IL MISTERO DI JT LEROY

Sono scarso come scattista ma infaticabile come maratoneta della lettura. Sarà più di un anno che volevo leggere Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di JT Leroy, e finalmente ci sono riuscito (comprato e divorato nel giro di 48 ore). L’ultimo capitolo l’ho letto sul cesso stamattina e devo dire che mi ha sistemato a dovere per la giornata, lasciandomi quella nausea che fa tanto mal di vivere occidentale. Comunque, ho scoperto solo dopo che JT Leroy è visto come il "fenomeno della nuova letteratura americana", che è amico di Gus Van Sant, di Asia Argento (vabbè questo lo sapevo, dato che lei ha tratto il suo ultimo film proprio da questo libro), di Courtney Love, di Tom Waits, di Suzanne Vega, di Bono, di Chuck Palahniuk, insomma è amico di tutti. In effetti ti viene in mente che una storia così acida di pedofilia, S/M estremo, automutilazioni, prostituzione, transgender e tutte le droghe possibili e immaginabili sia un po’, come dire, costruita. Poi invece pare che il tapino sia realmente un ragazzo di vita dall’età di cinque anni, violentato e brutalizzato da tutti i fidanzati della mamma tossica. E la cosa imbarazzante è che il libro ti fa star male (è indubbio) ma è scritto con uno stile assurdo, bellissimo, molto aggraziato e assolutamente immaginifico. Insomma, la storia di uno che si è fatto un bel giro di 8 anni all’inferno e ne è uscito con lo stesso candore con cui ci è entrato. Per curiosità mi sono iscritto alla mailing list dell’autore, tanto per conoscerlo un po’ di più. Sicuramente Fazi Editore ha avuto l’occhio lungo a pubblicare Leroy. La sensazione che mi ha dato è un po’ la stessa di quando ho letto per la prima volta Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli. E ho detto tutto.

STORIE DI STUPRI E DI FANTASMI (MA CON IRONIA)

E/o mi colpisce sempre: dopo Carlotto e il mio omonimo Jean Claude Izzo (di cui spero di parlare più diffusamente appena ne avrò voglia perché costituisce un po’ un caso a sé), ho fatto le ore piccole con Amabili resti di Alice Sebold. Un romanzo che è un’opera prima e che si presenta come un thriller atipico, in cui è la vittima a parlare in prima persona. Espediente che non può non ricordarmi la narrazione di William Holden in Viale del tramonto, uno dei miei cult movie di ogni tempo. Ma il romanzo non è un classico noir e non ha nessuna suggestione rétro. L’ambientazione è la suburbia americana tra i ’70 e gli ’80. Niente di più normale. Eppure una quattordicenne viene stuprata, uccisa, fatta a piccoli pezzi e seppellita in una discarica. Da questa premessa quanto mai brutta, sporca e cattiva, si sviluppa una narrazione sempre lieve, ironica e (puntodivistamente parlando, come direbbero i Python) molto adolescenziale. Susie, la ragazza uccisa, guarda familiari e amici dal "suo cielo", un cielo dove si gioca a pallavolo, dove ci sono molti cani, dove si suona il sax e dove lei è costretta a restare per sempre giovane mentre la sorella e le amiche di scuola crescono, fanno le loro prime esperienze e in alcuni casi continuano ad essere ossessionati dall’assenza di lei. O dalla sua presenza. O dalla presenza della sua assenza. Appassionante ed emozionante dalla prima all’ultima pagina. Sebold traccia il dolore e il lutto nei suoi personaggi in modi sempre diversi e mai gratuitamente sentimentali. Bello. Astenersi amanti del giallo canonico in cui non si sa chi è l’assassino (qui si sa subito) e in cui l’assassino deve essere punito (qui le cose sono un po’ più complicate).

BLUES, JAZZ, ROCK E POP… DA LEGGERE

Durante le giornate in spiaggia ho divorato, con alterne fortune, Blues, Jazz, Rock, Pop. Il Novecento americano di Assante e Castaldo – il volumone Einaudi dell’estate… Posto che le operazioni di questo tipo in genere sono di per sé lacunose, tendenziose, pallose e fumose, devo dare atto ai due amati/odiati critici di La Repubblica che hanno realizzato un’opera divulgativa notevole. Per uno che si comprava a rate le Enciclopedie Rock della Arcana di Bertoncelli e Campo (come me) il volume può anche sembrare fin troppo agile. Ma teniamo presente che si parla solo di musica americana, e qui scatta la novità: dal blues rurale a quello urbano, dal jazz delle big band al be-bop al free, dal rock’n’roll a Woodstock fino a Britney Spears e Justin Timberlake, tutto è adeguatamente raccontato, come in un enorme romanzo storico. Narrato, non catalogato. Questo mi pare il pregio maggiore del libro, che fa scoprire i generi musicali propri del Novecento a chi non vi si è mai avvicinato, e propone curiosi approfondimenti a chi dell’argomento ne sa già qualcosa. Per me, un libro da collezione… e poi è una simpatica lettura estiva!