COSA GUARDARE… COME VIVERE… E’ LA STESSA COSA

Quest’estate, mi sa, sarà ricordata come quella in cui è morto il grande cinema. Anche Antonioni se n’è andato, nello stesso giorno di Bergman. E come tutte le volte che manca un autore sui cui testi filmici ho riflettuto a lungo, ci rimango un po’ così… Come se qualcuno mi avesse portato via un pezzo di passato. Oggi come oggi dove sono le possibilità di vedere un film come Il deserto rosso, L’avventura, Blow Up (per citare solo i miei tre film preferiti)? Non ci sono, e anche se ci fossero non avrei più la forza, il coraggio o la costanza di guardarli. Antonioni non è mai stato un grande sceneggiatore, ma un pittore dell’inquadratura quello sì. Antonioni è arte contemporanea al cinema. Quella che non capisci, quella che ti turba, a volte persino quella che dici "ma sì la sapevo fare anche io un’inquadratura così". Eppure no. Non ha mai smesso di sperimentare, nemmeno in vecchiaia, nemmeno nella malattia. E anche se le sue ultime prove non mi hanno mai convinto più di tanto, resto in sintonia con la sua ricerca degli anni ’60 e ’70 e riguardo periodicamente i suoi film per trovare qualcosa di ineffabile, perché – parole sue – "noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima, fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai, o forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà".

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3 risposte a “COSA GUARDARE… COME VIVERE… E’ LA STESSA COSA”

  1. Secondo me sei troppo ancorato al passato. Credo che le nuove leve del cinema nostrano producono film di qualità che non hanno nulla da invidiare ai capolavori del maestro. Penso a Natale a New York, HVDT o l’ultimo con la Santarelli.

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