VOMITATORI UNITI!

Allo scadere del secondo mese (scaduto già da un pezzo, lo ammetto, ma ormai come giovane genitore ho perso il conto del tempo) rieccomi a parlarvi delle gioie e dolori – tante gioie e pochi dolori, per fortuna – della mia condizione. Le cose cambiano continuamente:anche se da un lato sembra che tutte le giornate siano uguali, che il frugoletto sia lì nella sua culla o sulla sua sdraietta a fare più o meno sempre le stesse cose, in realtà giorno dopo giorno focalizza il vostro viso (e vi guarda con occhi molto severi, almeno il mio), si interessa alla sua mano (che sembra una banalità ma ovviamente non lo è, visto che si prepara a conquistare il mondo con quella manina santa), sta più dritto con la testa (finalmente, perché prima sembrava un budino di gelatina vivente).

Poi comincia a sorridere, in seguito a ridacchiare. E voi come i papà dei peggiori film melensi della storia di Hallmark Channel vi sciogliete pensando “Beh, romperà anche tanto i coglioni, però che bel sorrisone quando gli spernacchio il pancino“. Basta poco, vedete. Io già di mio sono un uomo che sta a posto con poco. In fase paternità, è meglio se sei già abituato.

Per esempio, il sesso. Se la compagna/moglie – ormai prevalentemente madre – allatta al seno è una bella fortuna, principalmente perché non potrà mai chiedervi di allattare voi, a meno di lunghe e tediosissime sedute con il tiralatte Medela (faccio pubblicità non perché la Medela mi paga, ma perché è universalmente riconosciuta come “LA” marca di riferimento quando si parla di tiralatte). Purtroppo pare che l’allattamento scateni un ormone che ha come effetto collaterale quello di azzerare la libido. O che i rapporti sessuali inibiscano la produzione di latte. Insomma, diciamo che hanno una marea di scuse in più a parte il solito mal di testa. Va anche detto che due mesi di pupo riescono a far calare la libido per stanchezza anche ai papà più erotomani, quindi è opportuno quantomeno tenere vive le braci del desiderio soffiandoci un po’ sopra nell’attesa che la fiamma si possa ravvivare (spero prima che vada all’asilo).

Il secondo mese comunque è ricco di interessanti dinamiche. Tutti sanno che bisogna imparare a fare i genitori, ma pochi ricordano chi è l’insegnante: lui, solo lui, nient’altro che lui. Il pupo. O lei, nel caso di figlia femmina, non discriminiamo. Solo che è un insegnante che non parla, si esprime solo piangendo e/o vocalizzando suoni come “Oooooh”, “Uuuuh” e “Garrrgglllll”. E se nel primo mese si limita a piangere o a stare in braccio a voi come una bambola di pezza, nel secondo inizia a fissarvi come a dire “Tu non sai niente: guardami, sono io quello che sa, seguimi, io so dove andare“. Quando il pupo è appena nato, tutti si affannano a dirvi che dovete fare il proprio percorso in autonomia. Quando però cresce, stranamente sono tutti lì a pressarvi con consigli, raccomandazioni e prescrizioni varie. Ascoltate tutti con pazienza. Se non avete pazienza scatteranno un po’ di vaffanculo perché la gente non si ricorda che i giovani genitori sono nervosi e suscettibili come se li avessero appena scorticati, forse a causa della improvvisa convivenza forzata con qualcuno che ha costante bisogno di cure ma non si esprime se non col pianto.

Comunque sia, pian piano Simone comincia a dormire di più, ad essere più interattivo, anche volendo più impegnativo. La pediatra dice che rientra al 100% nella categoria dei “vomitatori felici”. Cioè, rigurgita tanto e poi ride. Il che a quanto pare è normalissimo, ed è un fenomeno che si riduce drasticamente con l’inizio dello svezzamento (OK, mancano ancora almeno 4 mesi di maglie vomitate) e scompare in genere intorno all’anno. In inglese il vomitatore felice è chiamato happy spitter che, diciamocelo, è un po’ più elegante: ma tanto sempre di latte appena ingoiato o di tomini si tratta.

Vomitini a parte, quello che più salta all’occhio è l’incredibile capacità dei bebè di captare nell’aria ogni minima vibrazione di ansia, nervosismo o vera e propria incazzatura. Cioè, non glielo puoi nascondere, non gli puoi dire piccolobellopaciughinodelpapà e intanto cristonare rivolto agli altri automobilisti, litigare con la mamma, prendere a calci il passeggino che non si chiude o urlare perché l’acqua del bagnetto è troppo bollente anche per il vostro gomito. Nei limiti del possibile bisogna essere sereni, anche se lui si sta strozzando, tossisce, starnutisce, scoreggia col rinculo, diventa viola piangendo o robe simili che comunque prima o poi farà.

Perché il bimbo è come un predatore, se fiuta la vostra ansia vi attaccherà con pianti ancora più acuti, finché non cadrete a terra sanguinando dalle orecchie.
Se invece vi presentate tutti pieni di positive vibrations, loro vivono sereni e crescono senza diventare dei casi clinici.
Nel caso, potrete aiutarvi con delle sostanze psicotrope (per voi, non per il bambino).

PS: la meravigliosa versione a colori dei vendicatori uniti in formato baby è sul blog di Guruhiru