(IT’S ONLY) TEENAGE WASTELAND

TEENAGE WASTELANDNei confronti dell’accumulo compulsivo, io ho un atteggiamento ambivalente. Tendo a non buttare via nulla per lunghi periodi, poi di colpo vengo preso dal sacro fuoco del minimalismo e butto nella spazzatura cumuli di passato. Salvo qualcosa, che di norma sta in cantina o a casa di mia madre. Nella mia ex cameretta, per quanto sembri oggi abbastanza asettica, si trovano ancora tracce di un me stesso anni ’80 che – quando mi prende una nostalgica curiosità – provo a rispolverare.

Bene: ci sono cose che non dovrebbero essere rispolverate. Giorni fa ho riaperto per caso e riletto qua e là un diario del 1988. L’unica conclusione possibile è che ero un coglione. Visto con gli occhi di oggi, chiaramente. Per l’epoca ero probabilmente il vostro tradizionale teenager dark e depresso. Insomma, la conferma che l’adolescenza è una terrificante palude di sabbie mobili da superare con grande dispendio di energie per riuscire a diventare adulti.

E anche la conferma che da adulti si tende a consegnare al mito la propria giovinezza isolando alcuni dettagli e alcuni ricordi (non sempre i più significativi) che diventano il fondamento di una personalità “scolpita” in un certo modo da noi stessi negli anni successivi. Ma il 90% dei dettagli e dei ricordi parlano di un blocco di marmo informe da cui al massimo esce un abbozzo di carattere.

Il contraddittorio ritratto di me che esce da quelle pagine è riassumibile in qualche punto chiave:

  • rabbia e disprezzo per la famiglia, la scuola e il mondo intero
  • totale misantropia e convinzione di essere meglio di chiunque altro
  • autolesionismo e convinzione che la mia vita fosse una merda infinita
  • difficoltà ad esprimere le più basilari emozioni dell’essere umano se non in modo tendenzialmente isterico
  • costante ossessione per il sesso (me la da, non me la da, forse me la da, limoniamo, non limoniamo)
  • giornate passate a girare a vuoto su ragionamenti futili, possibilmente al telefono con qualcuno
  • uso smodato di termini come “pazzesco”, “allucinante”, “assurdo” riferiti a situazioni assolutamente normali
  • uso improprio e continuo di citazioni da Cure, Bauhaus, Joy Division, Siouxie & The Banshees, Smiths
  • grafomania dimostrata non solo dal diario ma da continui riferimenti a lunghe lettere scritte a tizio, caio e sempronio
  • orizzonte di vita segnato da cazzeggio in strada / cazzeggio a casa di amici / cazzeggio in negozi di vinile usato
  • patetici tentativi di liriche di stampo rimbaudiano

Per buona misura, tra le pagine del diario c’era anche la bozza di una sceneggiatura per un film “metapornografico brechtiano”. Cioè io a 17 anni anticipavo Lars Von Trier. O comunque ragionavo come Lars Von Trier. Mi è venuto un brivido.

Certo, allora non c’era l’email, non c’erano i blog o i social network (l’equivalente odierno delle lettere scritte e imbustate, dei diari personali o di quei quaderni dove i compagni di scuola ti scrivevano le dediche) e a leggere certe cose sembra di venir proiettati in un altro secolo. Cerco di capire l’adolescente che esce da quelle pagine, ma non mi ci ritrovo più: è rimasta solo l’ossessione per il sesso, ma quella direi che è difficile che possa sparire in qualunque esemplare della razza umana. Anche il gusto per il cazzeggio è rimasto. Per il resto posso solo tremare al pensiero che se fossi adolescente oggi, sarei probabilmente un emo kid e ascolterei solo Paramore e My Chemical Romance. Paurissima.