì. Il benessere è incompatibile con gli altri giorni della settimana, che possono al massimo appaiarsi con il semplice essere. Nel senso di “esistere”. Il sabato di solito prevede tutt’altre attività e più frenetiche, mentre la domenica prevede semplicemente il non esistere.

La giornata di benessere, insomma. Comincia alle 16.30. Perché prima c’è comunque una giornata lavorativa che tu credi semplice, ma che – se hai fissato l’appuntamento nel centro benessere – si rivelerà la giornata più sfigata del trimestre, con casini, tensioni e scadenze prima inimmaginabili. Ma alle 16.30 esci e ti rechi al centro benessere. Che nella fattispecie, per me, è al di là della strada rispetto all’ingresso dell’ufficio. Sta nei sotterranei di quello che per me è l’hotel più bello e segreto di Torino (giudicate un po’ voi dal sito).

C’è uno spogliatoio con armadietti, all’interno dei quali si trovano accappatoio, asciugamani, ciabatte infradito, set di docciaschiuma e creme corpo dalle profumazioni intriganti. Al cliente non resta che portarsi un costume da bagno e una cuffia per la piscina. Poi c’è, appunto, la piscina. Con le onde, volendo. Ma anche senza onde si fa apprezzare lo stesso, per fare due vasche in tranquillità. Perché nel centro benessere, al venerdì alle 16.30, non c’è praticamente nessuno. Non a caso definisco il venerdì la giornata del benessere: non sarebbe tale se ci trovassimo in un luogo affollato e scomodo.

Comunque sia, nuoto, mi adagio sulle comode sdraio chiudendo gli occhi e immaginando di essere su un prato accanto ad un torrente (c’è un gran silenzio, nel centro benessere, e l’unico rumore è quello dell’acqua che scorre), rinuoto, mi riadagio. Poi passo alla vasca a idromassaggio: 37° di piacevolezza in cui mi immergo come fosse una vasca di deprivazione sensoriale, galleggiando con tutti i miei chakra in linea e mormorando la OM (che tanto è coperta dal rumore dell’acqua). Poi decido di sorseggiare un té verde alla menta addentando un kiwi, perché nel centro benessere c’è anche il buffet di frutta e tisane a volontà.

Passo al calidarium: panche su cui sedersi riscaldate a 50° con possibilità di frigidarium (immersione coatta e improvvisa in una pozza di acqua a 0°)… bellissimo. Poi l’hammam, con vapore a 45° dal vago sentore balsamico. La pelle delle mani è cotta, i pori sono aperti, i polmoni sussurrano “grazie” ad ogni inspirazione. In questi ambienti – separati rispetto all’atrio con piscina e buffet – viene diffusa a basso volume una musica ambient di matrice orientale, con scampanellii e ripetuti cori di quelli che immagino essere geishe o monaci buddisti. Tra un trattamento e l’altro sfrutto la cosiddetta “doccia emozionale”, un’esperienza cinestetica che – a seconda del bottone premuto (blu o rosso, come in Matrix) – ti inonda di acqua calda, luce rossa e profumo fiorito oppure ti nebulizza di acqua ghiacciata, aroma di menta e luce blu.

Infine, sarà per gli insostenibili 80° della sauna, sarà per l’alternanza di caldo e freddo, sarà per il kiwi che – come è noto – ha i suoi effetti lassativi, mi vedo costretto a concludere la giornata di benessere tornando di corsa nello spogliatoio maschile e chiudendomi nel bagno annesso per una decina di minuti buoni. Ma nonostante la parentesi di ribellione della flora intestinale, sono state due ore piene di vero benessere, che consiglio a tutti. Un po’ meno bello è stato proseguire la serata praticando lo yoga a coppie, con il rischio drammatico di ulteriore compressione dell’addome durante le posizioni più impegnative.

Ma non temete.
Il vostro affezionatissimo blogger non ha fatto nulla che voi lettori non avreste fatto.
Quando voglio, riesco ancora a controllare gli sfinteri.

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