LA RUOTA DELLA FORTUNA DI HAMAGUCHI

Su Mubi forse ancora per un paio di giorni c’è Wheel of Fortune and Fantasy, realizzato da Ryusuke Hamaguchi nello stesso anno di Drive My Car. Laddove però Drive My Car era un filmone di tre ore, qui siamo di fronte a tre cortometraggi da 40 minuti l’uno raccolti sotto un unico emblematico titolo.

Il primo episodio, Magic (or something less reassuring) segue la storia di Meiko e Gumi in taxi: Gumi racconta la sua meravigliosa esperienza con un uomo che, guarda un po’, si rivela essere l’ex di Meiko. Segue un confronto a tre che sarà risolto con un piccolo atto di “magia”.

Nel secondo episodio, Door Wide Open, la matura studentessa Nao cerca di sedurre il professor Segawa leggendogli brani erotici dal suo stesso romanzo. Segawa però non si lascia andare a comportamenti inappropriati (anzi, vuole lasciare la porta dell’ufficio “wide open”). Seguiranno casini.

Nel terzo episodio, Once Again, ambientato inspiegabilmente in un mondo in cui non esiste Internet perché un virus ha bloccato tutti i sistemi informatici, Moka e Nana si incontrano per caso, ognuna delle due è convinta di riconoscere nell’altra la migliore amica dei tempi del liceo, finché emerge che così non è. Segue un esperimento di role playing per permettere alle due donne di “sbloccarsi“.

Hamaguchi basa tutto su tranquille inquadrature e dialoghi spiraleggianti, continui, probabilmente provati e riprovati come a teatro, perché le sequenze senza stacchi sono veramente tante. L’impressione che ne ho derivato è stata molto kieslowskiana (non saprei dire altrimenti), un film sulla forza del caso e sulle soluzioni fantasiose che l’umanità può adottare per far funzionare le relazioni e la comunicazione tra diversi individui.

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