HAMMAM E PROFUMI

C’è una cosa, sapete, che mi procura un piacere sottile e perverso.

Mi piace andare nei negozi ultrachic del capoluogo sabaudo e aggirarmi tra gli scaffali con il mio stile da ippopotamo in una cristalleria incrociando gli sguardi con i commessi e le madamine della Torino bene. Le madamine mi guardano e sgranano gli occhi vedendo la mia barba, il mio ventre prominente e il giaccone imbottito da biker che mi fa somigliare ad un incrocio tra Robocop e l’orso Yoghi. I commessi si affrettano a venirmi incontro mormorando “Ha bisogno…?” – domanda inutile alla quale io rispondo sempre con un sorriso malizioso e una battuta senza tempo: “No grazie… Sto solo dando un’occhiata in giro”.

Di negozi così, a Torino, ce ne sono molti. Sacrari del lusso d’antan, che custodiscono gelosamente le buone cose di pessimo gusto che piacciono ancora tanto alle carampane che succhiano avidamente caramelle al ratafià. Oppure boutique trendy e minimal con grucce semoventi e parlanti al posto delle commesse e scaffali immacolati dove qua e là, nel biancore, appaiono alcune pessime cose di buon gusto – quelle che piacciono alle giovani modaiole tutte Lanvin e Jil Sander.

Adoro in particolare aggirarmi nella teoria di ambienti discretamente profumati di Floris, una sorta di “fioraio / profumiere / complementi di arredo / american bar / mercatino di natale perenne” situato in una via del centro poco praticata e molto sussiegosa. La descrizione del luogo vi da un’idea troppo vaga? Tant pis. Non so da voi, ma qui a Torino il concetto dello “slash qualcosa” è sempre più pervasivo (dalle “librerie / bar” alle “pescherie / locale trendy”).

E Floris sia, ho pensato l’altro giorno mentre mi aggiravo in centro depresso e sciatto durante la mia pausa pranzo. Oltretutto, tra uno slash e l’altro, Floris possiede un pretenziosissimo reparto profumeria che manda in visibilio le mie cellule olfattive. Senza scherzi. E ha un’intero scaffale dedicato ad una delle mie maison parfumière favorite: Penhaligon’s. Mi accingo dunque a sfiorare quei deliziosi boccetti e ad annusare una piccola porzione di paradiso, quando si avvicina la commessa. Ma era talmente gentile, che quando mi ha chiesto se avessi bisogno, le ho permesso di spruzzare in mia vece, su altrettanti cartoncini personalizzati, ben quattro diverse fragranze della rispettata casa londinese.

Con mio grande disappunto, ho scoperto di ignorare un’eau de toilette che è stata la prima mai inventata dal signor Penhaligon in persona! Nel 1872! C’è sempre qualcosa da imparare da una visita a Floris. Il profumo in questione è Hammam. Per chi non parla inglese, viene descritto sulla pagina che ho linkato come “animalesco e dorato, con un’idea di libri antichi, resine polverose e vecchie stanze crepuscolari, evocativo di un’era di decadenza ed eccesso”. In pratica, il mio profumo. E comunque mi aveva già convinto ad “animalesco e dorato“.

Colpita dal mio savoir faire che attirava anche l’attenzione di una serie di signore impellicciate dal viso di porcellana a causa dei troppi lifting, la commessa mi ha anche rifilato un bel campioncino di Hammam Bouquet. In fondo è bastato sventolare il tester davanti al naso e dirle con tono cospiratorio “Mmmmhhh… Qui c’è una nota di testa vagamente agrumata… e una nota di fondo decisamente ambrata… Ma qual è l’ingrediente principale? Iris? Non mi dica…”. Anni di studio e sperimentazione dovranno pur servire a qualcosa.

E, visto che il signor Penhaligon ha creato questa essenza così particolare proprio pensando ai bagni turchi di Piccadilly, per buona misura ho prenotato una seduta di relax di un paio d’ore all’Hammam vicino all’ufficio. Perché quando non non riesci ad arrivare a fine mese, niente ti fa sentire meglio quanto risparmiare sul cibo e investire sulla pulizia dei pori.

11 risposte a “HAMMAM E PROFUMI”

  1. mmm….a me la consorte ha appena regalato un messaggio ayurvedico…spero di godere come una triglia…

  2. Classe(in francese)…. io e altri pochi abbiamo però avuto anche il piacere di ascoltare questo racconto. A quando la puntata sul "profumo ar fico"?

  3. Sarà perché ci lavoro in mezzo, ma i libri ‘antichi’ di solito sanno più di polvere e muffa che di ambra… O chissà, magari i miei vestiti sono naturalmente impregnati di fragranza animalesca e ambrata (roarrr) che mi sono assuefatta…

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