PATOLOGIE COMPORTAMENTALI DEL DIRIGENTE

Metà gennaio: è il primo momento in cui i dirigenti si svegliano dal letargo cerebrale che li contraddistingue per la maggior parte dell’anno. L’altro momento di risveglio è fine giugno-inizio luglio, in corrispondenza con l’inizio della stagione estiva. Quando il cervello del dirigente si desta, ha sempre un momento di qualche giorno di confusione. Tipicamente, il dirigente non ricorda nulla di quanto ha detto o scritto nei sei mesi precedenti (certamente a causa dello stand-by mentale che lascia loro spazio solo ai muscoli della mano che servono per firmare le carte). Dopo la confusione, arrivano i primi messaggi rivolti ai subalterni, generalmente nella forma della convocazione improvvisa, dell’ordine di servizio o della telefonata minacciosa. Il dirigente ragiona per schemi: gli è richiesto per contratto di avere n nozioni ben stampate in testa, per il resto può dare libero sfogo alle sue eventuali patologie comportamentali. Da queste nozioni, derivano tutte le sue azioni in campo lavorativo, e sulla base delle stesse nozioni la realtà dell’ufficio si deve piegare all’immagine predefinita che dell’ufficio e delle sue dinamiche egli ha. Il dirigente convoca quasi sempre all’ora di pranzo, tanto lui non pranza. Dato che quando il dirigente si desta, tende a convocare tutti i suoi sottoposti nello stesso giorno, ne consegue che per avere un’udienza di qualche minuto occorre attendere all’incirca un’ora nell’anticamera – il regno assoluto della segretaria del dirigente. Al contrario del dirigente, la sua segretaria non dorme mai. Le sue armi sono l’agenda, il telefono e la fotocopiatrice (per le più evolute, c’è il mix scanner/fax/copier ed eventualmente l’utilissimo tritadocumenti). La vera segretaria del dirigente non parla mai (se non a monosillabi e solo con il dirigente stesso). Una segretaria parlante è indice della scarsa considerazione che il sistema ha del dirigente. Terminata l’anticamera, il dirigente riceve nel suo sancta sanctorum il sottoposto, pretendendo un sunto della durata di 2 minuti del grado di avanzamento di tutte le attività iniziate l’estate dell’anno precedente e un sunto di 3 minuti dedicato a tutti i nuovi progetti in ballo per il primo semestre dell’anno in corso. Durante l’esposizione, il dirigente approfitta per ritornare velocemente in uno stato di coma cerebrale tradito dallo sguardo bovino che concede al subalterno. A seguire, parte lo sproloquio di 25-45 minuti in cui il sottoposto deve attuare il rituale di sottomissione, che consiste essenzialmente nel sorridere senza mai far tremare gli angoli della bocca, guardare in viso il dirigente ma senza fissare direttamente gli occhi nei suoi, annuire ripetutamente e non emettere alcun suono riconoscibile. Nel frattempo il dirigente si produrrà in una ricombinazione casuale di parti di discorsi presenti nella sua memoria a sola lettura (i dirigenti più bravi e pagati ne hanno immagazzinati almeno tre, in rari casi quattro). Obiettivi primari del suo discorso saranno: la sistematica demolizione di qualunque idea sensata del subalterno; la proclamazione di minimo tre, massimo sette complete idiozie che il subalterno dovrà comunque portare avanti pur sapendo che di idiozie si tratta; l’affermazione del suo potere assoluto su tutto e su tutti in chiave dispotica e/o ironica; la denigrazione di qualsiasi altro dirigente sia presente nel sistema azienda; il rafforzamento dell’aura di paternalismo spicciolo che deve convincere il subalterno della verità di luoghi comuni del tipo "la mia porta è sempre aperta" o "siamo una grande famiglia". Ciò considerato, il subalterno può comunque difendersi in alcuni modi dai pericoli associati alla vicinanza con il dirigente (generalmente reflusso gastrico, emicrania a grappolo e bruxismo). Una valida strategia di difesa è quella di assumere, in tutte le comunicazioni con il dirigente, un’aria assorta e leggermente preoccupata, dimostrando comunque sempre una certa premura di staccarsi per andare a compiere qualche oscura mansione (una borsa piena, anche di giornali vecchi, può rafforzare questa impressione di efficienza). Un’altra strategia è quella di riproporre al dirigente, nel secondo incontro annuale, le stesse idee idiote da lui proposte nell’incontro precedente. Abbiamo infatti sottolineato che la memoria a breve termine del dirigente è completamente assente, perciò sarà sufficiente infarcire di locuzioni tecniche la propria proposta per vederla accettata. Se siete anche voi nel periodo del risveglio dirigenziale, queste righe vi potranno essere sommamente utili. Altrimenti, a risentirci verso il 21 giugno.

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4 risposte a “PATOLOGIE COMPORTAMENTALI DEL DIRIGENTE”

  1. ma lui è anomalo. 🙂 è un dirigente che prima era un responsabile e prima ancora un subalterno (immagino). Mica l’avranno fatto dirigente “così”

  2. A proposito di pubblicità, la perfetta segretaria deve anche avere in tasca un pacchetto di Vigorsol per quando il capo ha l’alito pesante… Ti ricordi? ;-))

    AlbertoB

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