CEREAL KILLER

In un turbinio di pannolini, rigurgiti e creme allo zinco, ogni tanto mi sovviene la mia missione di testimonianza paterna. Prima che qualcuno si chieda perché c’è Dexter Morgan sul punto di uccidere qualcuno qui accanto, vi rassicuro: è solo la rappresentazione della solerzia del papà previdente che prepara sé stesso e la cucina al momento della pappa del pargolo.
Perché adesso che siamo al quinto mese, molte cose sono cambiate, mentre altre sono destinate a perpetuarsi in eterno.
Ma andiamo con ordine.

Le conquiste del bambino. In queste ultime settimane, diciamo da poco prima di Natale in avanti, il pupo ha fatto passi da gigante. Oltre a sorridere consapevolmente, per esempio, adesso ride di gusto. Bisogna andarci giù un po’ pesante, per farlo proprio sganasciare, eh. Tipo morderlo sui fianchi o lanciarlo in aria e riprenderlo al volo quattro o cinque volte di fila. Ma se lo fai, lui prorompe in quelle risate squillanti che mettono di buonumore tutta la famiglia, e chi se ne frega se poi devi cambiare la tutina tutta sbavata dal papà. Poi comincia a stare seduto da solo. Ondeggia, ma si impegna. Sbuffa come un mantice, rotea vorticosamente le braccine, ma riesce a stare in equilibrio. Gira la testa da tutte le parti (non a 360 gradi, ma poco ci manca), e insomma sotto ogni punto di vista è diventato quello che – nella mente degli adulti – è “il bambino”. Quell’essere caruccio che se gli parli come se avessi appena respirato dell’elio ti sorride, che chiacchiera ininterrottamente in un linguaggio tutto suo, che impara velocemente a fare quello che fai tu. Ad esempio, a fare “ciao”. (E qui scatta uno dei miei dubbi esistenziali di sempre: perché si insegna ai bambini a fare “ciao” stringendo e aprendo il pugnetto? Chi cazzo saluta così, i deficienti? Non sarebbe più normale – e più semplice – il classico “palmo ritmicamente mosso a destra e a sinistra”? Da parte mia, sto cercando di insegnargli “svita la lampadina, riavvita la lampadina”, il saluto chic dei reali inglesi: non si sa mai con chi ti troverai nella vita).

E poi, naturalmente c’è la pappa. Appena iniziato il divezzamento, in casa ci si prepara con una parata di cereali, farine, omogeneizzati, verdure a scopo brodino e quant’altro. Col sacro terrore che il bambino rifiuti il cucchiaino (terrore che in genere deriva da racconti inquietanti di famiglie ai limiti del folklore). Ovviamente tutto può essere: nel nostro caso, fortunatamente, dopo 30 secondi di perplessità, il piccolo si è avventato sul pastone (che a mio avviso ha lo stesso odore di certe stalle in inverno) e con buona regolarità se lo spazzola tutto, frutta compresa. Insomma, sono conquiste gigantesche, anche solo per imparare a deglutire robe collose o per capire che la tetta a volte c’è e a volte non c’è – una cosa che io ad esempio ho ancora oggi difficoltà a comprendere – o per scoprire che non sempre hai il controllo della situazione, e che in alcuni casi devi attendere che un cucchiaino si presenti davanti alla tua bocca.

Tanta roba, insomma. Mentre invece, il mondo del papà rimane uguale a sé stesso o casomai vede esasperarsi i suoi lati negativi.

Il sesso continua ad essere il problema numero uno. Ogni speranza sembra perduta, e se nei mesi precedenti si poteva tentare di inseguire la neomamma nei suoi spostamenti mattutini e serali per carpire un abbraccio fugace, adesso la triste realtà è che anche il neopapà è talmente devastato da non riuscire nemmeno più a cliccare “play” su un filmato porno. Questo va di pari passo con l’evoluzione del bambino. Non credete quando vi dicono “poi andrà meglio”. Non andrà meglio. Cioè, andrà meglio perché il bimbo cresce, è più interattivo, interessante e divertente. Ma proprio per questo motivo, occuperà ogni risorsa fisica e mentale. Ci si ritrova quindi a chinarsi sulla culla a guardare i suoi movimenti e le sue risatine e quando è il momento di andare a letto, si dorme. E basta. Va di pari passo con il ritrovarsi a vedere Rai YoYo invece che l’ultimo film di Scorsese o Tarantino.

Ma – anche se verrebbe voglia di fulminare con lo sguardo quelli che ti dicono “cosa vuoi che sia un po’ di astinenza” (in genere donne) – il neopapà può anche scegliere di vivere una dimensione monacale, nutrendosi della gioia interiore che la sua famiglia gli procura. Il problema è che la sua donna – la neomamma – si sta trasformando in qualcos’altro. Qualcosa che prima non era così, e adesso invece è così. Stretto nel suo limitato orizzonte, il neopapà deve anche accettare l’ingrata regola scolpita nella roccia che in soldoni dice “Qualsiasi cosa fa la mamma è buona, qualsiasi cosa fa il papà è merda, o poco più che merda, anche perché è ancora da dimostrare che il papà faccia poi veramente qualcosa. E comunque è merda”. Puoi fare lavatrici, stendere, riporre la roba nei cassetti (warning: fare lavatrici è diventata l’attività n. 1 praticamente di ogni giornata, a meno di non arrivare al weekend e fare 6 lavatrici in due giorni). Sicuramente non hai impostato il programma giusto, non hai steso con le mollette giuste, non hai piegato bene le tutine. Cioè: non hai fatto le cose come le avrebbe fatte lei.  Vesti il bambino? Lo copri troppo, o troppo poco, o lo vesti con colori non consoni alla stagione. Serve una mano con pappe, cambi pannolini, intrattenimento infantile? Sei sempre quella frazione di secondo troppo lento, e comunque non stai facendo le cose che avrebbe fatto lei, nell’ordine e nei tempi in cui le avrebbe fatte lei.

Ora, gli scenari di reazione a questa situazione sono molteplici, ma per comodità riduciamoli a tre. Scenario uno: ti mando affanculo. L’escalation di insulti può essere liberatoria, ma comunque scoprirete che una neomamma è capacissima di avere sempre l’ultima parolaccia. Scenario due: me ne lavo le mani, fai tu che sai. Provoca molti musi lunghi, ma sono segretamente convinto che le donne facciano di tutto per arrivare a questo scenario, per poi potersi lamentare che “fanno tutto loro” e avere la palma della mamma martire. Scenario tre: mi impegno tantissimo per farti vedere che sono un marito e un padre bravissimo e coscienziosissimo e durante la notte, mentre tu dormi stanca per aver allattato, giocato, scarrozzato e spannolinato il pupo, passo lo straccio sui pavimenti, riordino la cameretta, passo nella farmacia notturna a prendere una confezione in più di quella cremina che garantito gli fa sparire quel brutto rossore causato dallo sfregamento delle guanciotte imberbi contro la barba irritante di papà. Uno scenario apocalittico in ogni caso, perché la neomamma si sentirà sfidata sul suo stesso territorio e non vi perdonerà mai di farla sentire inadeguata con la vostra superefficienza.

Come in tutte le cose della vita, l’importante è sapersi adattare alla situazione e utilizzare a seconda dei casi l’una o l’altra di queste tipologie di reazione. Io per esempio prediligo lo scenario uno la domenica, il due nei giorni feriali e il tre a cavallo tra il venerdì e il sabato sera.
Finora mi sembra che stia andando tutto abbastanza bene.
Chiedete a mia moglie, ve lo confermerà.

 

VOMITATORI UNITI!

Allo scadere del secondo mese (scaduto già da un pezzo, lo ammetto, ma ormai come giovane genitore ho perso il conto del tempo) rieccomi a parlarvi delle gioie e dolori – tante gioie e pochi dolori, per fortuna – della mia condizione. Le cose cambiano continuamente:anche se da un lato sembra che tutte le giornate siano uguali, che il frugoletto sia lì nella sua culla o sulla sua sdraietta a fare più o meno sempre le stesse cose, in realtà giorno dopo giorno focalizza il vostro viso (e vi guarda con occhi molto severi, almeno il mio), si interessa alla sua mano (che sembra una banalità ma ovviamente non lo è, visto che si prepara a conquistare il mondo con quella manina santa), sta più dritto con la testa (finalmente, perché prima sembrava un budino di gelatina vivente).

Poi comincia a sorridere, in seguito a ridacchiare. E voi come i papà dei peggiori film melensi della storia di Hallmark Channel vi sciogliete pensando “Beh, romperà anche tanto i coglioni, però che bel sorrisone quando gli spernacchio il pancino“. Basta poco, vedete. Io già di mio sono un uomo che sta a posto con poco. In fase paternità, è meglio se sei già abituato.

Per esempio, il sesso. Se la compagna/moglie – ormai prevalentemente madre – allatta al seno è una bella fortuna, principalmente perché non potrà mai chiedervi di allattare voi, a meno di lunghe e tediosissime sedute con il tiralatte Medela (faccio pubblicità non perché la Medela mi paga, ma perché è universalmente riconosciuta come “LA” marca di riferimento quando si parla di tiralatte). Purtroppo pare che l’allattamento scateni un ormone che ha come effetto collaterale quello di azzerare la libido. O che i rapporti sessuali inibiscano la produzione di latte. Insomma, diciamo che hanno una marea di scuse in più a parte il solito mal di testa. Va anche detto che due mesi di pupo riescono a far calare la libido per stanchezza anche ai papà più erotomani, quindi è opportuno quantomeno tenere vive le braci del desiderio soffiandoci un po’ sopra nell’attesa che la fiamma si possa ravvivare (spero prima che vada all’asilo).

Il secondo mese comunque è ricco di interessanti dinamiche. Tutti sanno che bisogna imparare a fare i genitori, ma pochi ricordano chi è l’insegnante: lui, solo lui, nient’altro che lui. Il pupo. O lei, nel caso di figlia femmina, non discriminiamo. Solo che è un insegnante che non parla, si esprime solo piangendo e/o vocalizzando suoni come “Oooooh”, “Uuuuh” e “Garrrgglllll”. E se nel primo mese si limita a piangere o a stare in braccio a voi come una bambola di pezza, nel secondo inizia a fissarvi come a dire “Tu non sai niente: guardami, sono io quello che sa, seguimi, io so dove andare“. Quando il pupo è appena nato, tutti si affannano a dirvi che dovete fare il proprio percorso in autonomia. Quando però cresce, stranamente sono tutti lì a pressarvi con consigli, raccomandazioni e prescrizioni varie. Ascoltate tutti con pazienza. Se non avete pazienza scatteranno un po’ di vaffanculo perché la gente non si ricorda che i giovani genitori sono nervosi e suscettibili come se li avessero appena scorticati, forse a causa della improvvisa convivenza forzata con qualcuno che ha costante bisogno di cure ma non si esprime se non col pianto.

Comunque sia, pian piano Simone comincia a dormire di più, ad essere più interattivo, anche volendo più impegnativo. La pediatra dice che rientra al 100% nella categoria dei “vomitatori felici”. Cioè, rigurgita tanto e poi ride. Il che a quanto pare è normalissimo, ed è un fenomeno che si riduce drasticamente con l’inizio dello svezzamento (OK, mancano ancora almeno 4 mesi di maglie vomitate) e scompare in genere intorno all’anno. In inglese il vomitatore felice è chiamato happy spitter che, diciamocelo, è un po’ più elegante: ma tanto sempre di latte appena ingoiato o di tomini si tratta.

Vomitini a parte, quello che più salta all’occhio è l’incredibile capacità dei bebè di captare nell’aria ogni minima vibrazione di ansia, nervosismo o vera e propria incazzatura. Cioè, non glielo puoi nascondere, non gli puoi dire piccolobellopaciughinodelpapà e intanto cristonare rivolto agli altri automobilisti, litigare con la mamma, prendere a calci il passeggino che non si chiude o urlare perché l’acqua del bagnetto è troppo bollente anche per il vostro gomito. Nei limiti del possibile bisogna essere sereni, anche se lui si sta strozzando, tossisce, starnutisce, scoreggia col rinculo, diventa viola piangendo o robe simili che comunque prima o poi farà.

Perché il bimbo è come un predatore, se fiuta la vostra ansia vi attaccherà con pianti ancora più acuti, finché non cadrete a terra sanguinando dalle orecchie.
Se invece vi presentate tutti pieni di positive vibrations, loro vivono sereni e crescono senza diventare dei casi clinici.
Nel caso, potrete aiutarvi con delle sostanze psicotrope (per voi, non per il bambino).

PS: la meravigliosa versione a colori dei vendicatori uniti in formato baby è sul blog di Guruhiru

IL MESE CRUDELE

IL MESE CRUDELEIl mese più crudele non è tanto aprile, in questo caso, quanto il primo mese di vita del pupo, durante il quale tu genitore ti fai mille ansie e problemi mentre lui pupo mangia, caga e dorme (se dorme). Tu genitore maschio, in particolare, tenti di imparare quei due o tre trucchi che ti faranno sfangare le giornate, come essere in bagno nel momento in cui c’è da cambiare un pannolino o prendere le strade dissestate con la carrozzina perché inspiegabilmente lui dorme di più.

In questo primo mese di adorabile puccettosità mista ad una sessione di tortura Guantanamo style, in questo primo mese che – vorrei dire – è passato come un’unica interminabile giornata di passeggiate, ruttini e canzoncine (le tre cose in cui mi sono specializzato come padre, al momento), ho notato alcune cose minimali ma inquietanti. Cose spot, che avrei probabilmente segnalato con un tweet o un messaggio di stato. Ma ultimamente, lo slot di tempo prima dedicato al cazzeggio sui social network è stato occupato dalla sempreverde attività “power nap”, ossia il sonnellino riparatore.

Per cui, ve le metto tutte qua di fila, magari sono osservazioni che a qualcuno servono, o che qualcuno mi potrà confermare…

Le mamme che portano carrozzine si salutano per strada con un cenno anche quando non si conoscono, come i motociclisti che guidano un custom. I papà si limitano a scambiarsi sguardi indecifrabili, probabilmente valutando la sfumatura di viola delle rispettive occhiaie.

Le donne anziane che prima ti consideravano un drogato ti fermano e ti rompono i coglioni a ogni angolo attirate dai neonati come le falene dalla luce. In genere dicono o fanno cose che ti fanno incazzare tipo “ma è figlio suo?” (sottintende “ma lei, che abbiamo sempre pensato fosse un drogato, si è riprodotto?“) o “così piccolo e già lo porta fuori?” (sottintende “lei è un papà poco accorto, perché fa prendere aria al suo bambino e si sa che l’aria è più pericolosa dell’uranio impoverito”).

Anche parenti e amici riescono a dirti frasi apparentemente innocue che inspiegabilmente ti fanno salire la carogna (tipo “oh che bello finalmente fa sentire la sua vocetta” quando piange, solo che loro lo sentono piangere un minuto, voi almeno 720 minuti al giorno). In generale vostro figlio sarà tranquillo e adorabile in compagnia di altre persone, salvo scatenarsi non appena queste si chiudono la porta alle spalle.

Per i vostri genitori non esistete più, esiste solo il nipote, del quale vorrebbero sapere tutto, minuto per minuto. Peccato che come dicevo poco sopra, lui mangia, caga e dorme. Al massimo qualche volta rigurgita. Diventa quindi difficile non dire sempre le stesse cose.

Ginecologi e ostetriche hanno due visioni della vita antitetiche. Sorpresa, lo stesso accade con pediatri e puericultrici. Ti diranno comunque tutto e il contrario di tutto concludendo con il mantra (che li accomuna) “ma sa, coi bambini non si può mai sapere: son mica computer!”…

La maggior parte del tempo passato in casa verrà impiegata per reperire un bavagliolo da consegnare alla compagna che sta allattando. O un ciuccio. Se trovi il ciuccio sarà sicuramente quello che nel pomeriggio è caduto sul marciapiede quello dove pisciano tutti i cani del quartiere.

Se soffiate in faccia al bambino mentre piange, fa una faccia interdetta e smette momentaneamente di piangere. Momentaneamente, appunto. Se siete veloci potete approfittare per piazzare un ciuccio. Se no ricomincia più forte di prima.

È effettivamente vero che i neonati gradiscono sentir cantare. Questo fatto si sposa benissimo col mio vizio di commentare cantando tra me e me le mie attività della giornata inventandomi improbabili ritornelli. Adesso c’è un pubblico, quindi si fa sul serio.

Si modificano standard e aspettative. Improvvisamente ti sembra una buona nottata quella in cui riesci a dormire quattro ore. Non di fila, naturalmente. A questo proposito, mi piace ricordare qui che scatti di crescita = morte (per mamma e papà, ovviamente).

Sempre cambiare il pannolino (ma sì, dai, certo che lo faccio anche io) e pulire il bambino piazzandosi di lato. Perché nel momento in cui glielo togliete lui si sentirà in dovere di far partire un getto parabolico di pipì. O peggio.

Inspiegabilmente, tutti i genitori di bambini anche piccoli (dai 9 mesi in su, per dire) hanno rimosso i primi due o tre mesi di vita del bambino. Nella migliore delle ipotesi ti diranno “non mi ricordavo nemmeno più di quanto sono piccoli a questa età”. Generalmente non ricordano nemmeno quanto sono molesti.

Il neonato, quando non piange, cigola. O gorgoglia. O barrisce. Comunque emette dei suoni assolutamente alieni che di notte ti fanno prendere una sincope. Peraltro, il neonato ha anche la capacità di roteare gli occhi in direzioni diverse. Poi la perde, fortunatamente.

Il ciuccio diventa improvvisamente l’amico di cui non puoi più fare a meno. Ciucci in ogni stanza. Vanno meglio quelli in lattice, anche se puzzano di copertone di auto: quelli in silicone sono indeformabili ma viscidi, e sappiamo bene cosa succede quando un ciuccio scivola di bocca.

Il primo mese devi fare tantissime foto, perché se è una legge generale che i genitori rimuovono questo periodo, tu vuoi evitare di dover mai dire “non ricordavo nemmeno più quanto sono piccoli a quest’età”. La tua memoria sarà tutta nel cloud. Ma ti dimenticherai la password.

Oltre al riflesso di suzione e quello di prensione, il neonato ha il riflesso di Moro. Che è una cosa che mi fa riderissimo, un po’ per il nome e un po’ per il riflesso in sé: se prendi una buca con la carrozzina o gli fai “Buh!” mentre dormicchiano spalancano le braccia e poi le richiudono. Scrivendolo mi rendo conto che non fa un cazzo ridere, e mi domando in che modo si sta modificando il mio senso dell’umorismo.

Il Bio Oil, l’Olio Vea, il Tea Tree Oil, la lanolina, l’olio di mandorle, il Mustela, l’Humana, il salcazzo di cremina o unguento che trovate in giro per casa è perfetto anche per voi: sono tutte cose adattissime a far sparire le occhiaie o quantomeno a ridurne il colore viola. Alcuni fanno miracoli anche per far sparire le cicatrici dei tagli di lametta.

Queste, in sintesi, le esperienze del mio primo mese.
La maggior parte sono un po’ allucinanti, mi rendo conto. Poi mentre le scrivevo, il mostrino mi ha sorriso. Quei sorrisi inequivocabili, che non ti viene da pensare “sono solo spasmi dei muscoli facciali”.
E capisci che sei entrato nel secondo mese.