L’UOMO DAI DENTI DI GOMMA

l’uomo dai denti di gomma
lo chiamavano vigorsoul
(era anche un discreto cantante soul)
ci aveva i denti bianchissimi
ma molli
non sapevano di niente in effetti
sapevano di denti
ma lui se li masticava da solo
aveva il bruxismo.
Quando i denti erano belli consumati
in una poltiglia bianca
gli ricrescevano
uguali uguali
sempre gommosi
a forma di molare
premolare
incisivo
canino
vedendo che masticava sempre
gli amici gli chiedevano
ciai una cingomma?
e lui serafico
si staccava un dente
e lo dava all’amico
i migliori
i più ricercati
erano i canini
morì nel tentativo
di aromatizzare al peppermint
e allo spearmint
i suoi denti.
Quando vanno di traverso
le foglie di menta non perdonano

SAN VALENTINO COL SILENZIATORE

Da che è online questo blog (e prima ancora, da quando ero 0.1) le marchette pubblicitarie non fanno per me. Questo penso si sia capito. Anche perché a me nessuno manda mai in omaggio caramelle, telefonini, creme per il viso o Cialis, con l’intenzione sottintesa di convincermi a parlarne. Io sono un consumatore, e se un prodotto mi convince (o quantomeno… mi colpisce) ne parlo volentieri, per condividere un’esperienza. E penso che nessuna esperienza di consumo sia paragonabile a quella che ho avuto, la notte di San Valentino, con lo spray per GRANDI RUSSATORI Silence, di Chefaro Pharma.

First things first: a San Valentino (la festa inventata dalla lobby dei cioccolatieri e dei fiorai per rimpinguare le casse) io non so mai se regalare qualcosa, e se sì cosa. Mentre ero in farmacia per altri motivi, arriva l’illuminazione. Lo spray Silence, in tutto il suo splendore, richiamava la mia attenzione da un coloratissimo display. Quale regalo migliore per la propria dolce metà di una vera e propria prova d’amore? Cara, ti regalo questo spray – che poi userò io – per dimostrarti che ti amo al punto da tentare disperatamente di smettere di russare per te. Solo per te. Oddio, anche per gli amici che a volte dormono con me e arrivano dotati di tappi per le orecchie.

Il regalo suscita ilarità (meno male che ho sposato una donna spiritosa) e viene testato la notte stessa. L’atmosfera è sacrale. L’uso di Silence deve essere l’ultimo rituale prima di coricarsi. Dopo Silence non si può bere, mangiare, fare sesso orale. Parlare o deglutire è concesso, ma con moderazione. Silence, nella versione per GRANDI RUSSATORI (va scritto tutto maiuscolo, come INLAND EMPIRE, ricordàtelo) consiste di un doppio flacone: spray nasale + spray orale. Perché il russamento è una questione di vibrazione a livello di faringe e palato molle, che nei GRANDI RUSSATORI si abbina ad una occlusione nasale pressoché totale.

Comincio con lo spray nasale, una bazzecola. E qui c’è la prima sorpresa. Silence non sa di menta, come sostiene il foglietto illustrativo. Ha un aroma a metà tra il burro di arachidi e la salsa di soia. Comunque un aroma unto. Con una vaga copertura di menta, che sul mix arachide+soia fa l’effetto deodorante Glade in un cesso appena usato. Difficile trattenere i conati di vomito, considerando poi che occorre “inclinare il capo all’indietro per far scendere bene lo spray nei seni nasali”. Subito dopo è la volta dello spray orale, da spruzzare in fondo alla gola e inghiottire per ben due volte.

Visto l’odore dello spray nasale, immagino già il sapore di quello orale. Non vengo smentito: l’untuosità mentolata è la stessa di prima, solo che invece di annusarla ti si spalma nella gola. E poi, la vera sorpresa. Se pensavo ad uno spray tipo colluttorio ho dovuto ricredermi subito. Silence spray orale, puntato diretto sull’ugola, produce una bella nuvolona di schiuma da barba al burro d’arachidi che dà immediatamente l’impressione di soffocare. Poi deglutisci e ti sembra di annaspare in un’enorme ciotola di salsa di soia. Corretta col Brancamenta. La schiuma – come proclama il foglietto illustrativo – è muco-adesiva (bleargh), protegge i tessuti oro-faringei, li mantiene tonici e lubrificati e li rigenera persino, notte dopo notte!

Va beh. A parte il folklore del modo d’uso, dopo cinque minuti non ti accorgi neanche più di aver deglutito una simile schifezza (mille volte meglio bere un uovo crudo, per dire). Da lì in poi, Silence fa il suo lavoro. E, a quanto pare, lo fa molto bene. Il mattino dopo ho avuto la conferma di non aver russato e – cosa ancora più incredibile – quando ho aperto gli occhi avevo la bocca chiusa, la gola in uno stato normale (di solito è secchissima) e il naso libero. Coincidenza? Spero di no. Spero che veramente il trucco abbia funzionato. Non ho osato riprovare per paura dell’effetto arachide. Vi saprò dire la prossima volta.

Resta il fatto che Silence è veramente fatto con la soia. La fosfatidilconina, l’ingrediente principale, è un tipo di lecitina di soia. Poi ci sono altri ingredienti da urlo tipo il rutine (una creatura molliccia e amarognola) e il rusco aculeato (uno scontroso animaletto sempre sulla difensiva). Le arachidi non so, ma secondo me ce le mettono. Fa tanto Natale.

CAMERA CAFÉ (DAVVERO)

Negli ultimi tempi è aumentato esponenzialmente il numero di lettori di questo blog appartenenti alla categoria “colleghi di lavoro“. Che dire in proposito. Ovviamente la mia identità digitale è trasparente quanto quella di carne (sono grosso ma mi si legge attraverso). Di certo non ho mai pubblicizzato le mie attività on line nei posti dove ho lavorato, eppure gli estimatori vengono fuori nei posti più impensati. Perché finora si tratta di estimatori, fortunatamente.

I miei lettori “camerali” arrivano a volte da Facebook, a volte da Linked In. Può darsi che qualcuno conosca il blog avendo cercato il mio nome su Google. Per quel che ne so può darsi anche che ci sia un passaparola (anche se in genere chiedo per cortesia di non passarla troppo). Ma c’è un aspetto che li accomuna tutti: non commentano (quasi) mai. Preferiscono avvicinarmi sulle scale o negli ascensori e dirmi con sguardo complice “Ho letto…” (sottintendendo: “…il tuo ultimo post, quello che parla di esistenzialismo e aerofagia”).

A volte si spingono fino nel mio ufficio a dirmi che “hanno letto”, o mi telefonano per dire che “lo hanno fatto leggere” anche al vicino / alla vicina di scrivania. A me fa piacere, beninteso, però mi turba anche un po’. Perché un conto è ricevere un commento da uno sconosciuto o da un contatto di un social network. Un conto è avere di fronte una persona che magari fino al giorno prima immaginavi intenta soltanto a redigere atti amministrativi e invece è tanto deviante da leggere fino in fondo quello che scrivo.

Chi si sentirà preso in causa da questo post sappia che la stima è, ovviamente, reciproca.

Questo però non mi esime dal vivere nell’inquietudine che prima o poi qualcuno di non abbastanza deviante scopra che non solo sembro un coglione, ma che lo sono veramente.
Un po’ quello che potrebbe accadere ai Bastard Sons of Dioniso a X-Factor, per dire.