LATE NIGHT DOUBLE FEATURE PICTURE SHOW

28 giorni dopo e The Hours – mai scelta di late night double feature picture show fu più azzeccata (si sa… a me piacciono i contrasti). The Hours prima, giusto per evitare di andare a letto depresso. Del resto cosa aspettarsi da un film che inizia con il suicidio di Virginia Woolf? A parte gli scherzi, l’ho trovato costruito in modo geniale a livello di storia, sceneggiatura, montaggio parallelo e interpretazione. Un film di attrici – come è lecito aspettarsi quando in campo ci sono Meryl Streep, Julianne Moore e Nicole Kidman col naso finto. La cosa interessante è che il film parla di una scrittrice, di una lettrice e di un personaggio. Interessantissimi gli extra del DVD che mi hanno fatto tornare la voglia di leggere Mrs. Dalloway. Del resto, una volta letto Joyce, perché non cominciare anche la Woolf? Ho solo paura che dopo venga il turno di Proust. 28 giorni dopo – tutta un’altra storia… Girato in digitale, con riprese accelerate sul sangue che schizza copioso dai contagiati del virus che si comportano molto come i morti viventi di Romero. Geniale l’inizio, godibile il resto. Ma Romero è un’altra cosa. Va bene che nel ventunesimo secolo il messaggio politico va a farsi fottere, ma perché anche i film di zombi devono cominciare a somigliare a videogames? Ho una teoria: l’horror dovrebbe essere eversivo, non rassicurante. Per eversivo intendo: Romero, Carpenter, Cronenberg. L’horror con l’happy end è una fiaba morale, è la santificazione dell’ordine costituito. L’esorcista non ha un happy end. La notte dei morti viventi non ha un happy end. Martin non ce l’ha, persino Un lupo mannaro americano a Londra non ce l’ha. Mi domando dove siano i registi cattivi, oggi. Vorrà dire che affitterò Freddy vs. Jason… Divagazioni a parte, il film di Danny Boyle è interessante – vale la pena noleggiarlo per vedere Londra deserta!