IO SONO TUO PADRE

originalA questo punto, dato il titolo e l’immagine di accompagnamento, penserete di leggere l’ennesimo post della giornata su Star Wars e su quanto era più fico Darth Vader rispetto a Kylo Ren, e via discorrendo. Invece no. Si tratta solo di un becero espediente cattura clic per portarvi a leggere una cosa completamente diversa. O quasi.

In realtà mi gira in testa da qualche giorno, questo post. È legato in qualche modo alla figura di mio padre. Riflettevo sul fatto che non è facile essere gli apripista nella vita. Cioè, essere il primo del giro di amici che va a convivere, il primo che si sposa, cercare di mantenere il passo con gli altri eventualmente ri-tarando molte relazioni. Una delle cose peggiori su cui sono stato apripista nella vita è stato restare orfano di padre prima del tempo.

In questi ultimi mesi diversi amici hanno perso un genitore. Chi dopo una lunga malattia, chi improvvisamente. Chi con grande dolore e chi quasi con un senso di sollievo. Chi con rabbia e chi con perdono. Quando una persona che mi è vicina a vario titolo perde un genitore, da un lato è come se si riaprisse un po’ una ferita vecchia ormai di quasi dieci anni. Dall’altro ho sempre una imbarazzante sensazione, come se improvvisamente un corridore rimasto parecchio indietro rispetto a me mi raggiungesse. Vorrei dire, in modo forse un po’ troppo leggero, una sensazione stile “benvenuto nel club” – un club che finora aveva come unico membro me stesso, un club di cui non avrei mai voluto far parte, ma che ultimamente si è un tantino ripopolato.

Ecco, questo post è per tutte le persone che sono entrate forzatamente in questo club. Accomodatevi, le poltrone sono comode, le pareti sono piene di trofei e si può bere un brandy e fumare un sigaro abbandonandosi ai ricordi. Perché alla fine è tutto quello che abbiamo per mantenerli vivi, questi genitori scomparsi. I ricordi nostri e quelli delle persone che li conoscevano, che spesso ai funerali o qualche tempo dopo vengono a raccontarti cose insospettabili che aggiungono sfaccettature nuove alla vita di una persona.

I ricordi di mio padre per esempio si affollano e si confondono: ci sono i miei ricordi, i suoi racconti, i racconti degli altri, le sue foto, i suoi scritti (li conservo qui ma non li ho ancora messi in ordine). Nel suo studio si trovano: modellini di pistole, un quadro raffigurante Mendeleev nell’atto di inventare la tavola periodica degli elementi, un suo ritratto in forma di gorilla, libri per imparare i geroglifici e il sanscrito, manuali di programmazione dei primi anni ’80, una serie infinita di reperti informatici, una Oldsmobile in terracotta (l’ultimo regalo che gli ho portato da Cuba prima che morisse), una luce al neon portatile, una piccola collezione di pipe, una specie di attrezzo da fitness che simula una salita su gradini, un macchinario per distruggere documenti cartacei (molto spy story), una serie infinita di floppy disk e CD-Rom (non ha fatto in tempo a testimoniare l’invasione dei social media, ma sono sicuro che li avrebbe frequentati tutti, con grande imbarazzo mio).

A mio padre piaceva la disco music e la musica elettronica spinta, ma anche le bande militari e il folk di protesta americano. Gli piacevano le biografie di personaggi storici, i libri di scienza e i grandi romanzi americani del novecento. Amava molto la poesia, poco la narrativa. In fatto di cinema era un onnivoro e certamente sia lui che mia madre mi hanno trasmesso il virus letale della pellicola. Esclusi i grandi classici per l’infanzia di Walt Disney, che si andavano rigorosamente a vedere al cinema Ariston di via Lagrange, mio padre mi ha portato non appena ha ritenuto che avessi raggiunto l’età della ragione (circa 10 anni) a vedere The Rocky Horror Picture Show, The Blues Brothers, Star Trek, 1941 Allarme a Hollywood, Un lupo mannaro americano a Londra (sì, aveva una predilezione per John Landis), I predatori dell’arca perduta, 1997 Fuga da New York, Excalibur e naturalmente L’Impero colpisce ancora.

Ecco, volendo tornare al tema del momento, per me l’esperienza di Star Wars comincia dall’episodio 5, che resta nella mia testa uno dei film più belli mai visti. Poco dopo, ma comunque in un secondo momento, ho recuperato lo Star Wars originale per vedere i primi due film in sequenza, e un paio d’anni dopo – quando avevo già un età per andare al cinema da solo – mi sono fiondato a vedere Il ritorno dello Jedi. La trilogia prequel non ha per me lo stesso significato, è ovvio. La minaccia fantasma mi ha fatto letteralmente cagare, L’attacco dei cloni l’ho visto probabilmente 10 anni dopo la sua uscita originale e La vendetta dei Sith, beh… è uscito proprio nell’estate in cui mio padre stava morendo.

Tutti recuperati, alla fine, eh. Del buon Lucas non si butta via niente, un po’ come il maiale. Adesso però mi fa un po’ effetto pensare che – se e quando riuscirò a vedere Il risveglio della forza – sarà il primo film di Star Wars uscito in un mondo senza mio padre, senza molti padri (e madri) per le persone della mia generazione. Vorrei andarlo a vedere con la Creatura, ma è ancora troppo piccino. Mi consolo pensando che – tra due o tre anni – lo porterò a vedere l’episodio 8, scaraventandolo nell’universo di George Lucas senza spiegazioni, così come ha fatto mio padre con me nel 1980 (vabbè io avevo 10 anni, ma ne avessi avuti 5 mi sarei esaltato lo stesso).

Spero solo che J.J. Abrams superi sé stesso e che ci presenti un capitolo centrale degno dell’Impero.

 

2 risposte a “IO SONO TUO PADRE”

  1. … e invece secondo me il post non è del tutto “off topic”.

    La saga si SW (così come di Indiana, Star Trek & co) affonda le sue radici in noi proprio perché li abbiamo vissuti in un determinato periodo, con determinate persone.
    E condivido anche l’idea di scaraventare la Creatura – quando sarà – in questi mondi immaginari senza la tua mediazione.

    E grazie di aver condiviso tutto questo con noi!

    1. Grazie Nicola, me ne sono ricordato dopo, in effetti, che Star Wars è tutta una questione di padri e figli. E dopo poco l’ho anche visto, Il risveglio della forza. E ci sta dentro tutto.

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