L’ESORCISTA: IL MISCREDENTE

Ehm, dunque. Sono qui a parlarvi di Exorcist: The Believer di David Gordon Green ma è, come dire… imbarazzante.

Cominciamo col dire che non fa paura e non c’è tensione. Proseguiamo dicendo che volendo agganciarsi come sequel direttamente al primo film, capolavoro di Friedkin, ragiona secondo due direttrici.

La prima è quella del “copiamo il copiabile” ma in formato compitino (lunghe sequenze apparentemente intense e metaforiche che non vogliono dire un cazzo, angolazioni alla Friedkin in momenti ingiustificati, frame subliminali messi lì per dirti li faceva William, mo’ li faccio anche io). E sappiamo tutti cosa pensava Friedkin di questo progetto prima di morire, pace all’anima sua.

La seconda è quella tipica del sequel di un franchise, e cioè: raddoppiamo tutto. C’era la bambina indemoniata? Ne mettiamo due (una bianca e una di colore, per la diversity). C’era un prete che praticava l’esorcismo? Mettiamo una intera comunità con rappresentanti di religioni diverse tra loro tra cui una ex suora (diversity).

Produce Blumhouse, ma non è una garanzia. Effetti speciali troppo “digital” e assolutamente non spaventosi come quelli del 1973. Una grande delusione, anche se ci sono ben due cameo storici, uno dei quali arriva solo nell’inquadratura finale ma lascio a voi scoprirlo – essenzialmente fan service, come il frammento di Tubular Bells che parte sui titoli.