LA PASSIONE SECONDO MIA MADRE

M – Ciao, come stai? Stai bene?… Sempre in ufficio, eh?
P – No, Ma’… veramente ero a un corso…
M – Ah, ecco… di inglese?
P – No, di comunicazione.
M – Ah… che comunicazione?
P – La comunicazione all’interno del gruppo di lavoro, sai… I processi e le dinamiche di gruppo…
M – Aaah, mi capisu niènt ‘d cule robe, lo sai…
P – Eh, vabbè… comunque interessante, sono solo un po’ stanco.
M – Ma adesso mangi?
P – Sì sì, mangio… mangio non ti preoccupare!
M – Volevo dirti che sono poi andata a vedere La Passione di Cristo, neh?
P – Mmmmhh… e ti è piaciuto?
M – Ma sai, tuo padre come al solito mi ci voleva portare, poi è andato da solo. Io non lo volevo vedere…
P – Ma infatti secondo me…
M – …poi è tornato, me ne ha parlato e mi ha convinto. Allora siamo andati insieme…
P – Ah, cioè in pratica lui lo ha visto due volte?
M – Sì sì, ma a lui è piaciuto comunque molto.
P – Non avevo dubbi…
M – Comunque sai, è tutto in aramaico… pensa che tua madre non ha avuto nemmeno difficoltà a leggere i sottotitoli, che di solito mi aumentano la cervicale…!
P – Ma pensa…
M – Tuo zio ci fa un figurone incredibile, è praticamente in scena quasi per tutto il film…
P – Ma chi, Hanna il sacerdote? E che ci fa in scena tutto il tempo?
M – Non lo so, ma è sempre bravo…
P – Ma sì, bravo è bravo… (pubblicità familiare occulta)
M – Comunque don Renzo dice che il messaggio teologico del film è distorto… Pensare che mi era piaciuto così tanto… a parte il sangue, neh, che nost-signur a fa sempre tant pen-a
P – Beh, certo, se don Renzo ha da ridire… Forse era meglio non vederlo… no?
M – No no, cosa credi non sono mica così acritica! E’ che ha detto che il messaggio del film è che chi più soffre più si avvicina a Dio e invece non è così!
P – Ma guarda, io pensavo che fosse proprio questo il senso del cattolicesimo
M – Mah, lui dice che a Dio non serve la nostra sofferenza.
P – Ah, ne ha già che basta?
M – Ma dai, sempre a scherzare su queste cose…
P – Beh… ti lascio che devo mangiare, sono anche da solo stasera… comunque grazie per la lezione di teologia!
M – Ah, ben… mi raccomando mangia poi anche un po’ di verdura!
P – Sì, sì, ciao…
M – Ciao, neh? Venite a trovarci questa settimana?
P – Mmmmhhh… non penso.
M – Lo andate poi a vedere anche voi, la Passione?
P – Non credo. Ma’… c’ho la roba sul fuoco, dai…
M – Va bene… Ciao, neh, bel cit…
P – Cià…

LA PAROLA AI GIURATI

Forse mi è già capitato una volta di parlare dei corsi di formazione che sto frequentando sul lavoro. Un’opportunità sinceramente abbastanza rara, della quale cerco di approfittare il più possibile. La società che tiene i corsi, Empatheia, è veramente peculiare e interessante, e il mio formatore Andrea Galli un tipo "molto raccomandabile"… Al di là della facile ironia che tutti fanno quando vado a un corso (tipo "sì, sì, vai al corso a non fare un cazzo mentre noi lavoriamo"), peraltro tutto sommato comprensibile, devo dire che ci si stanca ugualmente anche in queste giornate, con tutti i test e le verifiche, e il mettersi in gioco, e l’autovalutazione, e le simulazioni guidate, e quelle libere, e i filmati esemplificativi. Il valore aggiunto dei filmati di Empatheia è che sono esempi tratti dal miglior cinema mondiale. Nella parte finale di questo corso ci è stato concesso di vedere per intero il film 12 Angry Men (La parola ai giurati), esordio fulminante di Sidney Lumet – un film che diversamente non avrei mai avuto modo di vedere, data la sua probabile collocazione tipo in una tarda mattinata su Retequattro. Cinema da camera nervoso e newyorchese (o niuyorchese?) di impianto televisivo forse, ma in quel tempo la televisione non era ancora diventata la grande sorella, e frequentava il cinema – solitamente con buoni frutti…