LA NOSTRA SERATA

La nostra serata in genere va così, che ci troviamo e andiamo a cena.
Un tempo questa cosa della cena era superata, era una cosa da matusa.
Ci si vedeva verso le 9, già mangiati, pronti a qualunque possibile avventura.

Adesso l’avventura più pericolosa è quella di trovare un parcheggio in centro. Così poi possiamo infilarci in una piola (per i non piemontesi: una trattoria dove ambiente, personale e menu sono fermi al 1957). A noi la piola piace perché è un luogo un po’ fuori dal tempo, e in fondo in qualsiasi piola vai ti sembra sempre di essere contenuto all’interno del concetto universale di piola. È rassicurante.

Poi la nostra serata prevede diversi momenti, scanditi dalla comparsa di diverse portate.
C’è il momento cinéphile, in cui la gente agli altri tavoli ci guarda in modo un po’ strano mentre parliamo di una determinata sequenza nel ciclo di Antoine Doinel o di quanto era fuori di testa Jacques Tourneur quando ha scelto quella particolare inquadratura nel suo capolavoro del 1943 The Leopard Man. O di quanta poesia nelle parole di Accattone quando dice “er monno è de chi c’ha li denti“.

C’è il momento della discussione politica, in cui diamo fondo a tutto il nostro disgusto e la nostra disillusione annegandoli alternativamente nel dolcetto, nel nebbiolo, nel lachrima christi, nel falanghina o nell’Anthilia di Donnafugata. C’è il momento della narrazione orale delle rispettive sfighe, che puntualmente ipotizziamo di trasporre a livello filmico caricandole di significati mistici, alchemici, surreali e grotteschi. La nostra vita come un trittico di Hyeronimus Bosch. Uguale.

E naturalmente arriva sempre il momento iPhone. Quello arriva anche più di una volta nel corso di una serata, a intermittenza. Se c’è da scattare una foto, fare riferimento ad una cosa vista on line, annotare qualcosa o roba simile. Qualche post fa l’avevo preconizzato: riuscirò ad evitare di trastullarmi col gingillo della Apple ad ogni occasione possibile? A quanto pare no.

Tanto che il buon Léaud ha già paragonato l’iPhone all’Unico Anello.

Un iPhone per domarli, un iPhone per trovarli,
Un iPhone per ghermirli ed on-line incatenarli.

Ossia, nella oscura lingua di Mordor:

Ash iPhône durbatulûk, ash iPhône gimbatul,
ash iPhône thrakatulûk, agh onlîne-ishi krimpatul.

E con questo penso di aver rivelato a tutti quanto sono ancora geek alla vigilia dei 40.
Vi saluto, cari. Conto di rifarmi vivo nel 2011.
Forse.

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