BOTTOMS: LESBICHE, BRUTTE E SENZA TALENTO

Chi si ricorda di quelle gloriose commediacce anni ’80 come La rivincita dei Nerds? Io me ne ricordo molto bene, e Bottoms mi ha fatto pensare direttamente a quel tipo di film. Però, al femminile.

Bottoms è un film di Emma Seligman (scritto insieme alla protagonista Rachel Sennott, proprio come Shiva Baby del 2020), presentato all’ultimo Sundance e da poco su Prime Video. La storia è la classica commedia teen: protagonisti sfigati che vorrebbero solo scopare e che nel tentativo disperato di ottenere quello che vogliono finiscono per attivare un meccanismo surreale che – letteralmente – esplode loro tra le mani.

Solo che, come dicevo, è un take diverso, perché le protagoniste sono Rachel Sennott e Ayo Edibiri (già vista in The Bear e partner di lungo corso della Sennott in spettacoli di stand-up). PJ e Josie sono due ragazze “lesbiche, brutte e senza talento” quindi emarginate dal resto della scuola, che puntano alle cheerleader totalmente fuori dal loro livello.

Per una casualità finiscono per istituire una sorta di fight club al femminile dove a detta loro si allenano per reagire alla violenza maschile, ma in definitiva vogliono fare wrestling con le ragazze più fighe. I maschi della scuola, intanto, sono dipinti come jock da operetta: magistrale la scena sottolineata da Total Eclipse of the Heart in cui le ragazze attentano alla casa – e all’automobile – del capitano della squadra Jeff.

Si è parlato molto di questa commedia che secondo i media americani rinnova la tradizione di quei film weird tipo Schegge di follia (sì, un po’, ma io resto sul piano della Rivincita dei Nerds), dicendo anche che “non è al livello di Shiva Baby”.

Ovviamente non è al livello di Shiva Baby (commedia geometrica dalla scrittura molto più a fuoco che peraltro trovate su Mubi): gioca proprio in un altro campionato, però se volete farvi due risate veramente sguaiatissime, Bottoms è qui per voi.

LEO, L’IGUANA DI ADAM SANDLER

Leo è un film d’animazione da qualche giorno su Netflix che in pratica è la creatura di Adam Sandler e della sua famiglia allargata. Mi spiego: Sandler oltre ad essere la voce di Leo (Edoardo Leo in italiano), è anche produttore e sceneggiatore con quella lenza di Robert Smigel, suo degno compare dai gloriosi tempi di You Don’t Mess with the Zohan.

Ci si potrebbe aspettare quindi una commedia animata caciarona e scorretta, e in un certo senso lo è. Leo è di base una stagione di Big Mouth (una delle serie animate Netflix più belle di sempre) riveduta e corretta per i bambini di quinta elementare – laddove Big Mouth è per i ragazzini di terza media.

Dove in Big Mouth c’è il mostro dell’ormone e si parla solo di sesso, masturbazione e… beh, sesso, in Leo i problemi dei bambini sono altri (le croci e delizie della popolarità, l’ansia che ti fa parlare troppo, i primi peli che crescono e tu hai paura di diventare un adolescente scimmione, le radici del bullismo, il lutto per un parente morto, i genitori iperprotettivi, l’ignoranza sui fatti del sesso) ma Leo agisce esattamente come Maury in Big Mouth: cioè come un mentore che può guidare i bambini a scoprire sé stessi.

Il film è gradevole, ha delle parti musicali non invadenti e funzionali (a parte un numero da musical di… Jason Alexander) ed è stranamente molto specifico, cioè è proprio per un pubblico di quinta elementare (ma parla tranquillamente anche a chi quel bambino lo sente ancora dentro).

Leo è una sorta di iguana che con l’amico tartaruga Squirtle sta in una gabbia in questa classe delle elementari. Convinto di essere prossimo alla morte, vorrebbe fuggire e si fa portare a casa dai bambini della classe, solo per scoprire che può aiutarli nei loro problemi sfruttando la sua esperienza. Nel frattempo, arriva una supplente cattivissima e i bambini devono vincere un torneo scolastico…

Ci sono alcune intuizioni meravigliose tipo i bambini dell’asilo rappresentati come un’orda di piccole bestie imbizzarrite o l’aspirapolvere letale della maestra Malkin o ancora le lucciole “parlanti” delle everglades o il monologo della tartaruga Squirtle su come nascono i bambini. Il character design è fresco e non particolarmente omologato alle produzioni USA più ad alto budget. Per me, consigliato.

THE KILLER O DELL’ANTICLIMAX

The Killer di David Fincher – il tesissimo thriller uscito da poco su Netflix dopo essere passato a Venezia – è un film tratto da un fumetto francese. Ma di certo non è il vostro classico cinecomic.

La trama è solida e classica al tempo stesso: un killer a pagamento sbaglia bersaglio e deve affrontare le conseguenze del suo incarico non compiuto. Fincher lo declina – insieme al suo complice Michael Fassbender che interpreta il protagonista in modo assolutamente glaciale e straniante – alternando lunghe inquadrature di attesa in cui il killer fa yoga, smonta e pulisce le armi, cancella meticolosamente le sue tracce, ripete ossessivamente le “regole” del killer di successo.

Ecco, la voce off è una scelta che normalmente trovo fastidiosa ma che qui ha la motivazione ben precisa di volerci far entrare nella mente del protagonista. Tutto è filtrato dal suo punto di vista: il killer è appassionato della musica degli Smiths e li ascolta costantemente negli auricolari; noi sentiamo quello che sente lui, ma quando l’inquadratura passa da soggettiva a oggettiva gli Smiths si interrompono per lasciare spazio ai rumori d’ambiente o alla colonna sonora molto “concreta“ di Trent Reznor & Atticus Ross.

Ogni capitolo potrebbe essere un cortometraggio a sé (e difatti corrisponde ad un albo della serie di bandes dessinées): l’incarico mancato, la fuga a Santo Domingo, l’incontro con l’avvocato a New Orleans, il combattimento con il primo sicario a Miami, l’incontro con il secondo sicario a New York, il confronto finale con il cliente a Detroit. Tutto costruito per arrivare ad un finale che definire anticlimatico è poco – è uno sberleffo del regista allo spettatore.

Fincher dirige con la consueta maestria un thriller che sulla carta potrebbe essere estremamente noioso e che invece tiene incollati alla poltrona dall’inizio alla fine. Per me consigliatissimo, poi vedete voi.