MAGONE, IL MINORE

Il magone, quando ero piccolo, me lo immaginavo sempre come lo stregone di Fantasia, un grosso mago malvagio che si appollaiava sullo stomaco e non se ne andava più. Il magone, nel ramo materno della famiglia, ce lo avevano tutti molto spesso. Nel ramo paterno no, loro preferivano coltivare tumori – erano persone concrete, il magone non aveva spazio nelle loro vite.

Io ero un bambino molto riflessivo, probabilmente un po’ malinconico, in pratica un personaggio di Tim Burton. Il magone a volte prendeva anche me. Si sedeva lì e non andava più via. La felicità, nei bambini, è assoluta. Magari non stanno facendo nulla di particolare, ma sono felici senza motivo. Lo stesso per il magone. Basta un nonnulla e anche a un bambino può capitare di sentirsi oppresso.

L’aspetto subdolo del magone è che aspetta che tu non abbia niente di particolare da fare per catturarti. Per la persona adulta, che tipicamente deve impazzire per trovare tempo e spazio per un po’ di riposo, di solito non c’è spazio per il magone. Ma il magone è un bastardo e arriva con le sue dita adunche nel fine settimana, magari il sabato mattina o la domenica pomeriggio, indifferente al clima o alla latitudine.

Poi mi ricordo che il Magone in realtà è il fratello minore dell’Annibale e dell’Asdrubale, quei due terùn che avevano messo a ferro e fuoco l’Italia qualche anno fa. In particolare il Magone era lì tranquillo a Ibiza a fare le sue cose, tipo ballare fino all’alba, calarsi gli acidi eccetera, e tutt’a un tratto deve andare a Genova a radere al suolo la città (il magone se ci pensate è un sentimento molto genovese e comunque ce l’abbiamo in particolare qui al nordovest).

Secondo me il Magone non era poi così contento, magari preferiva restare a Ibiza.
Chissà se somigliava allo stregone di Fantasia.