LA METRO CHE FA INTERNAZIONALE

Io ci arrivo tardi, ma ci arrivo. Un po’ come Valentino Rossi con Fastweb. E alla fine sono riuscito a fare due cose che mi incuriosivano: visitare l’Olympic Megastore (detto dai torinesi "il pollaio") e fare un giro sulla MetroTorino (la metro attende ancora un simpatico soprannome sabaudo, ma sono sicuro che arriverà a breve). L’esperienza del Megastore di Piazza Vittorio la sconsiglierei anche ai peggiori nemici. Intanto arrivi fiducioso e scopri che per entrare devi circumnavigare la piazza sotto l’occhio attento dei poliziotti. Poi entri e resti impigliato in una massa caotica eppure fluida di giapponesi, americani e soprattutto tamarri autoctoni che affollano il luminoso spazio interno. Che tanto spazioso non è, dato che il Megastore appare tanto grande da fuori quanto è piccolo e soffocante dentro. Comunque, forte della mia compulsione all’acquisto, mi informo da una commessa se siano presenti magneti olimpici di Torino 2006. Mi risponde che i magneti non ci sono. Mi avvio sconsolato vero l’uscita, con l’idea che il mio frigorifero sarà più povero, e mi imbatto in una parete intera piena di magneti. Mah. Per prenderne un paio devo sgomitare con americani e canadesi con cestelli pieni di tute, campanacci da mucca olimpici (!!!), orologi e quant’altro. Immagino quanto pagheranno dato che i miei due magneti costano 6 euro l’uno. Decido di posarne uno, ma voltandomi mi accorgo che il muro dei magneti è letteralmente preso d’assalto da una folla che mi ricorda in modo allarmante gli zombi dell’ultimo film di Romero. Quindi mi avvio alla cassa. Dove si può pagare SOLO con la VISA. Ora: fortunatamente avevo una VISA con me. Ma se avessi avuto una Mastercard? O se avessi voluto utilizzare un normale Bancomat? Capisco lo sponsor olimpico, ma qui mi sembra che si esageri. Uscito da lavoro mi reco (sperimentando percorsi stradali alternativi) alla stazione di Porta Susa, dove da qualche giorno fa bella mostra di sé la stazione della Metro, con la sua M rosso fiammante che fa tanto internazionale. Naturalmente la Metro di Torino chiude alle 18, perché vogliamo mica esagerare… Quindi tento di procurarmi un biglietto (ma le biglietterie automatiche sono già entrambe fuori uso). Un gentile impiegato della GTT mi fornisce un biglietto, consigliandomi però, a scanso di rimanere bloccato nei meandri dei tunnel, di scendere dopo due fermate e tornare indietro. In ogni caso la Metro è bella, asettica, vagamente inquietante (è tutto automatico) e ha una vocazione artistica e cinematografica che temo verrà devastata ben presto (ci sono vetrofanie di Ugo Nespolo in tutte le stazioni e dietro le seggiole per chi aspetta il treno ci sono dei monitor che programmano i più importanti film italiani del dopoguerra). Anche la Metro è affollata dagli stessi soggetti che affollavano il Megastore. Con l’esclusione degli stranieri. In effetti, salire a fare un giro di prova sulla Metro è la stessa cosa che fare un giro sul 35 nella tratta Lingotto – Nichelino. Con la differenza che qui tutti guardano fuori invece di guardare il proprio cellulare. 

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5 risposte a “LA METRO CHE FA INTERNAZIONALE”

  1. leaud: alla fine io almeno ho conosciuto due canadesi (era un po’ inevitabile dato che si accampano davanti al mio ufficio): domani te li presento 😀

    axell: ho letto adesso la tua intervista ad estragon, divertente! il pezzo sui tag olimpici era inevitabile… comunque spassoso per i riferimenti che dai. Appunto, i torinesi hanno fatto poso caso alla diatriba Torino/Turin, comunque io sono d’accordo con Castellani su questo…

  2. Mi sto sforzando di non fare il torinese polemico come dice la Litizzetto, ma questa cosa del Megastore è saltata all’occhio anche a me. Al di là del VISA E’ UN MUST (in ogni senso) mi hanno colpito i prezzi astronomici. Poi vedi giapu e ammerigani comprare roba a palate, e allora penso: saranno pure una festa per la città queste Olimpiadi, ma noi non siamo invitati. E poi le varie “case”: casa Russia, casa Svezia ecc. Tu vai e ti rispondono: “festa privata non puoi entrare”. Non che me ne freghi particolarmente, ma non state a menarla con sta cosa dell’occasione per conoscerere altre culture ecc ecc.

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