Dai, partiamo con i listoni di fine anno che tanto solleticano e placano quello spirto catalogator ch’entro mi rugge. Che poi peraltro il tempo è poco e non sono nemmeno riuscito ancora a leggere uno di quei libri che mi prefiggevo di leggere nell’anno e che invece non ho nemmeno ancora iniziato che è Crossroads di Jonathan Franzen (che secondo me stava sicuro nella top ten ma non avendolo ancora letto per onestà non ce lo metto). Allora vado eh. Mescolo come sempre romanzi, racconti, saggi e graphic novel e soprattutto magari parlo di libri che non sono veramente usciti quest’anno ma che io ho scoperto solo quest’anno, perché ci arrivo tardi ma ci arrivo.
1. Pelle d’uomo (Hubert / Zanzim)
Per me, il miglior libro che ho letto quest’anno. Graphic novel francese ricco di soluzioni visive interessanti per un fabliaux medievale intelligente e sorprendente sull’identità di genere e le tematiche ad esso legate.
2. Ragazza, donna, altro (Bernardine Evaristo)
Una scoperta sorprendente (ma volevo leggerlo da mesi, è del 2020). Storie intrecciate di donne di colore di ogni genere, età e classe sociale nella Londra di ieri e di oggi. Capitoli a incastro, scrittura sincopata, tematiche attualissime.
3. Diventare uomini (Lorenzo Gasparrini)
Quando ho scoperto che esisteva Gasparrini ho capito che non ero il solo maschio etero cis a interessarmi di questioni di genere e l’ho divorato (i libri, intendo, non lui). Questo è quello che ho amato di più (nuova edizione 2020).
4. Yoga (Emanuel Carrère)
Carrère si conferma uno dei miei scrittori preferiti in questa autofiction a tema meditazione / yoga / vipassana intrecciata con i fatti di Charlie Hebdo e la vita folle e schizofrenica che ha condotto negli ultimi anni.
5. Piranesi (Susanna Clarke)
Il romanzo che ho atteso di più negli ultimi 20 anni è Piranesi. Misterioso e intossicante a partire già dai primi capitoli spezzati e afasici. Ci sono architetture impossibili, menti spezzate, indizi e verità nascoste. Un romanzo rompicapo che si svela solo alla fine.
6. Prima persona singolare (Murakami Haruki)
L’ultima raccolta di racconti del mio amato Murakami, magari non eccezionale ma un’ottima compagnia per i momenti di solitudine. Contiene classici istantanei come la scimmia che parla e beve birra Sapporo e lo scherzone del disco mai uscito di bossa nova di Charlie Parker.
6. La città dei vivi (Nicola Lagioia)
Libro pesissimo dell’anno scorso che ho deciso di affrontare solo quest’anno a proposito dell’omicidio di Luca Varani da parte di Manuel Foffo e Marco Prato. C’è anche un podcast, ma non lo ascolterò. Ho amato il libro ma ho fatto fatica a finirlo.
7. C’era una volta a Hollywood (Quentin Tarantino)
La novelization del film di Tarantino a cura… dello stesso Tarantino. Ci sono alcune cose in più e alcune cose diverse rispetto al film, ma è una valida lettura per reimmergersi in quel clima e quelle atmosfere.
8.Tu sei il più bel colore del mondo (Golo Zhao)
Graphic novel dell’autore cinese che preferisco, in bilico tra poesia adolescenziale e romanzo di formazione con aspetti sociali che parte dalla Cina contemporanea per approdare all’universale. Un ottimo manhua (il manga cinese).
10. Il silenzio (Don De Lillo)
L’apocalisse secondo De Lillo: tutta la tecnologia del mondo, un bel giorno… si spegne. Il mondo diventa improvvisamente molto delilliano! Sullo sfondo, si agitano i personaggi umani.
11. D Una storia di due mondi (Michel Faber)
Un fantasy inaspettato dall’autore di Il Petalo cremisi e il bianco, a metà tra Narnia, Oz e Gianni Rodari, adatto a bambini e adulti che vogliano approfondire il tema dei migranti e il potere del linguaggio.
12. Figure (Riccardo Falcinelli)
Falcinelli è autore di oggetti-libro piacevolissimi, e questo non fa eccezione. Qui smonta tutti i meccanismi della comunicazione visiva per farci capire come funzionano le immagini, dal rinascimento a Instagram, come promette il sottotitolo.
13. Femminili singolari (Vera Gheno)
Uno dei testi più discussi di quest’anno, un trattato leggero ma puntuale sul rapporto tra lingua e realtà, e su come il sessismo reale si rifletta pienamente nel sessismo linguistico. Garantito come spunto di litigi e flame infiniti a botte di “non si può più dire niente”.
14. In. (Will McPhall)
Un graphic novel perfetto per i tempi di pandemia: un fumettista con problemi di comunicazione deve imparare a riconnettersi con le persone. Tragicommedia con uno stile asciutto e molto pungente.
15. Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia (Zerocalcare)
Vabbè, dopo la serie TV non si poteva prescindere dal libro, che è una raccolta delle ultime storie già edite in giro ma soprattutto di un interessante e inedito backstage della serie stessa.
Menzione speciale per Alla ricerca del tempo perduto di un tale Marcel Proust, che nei primi mesi dell’anno ho macinato come un pazzo per via di una challenge che poi si è arenata sui Guermantes (perché a 50 anni, ancora non ce la posso fare a leggere tutta la Recherche).