UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI (1-3)

Ho da poco terminato la lettura dei primi tre volumi di Una serie di sfortunati eventi, il noto (più che altro all’estero) ciclo di romanzi di Lemony Snicket. I volumi sarebbero otto, ma proverò a dire la mia fin da ora. Il mio amico Lorenzo, questa volta nei panni del censore, sostiene che l’ironia e l’humor nero che contraddistinguono i libri di Snicket non possono essere compresi da un lettore in età puberale. In pratica, i ragazzi non avrebbero gli strumenti per decifrare un mondo fatto solo di sfighe, di personaggi che muoiono di morti atroci (ma comiche), di un mondo dove il cattivo la fa sempre franca e i buoni (salvo gli impareggiabili protagonisti) ci fanno sempre la figura dei coglioni. Tornerò su questo in seguito. Una serie di sfortunati eventi nasce, è vero, come ciclo di romanzi per ragazzi. La struttura è sempre la stessa: i tre fratelli Baudelaire (notare il cognome) restano orfani a pagina 3 del primo romanzo. Il signor Poe (!), buono ma svampito, ne cura gli interessi economici e si impegna ad affidarli a lontani parenti che in genere cambiano da un romanzo all’altro. Il primo parente è il temibile conte Olaf, il supercattivo della serie, che mira a uccidere gli orfani e ad impadronirsi del loro cospicuo patrimonio. Svelati i suoi piani, di romanzo in romanzo i Baudelaire vengono affidati ad altri parenti, puntualmente uccisi dal perfido Olaf. Fin qui la trama, quasi sempre abbastanza prevedibile. Lo stile (e soprattutto gli aspetti paratestuali) sono tutto un altro paio di maniche. Snicket scrive come un incrocio tra Dickens e Chesterton, crea un mondo simil vittoriano pur ambientandolo ai giorni nostri e in definitiva mette in scena un teatrino di personaggi che fa invidia alla famiglia Addams quanto a tristezza e malinconia elette a stile di vita. Il gioco è quello della fiaba "a rovescio", in cui capitano solo cose brutte. Ogni colpo di scena positivo nei confronti dei piccoli orfani viene subito ribaltato in un continuo rilancio al peggio. Il tutto è condito da dediche insistenti ad una fantomatica Beatrice (morta, ovviamente), da interventi dell’autore nella trama che delineano una sorta di leggenda vivente (uno Snicket misterioso e inafferrabile), da prefazioni quasi sempre uguali sul genere di "non leggete questo libro, è pieno di cose tristi, prendete un libro più allegro"… Ora: secondo me, un preadolescente di un certo tipo (cioè, per dire, come ero io che a quell’età leggevo appunto Poe e Baudelaire) ci sta dentro alla grande. Ovviamente sono libri che puoi odiare / non capire oppure apprezzare proprio per come sono costruiti. Snicket non ha nulla di nuovo, si inserisce nell’orripilante tradizione dickensiana (non erano sfigatissimi anche David Copperfield e Oliver Twist?) e gli da’ una bella iniezione di ironia. Se i bambini possono leggere Cuore e Oliver Twist o guardare la Famiglia Addams in TV e i film di Tim Burton al cinema, possono leggere con gusto anche Snicket. Secondo me sono libri affascinanti, e so che acquisterò anche gli altri cinque. Tanto per gradire, è in preparazione anche il film A Series of Unfortunate Events – con Jim Carrey nella parte del perfido e istrionico Olaf. Occhio al sito, che è una specie di rompicapo da risolvere…!

5 risposte a “UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI (1-3)”

  1. mi mettono ansia. dopo i primi tre penso che passeranno ancora anni, prima che abbia la forza di leggerne altri. proprio per questo penso che sia molto bravo, ma è per palati forti 😉
    non è comunque uno dei miei scrittori per l’infanzia preferiti (adesso compenso la carenza da Rowling con la Diana Wynne Jones), per quanto le sue dediche siano le migliori degli ultimi 1000 anni di letteratura.
    baci, sissi

  2. aaah ma sei partito dal quarto…. eh no, vanno letti in ordine secondo me…! Poi va detto che rispetto a un Harry Potter, tanto x dire, si tratta di volumi *decisamente* più per bambini…

  3. Ciao Pietro, io ne ho letto uno qualche anno fa però sinceramente non mi ha coinvolto più di tanto, ero partito con l’idea di prenderli tutti poi dopo aver letto quello della segheria ho lasciato stare, peccato perchè l’idea mi sembra buona.

I commenti sono chiusi.