ULTIMATE LIST PANDEMIC EDITION

Fan delle liste di fine anno? Perfetto. Detrattore delle liste di fine anno? Fottesega, le liste arrivano. Le liste travolgono. Le liste lasciano macerie.

Due parole di spiegazione sull’immagine che accompagna questo lungo post (mettiti comodo, ne avrai per un po’). Si tratta di un dettaglio del Codex Mexicanus, un agile volumetto che un gruppo di intellettuali aztechi decise di compilare qualche decennio dopo l’invasione spagnola, per raccogliere tutte le informazioni in loro possesso su questi strani “cristiani” e per testimoniare la storia e la civiltà azteca prima del collasso dovuto (anche) alle epidemie di malattie sconosciute. Non so, stavo pensando a come l’arte ci può in qualche modo salvare dalla pandemia e mi è venuto fuori questo.
Appropriato, no?
Andiamo a incominciare.

BEST MOVIES

JOJO RABBIT
Il primo film che ho visto quest’anno, resta il più amato. La satira toccante di Taika Waititi sul nazismo, supportata da attori (adulti e bambini) efficaci e ben diretti.

SWEET THING
Uno degli ultimi film visti quest’anno, capolavoro indie cassavetesiano (se si può usare questo aggettivo) di Alexandre Rockwell. Anche qui attori bambini molto in palla.

I’M THINKING OF ENDING THINGS
Charlie Kaufman ci ha regalato questo incubo surreale e labirintico su una storia d’amore tutta “mentale”, uno dei migliori film dell’anno.

MANK
David Fincher propone una riflessione sul cinema degli anni ’30 e ’40 mimetizzandosi completamente in quel mondo (un backstage romanzato di Quarto Potere che dice molto sulla macchina cinema).

WOLFWALKERS
Capolavoro arrivato a fine anno, il film di Tomm Moore prosegue il discorso sulle leggende irlandesi avviato con The Secret of Kells e ci regala una storia avvincente e profonda su due bambine-lupo.

A MACHINE TO LIVE IN
Il miglior documentario visto quest’anno, sulla città di Brasilia: si comporta come un film di fantascienza filosofico e ha delle punte di surrealismo estremo.

FAVOLACCE
Il miglior film italiano dell’anno, sognante, misterioso, dolorosissimo. Il sadismo, la passività, la disperazione. Bambini annichiliti. Fratelli D’Innocenzo bravissimi.

THE COLOR OUT OF SPACE
Nicholas Cage sbrocca nel nuovo film (dopo 12 anni!) di Richard Stanley tratto da Lovecraft (e ho detto tutto). Ah, no, gli alpaca!

WEATHERING WITH YOU
Il nuovo anime di Makoto Shinkai è un noir/fantastico/quotidiano che convince pur essendo meno ruffiano e “popolare” di Your Name.

PENINSULA
Quasi un sequel di Train to Busan, uno dei film asiatici più apprezzati quest’anno. Action / Horror con gli zombie coreani che – sia sa – sono velocissimi e snodatissimi.

FRIED BARRY
La rivelazione trash del Torino Film Festival, un trip psichedelico e disgustoso di un’ora e mezza su un alieno che prende possesso del corpo di un eroinomane. Imperdibile.

MOVING ON
Sempre dal TFF, un delicato film coreano che racconta storie familiari di lutti e quotidianità con un piglio che richiama alla mente Ozu.

DA 5 BLOODS
L’ipertrofico film di Spike Lee sui 5 G.I. di colore che vanno a ricercare un tesoro nascosto in Vietnam. Avventuroso, politico, è l’ultima interpretazione del compianto Chadwick Boseman.

CALAMITY
Animazione francese al suo top per la storia della bambina Martha Jane Cannary, da adulta conosciuta come Calamity Jane. Empowerment al femminile, vecchio west e ottima colonna sonora.

HAMILTON
L’outsider. Film di riprese in teatro che aggiunge una dimensione cinetica alla rappresentazione già fuori scala del più famoso musical degli ultimi anni. Coinvolgente.

BEST TV SERIES

THE MIDNIGHT GOSPEL
La serie animata da Pendleton Ward basata sul podcast di Duncan Trussell. Psichedelia, filosofia, chiacchiere e illuminazioni zen.

LOVECRAFT COUNTRY
Una delle serie più interessanti dell’anno, che coniuga orrore lovecraftiano e denuncia sociale. Non a caso prodotta da Jordan Peele e JJ Abrams

THE MANDALORIAN S2
Le avventure di Mando continuano ad essere la cosa più bella uscita dall’universo narrativo di Star Wars in almeno un decennio. Semplicità, coerenza, spade laser.

THE QUEEN’S GAMBIT
Miniserie che ha tutto al suo posto per piacere a tutti. Buona regia, sceneggiatura, recitazione, forse un po’ troppo leccata, ma interessante.

THE PROMISED NEVERLAND
La serie anime che mi ha colpito di più nel 2020, attendo con ansia il seguito. Bambini, orfanotrofio, demoni che si nutrono di bambini, istitutrici malefiche, fughe ed evasioni. Meraviglioso.

THE OUTSIDER
Da Stephen King, la serie HBO come da tradizione cupa e livida, molto azzeccata anche se ogni volta che si sente dire “El Cuco” scappa un po’ da ridere.

STEVEN UNIVERSE FUTURE
L’epilogo della saga di Rebecca Sugar esplora cosa succede all’eroe dopo il trionfo. Non sono tutte rose e fiori, e la miniserie animata esplora disagio psichico, accettazione di sé e traumi infantili.

TIGER KING
La serie documentaria dell’anno. Come sia possibile appassionarmi a personaggi così resta tuttora un mistero per me. Eppure da Tiger King si riesce a capire molto dell’America.

ON MY BLOCK S3
Serie molto sottostimata di Netflix che unisce teen drama e comedy, ambientata nei sobborghi di L.A. Dovrebbe essere la stagione conclusiva, purtroppo (finale un po’ tirato via): speravo in una quarta.

PEN15 S2
Sempre più cringe le avventure di Maya e Anna, le due tredicenni (interpretate però dai loro alter ego trentenni) in cerca di un posto nella durissima vita della junior high. Su Hulu.

COBRA KAI S2
Slowburner prima su YouTube poi su Netflix: Cobra Kai è tutto ciò che un cinquantenne di oggi può volere da una serie tv che riprende i suoi anni ’80 e li ripropone in un contesto “da cinquantenni”. Mazzate e nostalgia, cosa volere di più?

NORMAL PEOPLE
La serie Hulu tratta dal romanzo culto di Sally Rooney è spaccacuore tanto quanto il libro: la storia tra Marianne e Connell dalla high school al Trinity College è una lente di ingrandimento sulle relazioni sentimentali che non si vedeva da tempo.

SEX EDUCATION S2
Tra le serie comedy viste quest’anno certamente una delle migliori, grazie anche all’alchimia tra i personaggi interpretati da Asa Butterfield e Gillian Anderson. Il figlio nerd della sessuologa che fa da counselor ai compagni di scuola è sempre più nei casini…

LOCKE & KEY
Simpatico fantasy horror per famiglie che ha contrassegnato l’inizio del mio 2020, quando ancora non si parlava di lockdown.

BEST ALBUMS

FETCH THE BOLT CUTTERS
Fiona Apple in modalità “uragano creativo” durante il lockdown ha prodotto certamente l’album dell’anno e uno dei suoi più memorabili.

A HERO’S DEATH
La rinascita del post punk (dopo un album d’esordio già folgorante) a cura degli irlandesi Fontaines D.C. Epico.

MISS COLOMBIA
Electronica e Cumbia: Lido Pimienta sa come mescolarle e offrirci una delle migliori sorprese del 2020.

SET MY HEART ON FIRE IMMEDIATELY
Perfume Genius al suo quinto album si riconferma un degno erede di quel modo di scrivere canzoni che è anche di Antony / Anohni.

ULTRA MONO
Sempre post punk, sempre chitarroni, sempre più fighi. Gli Idles sono quelli che quest’anno mi hanno dato parecchia carica.

THE ASCENSION
Un Sufjan Stevens al suo meglio, che dall’electro ricca di glitch sonori riesce a tirar fuori il suo album più pop.

FUTURE NOSTALGIA
Parlando di pop, quest’anno nulla eguaglia il lavoro di Dua Lipa, che partendo dalle sue influenze più evidenti (Madonna, Daft Punk) e con l’aiuto di una produzione ineccepibile sforna una serie di canzoni che rimarranno nelle orecchie a lungo…

MISS ANTHROPOCENE
Grimes confeziona un quarto album con risultati altalenanti ma molto interessante nella commistione di pop, electro, ambient e dance-rock. A volte un po’ pesante, ma godibile.

3.15.20
L’album del lockdown per Childish Gambino, uscito proprio con la prima ondata del Covid, è un caleidoscopio di ritmi e beat da capogiro. In particolare “algoritmi” 🙂

1995
L’album “perduto” di Kruder e Dorfmeister è costituito da tracce realizzate appunto nel 1995. Eppure, suona come una cosa di oggi, ed è uno dei dischi più belli dell’anno.

AFTER HOURS
The Weeknd esce con un concept album che è l’epitome del pop / urban / elettronico del decennio, immerso in luci da Las Vegas e tematiche pulp.

FOLKLORE
Taylor Swift durante il lockdown ha pubblicato due album (questo è il primo) che in qualche modo ribaltano la percezione di diva pop che negli ultimi anni l’ha accompagnata. Songwriting pulito, atmosfere rarefatte, una sorpresa.

THE SLOW RUSH
I Tame Impala proseguono nel loro pastiche psichedelico da camera, con un album meno interessante dei precedenti ma sciolto, fluente, soft. Comunque molto godibile.

BIR TAWIL
Lo so, avrei dovuto mettere Bloody Vinyl 3 come exploit italiano dell’anno, ma la più recente fatica di Dargen D’Amico (uscita proprio a dicembre) mi riconcilia con i beat nostrani e mi fa riscoprire un po’ di spirito hip hop e di STILE a palla.

MAP OF THE SOUL: 7
Il paradigma del K-pop ormai assurto a fenomeno mondiale nel concept album dei coreani BTS, ormai più famosi di Gesù Cristo. Un prodotto confezionato ad arte, un po’ ipertrofico ma interessante.

BEST BOOKS

IL BUIO OLTRE LA SIEPE
Il classico di Harper Lee. Non lo avevo mai letto, ne ho trovato una prima edizione italiana su una bancarella, e me ne sono innamorato. Completa la visione del film.

MANUALE PER RAGAZZE RIVOLUZIONARIE
Il saggio “vecchio” (nel senso che adesso ce n’è uno nuovo) di Giulia Blasi sul patriarcato e come combatterlo. Un manuale che dovrebbero leggere tutti indipendentemente dal genere e dall’età.

VIVERE MILLE VITE
Saggio autobiografico/filosofico di Lorenzo Fantoni a tema videogames. Leggibile a sprazzi o tutto d’un fiato, comunque affascinante – anche per chi non è molto addentro al tema.

ANDRÀ TUTTO BENE
La raccolta delle vignette su Instagram di Leo Ortolani legate alla pandemia, al lockdown è fondamentale per capire l’Italia del 2020.

Andrà tutto bene di [Leo Ortolani]

SCHELETRI
Chevvelodicoaffà, l’ultimo di Zerocalcare è una spanna sopra i precedenti. Sarà per il filtro “thriller” che Zero ha applicato al suo consueto autobiografismo. Più sangue, più droga, più violenza, ma sempre nelle corde del fumettista di Rebibbia.

Scheletri di [Zerocalcare]

NEL CONTAGIO
Il libello (che bella parola) di Paolo Giordano è il degno compagno (serio) delle vignette di Ortolani. Molto lucido.

SVUOTA IL CARRELLO 
Il saggio di Gianluca Diegoli che fa capire il marketing anche alle capre (come me) e funziona sia da agile manuale per i marketer in erba, sia da strumento di difesa per il consumatore consapevole.

A PROPOSITO DI NIENTE
L’autobiografia di Woody Allen. Che insomma, a me è piaciuta.

MERCEDES
Il graphic novel di Daniel Cuello che ha vinto il premio Micheluzzi legge la società odierna attraverso la lente di un personaggio “odioso”, una donna di potere caduta in disgrazia.

Mercedes di [Daniel Cuello]

OPERETTE MORALI
Il classico che non ti aspetti, l’unico libro che vale veramente la pena leggere in questo 2020. Leopardi is the way.

BEST OF WEB / SOCIAL / NEWSLETTER

PUBLIC DOMAIN REVIEW
La newsletter sorprendente del 2020, ricevo via mail immagini e grafiche sensazionali di due o tre secoli fa.
https://publicdomainreview.org

CORONAVIRUS DAL POST
La newsletter del Post ha segnato il 2020 con aggiornamenti puntuali, corretti, esplicativi e mai ansiogeni sulla pandemia.
https://ilpost.us8.list-manage.com/subscribe

DECADE 77-87
Una delle pagine Facebook che amo di più, ogni giorno propone clip commentati di canzoni post punk / new wave / goth / electro / industrial / synthpop scelte in quel range temporale.
https://www.facebook.com/decadeclub77

POLPETTE
La newsletter del Vanz non è una novità del 2020 ma mi piace citarla perché è diventata un appuntamento molto atteso (ambiente, clima, Asia, nerdate varie).
https://vanz.substack.com

DRUSILLA FOER
I video di Drusilla su Facebook Watch sono una delle cose che ha reso più leggero il 2020.
https://www.facebook.com/drusilla.foer

VENTENNI PAPERONI
Per me è diventato in pochi giorni dal lancio un sito di riferimento: si parte da Disney e dai trivia legati a fumetti e animazione per leggere il mondo contemporaneo.
https://www.ventennipaperoni.com

BE UNSOCIAL
Il gruppo / pagina / ora anche newsletter dell’antropologa digitale Alice Avallone offre sempre spunti interessanti per analizzare il sistema dei media digitali.
https://www.facebook.com/beunsocial.it

PRACTICAL EFFECTS GROUP
Uno dei rarissimi gruppi Facebook cui mi sono iscritto, e uno dei migliori. Ci sono sempre dei backstage dedicati agli effetti prostetici da urlo.
https://www.facebook.com/groups/165380038268

GOLDEN AGE OF ILLUSTRATION ARCHIVE
Il secondo gruppo Facebook imprescindibile cui mi sono iscritto quest’anno, il nome dice più o meno tutto.
https://www.facebook.com/groups/423796811729266

151EG
Seguo poco gli youtuber in generale, ma seguo moltissimo 151EG. Un produttore seriale di video a tema animazione dalla cultura sterminata e dall’approccio molto onesto.
https://www.youtube.com/user/151eg

C’È POSTA PER CASTO
Immanuel Casto è un personaggio che seguo da anni, ma nel 2020 ha lanciato questo format di posta del cuore (un po’ stile Dan Savage su Internazionale) che spacca.
https://www.twitch.tv/immanuel__casto

KOSELIG
Altra newsletter che seguo da anni ma mi piace ricordare perché nel 2020 è diventata più agile e più necessaria, Koselig di Mafe De Baggis (comunicazione, digital, libri, acquisti).
https://mafedebaggis.us1.list-manage.com/subscribe

HELLA NETWORK
Come dice il nome, un network di professionist* della comunicazione dedit* a smontare l’intreccio tra comunicazione e patriarcato. Dalla loro pagina Facebook, diversi spunti interessanti per il lavoro del giornalista / copywriter.
https://www.facebook.com/HellaNetwork

EXTRACOLAS
La newsletter di Emiliano Colasanti. Lui di musica ci capisce sul serio. E anche quando racconta i cazzi suoi è illuminante.
https://extracolas.substack.com

ARCHIVIO STORICO LA STAMPA
Uno dei miei siti di riferimento, sembrava dovesse sparire a fine 2020 ma è di pochi giorni fa la notizia del salvataggio. Siamo tutti molto grati.
http://www.archiviolastampa.it

Poi ci sarebbero mille altri libri, dischi, film, serie tv, siti, newsletter e pagine da citare che magari non mi sono venuti in mente, o che non ho fatto in tempo a vedere, o che magari sono usciti dopo il 15 dicembre e quindi finiranno d’ufficio nel listone 2021. Intanto però direi che di roba da recuperare ne avete, sempre che vi fidiate del vostro amichevole blogger di quartiere.

UN AGOSTO DI LETTURE

La mia vita di lettore funziona così. Per settimane, mesi, non riesco a leggere nemmeno una pagina. Poi di colpo il cervello si sblocca, il Kindle segue a ruota e macino pagine come un treno. In questo ultimo mese è andata così. Evidentemente avevo bisogno di un riavvio. Vi voglio parlare dei libri che ho letto, due parole in libertà.

Ho cominciato con Superficie di Diego De Silva, un romanzo breve un po’ sui generis, in cui è difficile “entrare” principalmente perché non ha una vera e propria trama, ma è un flusso di coscienza populista e qualunquista, che non va mai appunto sotto la superficie del “discorso da bar”. In pratica è come leggere i dialoghi di due (o più?) persone che si parlano addosso interrompendosi a vicenda di tutte le cose della vita mantenendo sempre, rigorosamente, un approccio tipo “E allora il PD?”. Da capogiro. Da un lato uno specchio perfetto dell’Italia di oggi, dall’altro il classico specchio dove non ci si vorrebbe veder riflessi.

Ho proseguito con l’ultimo di Gianrico Carofiglio, La misura del tempo. Me lo ero tenuto un po’ da parte perché “puzzava” di legal thriller, che non è proprio il mio genere. Ma l’ultima avventura dell’avvocato Guerrieri è abbastanza atipica, con un andamento narrativo a pendolo tra il 2020 e il 1986, anno in cui il giovane avvocato neo laureato incontra Lorenza, la donna che nel 2020 si ripresenta nella sua vita per chiedergli aiuto in un caso di omicidio in cui è coinvolto il figlio. Tutto sommato un libro affascinante per come affronta il tema del passato che ritorna nel presente.

Che manco a dirlo è anche il tema di Divorare il cielo di Paolo Giordano, il romanzo che più mi ha conquistato (un altro di quelli che tenevo da parte perché mi stressava la copertina e invece poi vedi che non si dovrebbe mai giudicare e hanno ragione i francesi mangiabaguette a fare le copertine tutte bianche come se fossimo nel 1797). Divorare il cielo è un romanzo a più voci narranti, contemporaneo eppure molto classico (stilisticamente ed anche esplicitamente tende a citare molto un certo Calvino). Si svolge tra Torino, la Puglia e l’Islanda in tre epoche differenti e racconta la storia dei rapporti tra quattro amici (Teresa, Bern, Niccolò e Tommaso) tra sesso, tradimenti, sette religiose, agricoltura sostenibile, fecondazione assistita, desiderio di paternità, storie acidissime, follia, misticismo, paura, morte, famiglia, droga, eremitaggio, criminalità. Sì, è uno di quei romanzi monstre che racchiude un po’ tutto lo scibile, poi magari a voi fa cacare, ma a me ha toccato corde che rispondono bene.

Citato Calvino, non posso dimenticare che quest’estate, per la prima volta, ho letto la raccolta completa Mondadori de I racconti, con postfazione ultra esplicativa che mette tutto in prospettiva. Ebbene, oltre alla piacevolezza di trovarci dentro tutto Marcovaldo, che è un po’ la chiave di volta della mia formazione di lettore (esilarante il momento in cui ho deciso di declamare “Luna e GNAC” come storia della buonanotte alla Creatura che mi ha lasciato finire per poi dirmi “non ci ho capito niente ma comunque non mi interessa”), ho letto racconti per me inediti come quelli di Ultimo venne il corvo o quelle di Gli amori difficili. Ci trovi dentro il primissimo Calvino, quello ancora acerbo dei racconti sulla guerra e sulla GUF, fino al Calvino post-fiabe italiane, con i racconti industriali dallo stile sincopato e futuribile. Una delizia, insomma.

Godibile anche Faccio la mia cosa di Frankie Hi-Nrg MC, anche quello mi aspettava sul Kindle da mesi: in pratica una divertente autobiografia tra Torino, Caserta e Città di Castello che va di pari passo con la storia dell’hip hop in america. Il libro finisce quando meno te lo aspetti (come una bomba, cit.) perché si chiude con la pubblicazione di Fight Da Faida in vinile. Come se Francesco avesse pudore di raccontare il suo punto di vista sul personaggio pubblico che Frankie diventa di lì a pochissimo con Verba Manent. Comunque, tanto amore per Francesco di Gesù.

Un altro saggio divertente (ma profondo) che ho letto è Questo libro è Gay di Juno Dawson. Non che presentasse chissà quale novità sull’argomento in questione, è più una sorta di manuale scanzonato che dovrebbe servire a chi è gay per non perdersi d’animo (come fare coming out e robe così) e a chi non lo è di orientarsi nel mondo LGBTQI+. Io comunque su sta cosa ci avevo fatto anche un’infografica tempo fa, ho avuto abbastanza conferma di aver ragionato giusto.

Che altro: ho abbandonato a metà Quiet di Susan Cain (strano: sulla carta dovrebbe essere un libro che mi rappresenta in toto) e ho divorato per la seconda volta dopo qualche anno Sapiens: da animali a déi di Yuval Noah Harari nella sua nuova edizione riveduta. Non mi sono accorto di cosa esattamente sia stato rivisto, ma me lo sono goduto parecchio lo stesso (e io sono uno che magari rilegge i romanzi a distanza di tempo, ma i saggi, perdio, quelli mai). Non c’è niente come Sapiens per ricordarti che sei solo un droplet di sputazzo sperduto nell’immensità dell’universo e che la vita è dolore e sofferenza ma poi muori.

Infine, anche per giustificare l’immagine in evidenza, ho trovato su una bancarella di libri usati la prima edizione Feltrinelli di Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Finora avevo solo visto il famoso film con Gregory Peck (e non è che lo ricordassi moltissimo), e leggere questo libro – che in USA credo sia secondo solo alla Bibbia e che “deve” far parte del curriculum di lettura di ogni americano che si rispetti – mi ha segnato moltissimo. Avvicinandomi ai 50 divento certamente una persona meno capace di gestire le proprie emozioni, ma il romanzo di Atticus Finch e dei suoi figli, di Boo Radley e del processo a Tom Robinson accusato di aver violentato una donna bianca nell’Alabama in piena crisi post-1929 mi ha fatto più volte piangere in silenzio mentre lo sfogliavo (in punti peraltro inaspettati). Sorprendente anche la traduzione di Amalia D’Agostino Schanzer che non è scontatamente appiattita sullo stile dell’epoca ma riporta molte delle espressioni crude dell’originale (anche se mi è rimasta la curiosità di come sarebbe l’insulto “negrofilo” in inglese e fa sorridere il passaggio in cui si ammonisce che non si deve dire “nero” perché è offensivo, il termine giusto è “negro” – il che spiega perché la gente della generazione di mia madre ancora oggi dica “guarda che bel negro” quando vede passare una persona di colore).

Va beh, comunque questo è quanto, magari vi aiuta a scegliere qualcosa da leggere e magari poi, se volete, mi suggerite qualcosa che possa piacermi. Anche se credo che con il ritorno al lavoro si ridurrà di molto il tempo per l’otium.

 

 

LISTAGEDDON

Come ogni fine anno sento, non so, come una sensazione di apocalisse incombente. Mi agito e non capisco cosa succeda, poi realizzo: è il mio lato ossessivo compulsivo e compilatore di liste che spinge per uscire. E dice “COOOOOSA siamo a metà dicembre e ancora non hai compilato la tua lista dei migliori filmdischilibrifumetti del 2019? Dovresti fare quella del DECENNIO, come fanno tutti i listaroli degni di questo nome!”.
E insomma, eccoci qua, è di nuovo quel periodo dell’anno.
Fuoco alle polveri, è il Listageddon!

FILM

Non è mai facile. Oddio, quest’anno è abbastanza facile, sono usciti diversi film pompati come capolavori che alla fine sì, insomma… sono dei capolavori. Però mi riservo sempre di vedere qualcosa che esce a fine anno che magari sbaraglia la lista. Comunque, quella ufficiale, in ordine rigorosamente sparso, è questa.

  • Parasite
    La distopia (nemmeno troppo distopica) di Bong Joon-Ho tra commedia, suspence hitchcockiana ed esplosioni di violenza. Movimenti nello spazio, sangue e pioggia.
  • Once Upon a Time in Hollywood
    La nostalgia canaglia secondo Tarantino, due film in uno: il primo elegiaco, il secondo frenetico e – per la seconda volta dopo Inglorious Basterds – il cinema riscrive la storia.
  • The Irishman
    Quando si dice “film testamento”, un fiume di immagini di 4 ore sulla vecchiaia, la morte, la fine delle illusioni, la solitudine. Ah, e ovviamente la mafia.
  • Us
    La lotta di classe secondo Jordan Peele, tra doppelgänger inquietanti e riflessioni sulla società americana del nuovo millennio.
  • The Dead don’t Die
    L’adorabile versione di Jarmusch sugli zombi, con un cast all star e il suo proverbiale humour deadpan.
  • The Favorite
    Sarebbe di fine 2018 ma sta in molte liste del 2019, il film di Lanthimos sulla regina Anna (Olivia Colman). Intrighi a corte, dominazione femminile e conigli.
  • Midsommar
    Seconda prova di Ari Aster, per me superata alla grande. Horror disturbante come pochi, molto psichedelico e senza scampo.
  • Border
    Fantasy urbano svedese (e già questa definizione basterebbe) tratto da Lindqvist che è anche una riflessione sul diverso e l’inclusione sociale.
  • Joker
    Vabbè, Joker.
  • Il primo Re
    Una sorpresona nell’asfittico panorama italiano. Matteo Rovere avrà sempre tutta la mia stima per questo film cupo, violento, atemporale, bastardo, e soprattutto protolatino.

Ci sono sempre poi i film che devo ancora vedere, mannaggia a me, e che sicuramente credo entrerebbero nella mia lista, come JoJo Rabbit, The Lighthouse o Under the Silver Lake. E poi c’è la lista guilty pleasures, il cui podio quest’anno è saldamente occupato da Six Underground, John Wick 3 Parabellum e Shazam!… il primo goduria cinematica di inseguimenti , il secondo di sparatorie, il terzo è il film di supereroi che ho gradito di più nell’ultimo anno. Ovviamente grande escluso The Rise of Skywalker che aspetterò di vedere in VO quanto prima, ma tanto più che un film quello è un evento epocale.

LIBRI

Nel 2019 ho letto più del solito, a volte abbandonando per disaffezione, più spesso divorando pagine sul Kindle (perché lo ammetto, non ho mai voluto cedere ma da un paio d’anni lo spazio in libreria, le occasioni per leggere e soprattutto la presbiopia mi hanno fatto prediligere il formato digitale). Ho letto con gusto anche un sacco di classici, ma qui vi metto i libri del 2019 che ho apprezzato di più.

  • Bianco
    Ellis al suo meglio, caustico ma vero in un saggio sulla società degli anni ’10 che segue la traccia dell’autobiografia.
  • Patria
    Il romanzo fiume di Aramburu che sulla carta non gli davo due lire e invece prende tantissimo (rapporti tra famiglie di assassini e vittime sullo sfondo dell’ETA).
  • Persone normali
    Opera seconda di Sally Rooney, storia di una relazione difficile (anche un po’ malsana) dalle superiori all’università e oltre. Scrittura chirurgica.
  • Sapiens. Da animali a dèi
    Vabbè dai, ho barato: il libro è del 2011 ma io l’ho letto solo quest’anno (nuova edizione: vale?). Il saggio che ho amato di più degli ultimi dieci anni, forse.
  • I testamenti
    Il seguito del Racconto dell’Ancella di Atwood. Tecnicamente devo ancora finirlo, ma direi comunque che è una bomba.
  • L’istituto
    L’ultimo King mi ha sorpreso per potenza narrativa e coinvolgimento emotivo. Ha capito anche lui che il filone “dodicenni con problemi (e poteri paranormali)” tira.
  • La paziente silenziosa
    Un thriller che appare convenzionale e invece parte con un intrigo psicanalitico e chiude con un twist finale alla sciamalàian che lo ha reso la perfetta lettura estiva.
  • Cat person
    La raccolta di racconti di Kristen Roupenian mi ha colpito assai e molte storie ti restano dentro anche dopo mesi. Un must.
  • L’assassinio del commendatore
    L’ultimo Murakami (in due volumi) ti trasporta in un gorgo di psichedelia, arte, mistero e giapponesità con il solito grande stile.
  • Cercami
    Il seguito di Chiamami col tuo nome, stavolta a due voci. Metà del libro dal punto di vista di Elio, metà dal punto di vista di suo padre. Curioso ed emozionante.

Avrei una paccata di roba ancora da leggere, di libri usciti nel 2019, ma vi metto qui quelli che mi paiono più appetibili: La misura del tempo di Gianrico Carofiglio, Faccio la mia cosa di Frankie Hi-Nrg, La fortezza della solitudine di Jonathan Lethem, A tutto gas di Joe Hill, Lo stato dell’unione di Nick Hornby, Siamo riflessi di luce di Samuel Miller.

ALBUM

C’o’ volum’ d’e’ cuffiett’ a vint’ (come dice Liberato), la musica che mi ha accompagnato costantemente a piedi, in bici, in macchina, a casa, al lavoro, e anche in bagno è questa. Cioè ci sarebbe molto di più ma questi dieci sono gli album che ho ascoltato con più piacerone, stuck on repeat.

  • Ghosteen
    Se la gioca come album dell’anno, probabilmente il capolavoro di Nick Cave. Da ascoltare con religioso amore per passare attraverso la fase più profonda del lutto presi per mano da un artista straordinario.
  • Magdalene
    Niente, FKA Twigs non ce la fa a incidere un album meno che eccezionale. Impossibile definirla (per Wikipedia è “Alternative R&B”), è una delle cose più eccitanti uscite nella seconda metà dell’anno.
  • Norman Fucking Rockwell!
    Lana Del Rey ha prodotto anche lei il suo capolavoro, confermandosi la cantautrice americana più influente del millennio.
  • Assume Form
    Il nuovo album di James Blake normalizza un po’ quello che è stato un fenomeno tutto anni ’10 di alternative R&B (ancora!), grime, downtempo ed electro, ma si tratta pur sempre di un campione della produzione contemporanea (ha lavorato con Brian Eno e Stevie Wonder oltre che con Frank Ocean e Bon Iver, mica cazzi).
  • Fear Inoculum
    Il ritorno dei Tool, chevvelodicoaffà.
  • When we all fall asleep where do we go
    Billie Eilish è il fenomeno pop dell’anno, con buona pace di Ariana Grande che sta in tutte le liste e io invece snobbo. Billie è molto più figa.
  • Cuz I Love You
    Oh, a me Lizzo piace assai, mi piace la sua attitudine, la apprezzava anche Prince e ne aveva ben donde. Qui meno rappusa e più funky soul, ma coinvolgente sempre.
  • Liberato
    Vogliamo dire il miglior album italiano dell’anno? Diciamolo pure. Liberato spacca.
  • i,i
    Sempre più ostico Bon Iver, sempre più sperimentale, sempre più affascinante. Gelido.
  • Hype Aura
    L’altra rivelazione italiana (ma già li conoscevamo) alla prova del primo album. Rap emozionale di intelligente derivazione cantautorale. Interessanti.

Per farne stare solo dieci ho escluso Paprika di M¥SS KETA e quel piccolo gioiello trap che è 236451 di Tha Supreme, Days of the Bagnold Summer dei Belle and Sebastian o Sunshine Kitty di Tove Lo e poi, e poi… se guardo alla mia bibbia della musica on line (Pitchfork) mi rendo sempre conto che ci sono un sacco di album fighi che io non avrò mai tempo di ascoltare, ma tant’è.

SERIE TV

Di serie TV ne guardo sempre molte, per anni è stato un lavoro, poi si sa dov’è andato a finire il giornalismo oggi… ma questa è un’altra storia. Vi piazzo qui le dieci serie che più mi hanno entusiasmato tra gli esordi di quest’anno, barando solo una volta e per poco.

  • Fleabag
    Capolavoro assoluto dell’anno. Di quelle serie che ami o odi. Io amo Phoebe Waller Bridge. E ho amato alla follia Fleabag. E ho anche barato perché la prima stagione è uscita nel 2017 ma qui da noi ha fatto il boom quest’anno.
  • Watchmen
    Nella seconda metà dell’anno, la serie su cui non puntavo, e invece. Stimolante a mille, dialoga in modo eccellente con il materiale di riferimento, ponendo domande invece di dare risposte rassicuranti. Puro Lindelof.
  • The Mandalorian
    Impossibile non ri-innamorarsi dell’universo Star Wars vedendo questa serie. Jon Favreau ci ha “rimesso” il cuore. Baby Yoda è puccissimo.
  • His Dark Materials
    Per due decenni ho atteso una versione potente su schermo della trilogia di Pullmann. Adesso è arrivata, ed è bellissima. Per orfani di Game of Thrones (non c’entra un cazzo, ma è fantasy, oh).
  • Unbelievable
    Come dice il titolo. Una miniserie crime tutta al femminile che punta tutto sulla recitazione. Intensa, sorprendente, con un punto di vista decisamente anticlimatico.
  • Chernobyl
    Altra miniserie che quest’anno ha spaccato. Non un docudrama ma una versione fiction (va ricordato). Eppure la storia è vera ed è più tesa di qualsiasi thriller.
  • The Boys
    Lato supereroi, Amazon Prime ha avuto una delle idee migliori, quella di affidare a Eric Kripke l’adattamento di una serie ultrapulp di Garth Ennis. Esilarante.
  • Russian Doll
    Natasha Lyonne, già una delle mattatrici di OITNB, alla sua prima prova di autrice. A me ha convinto assai. Una sorta di Ricomincio da capo mortifero e sarcastico.
  • The Dark Crystal: Age of Resistance
    Un mondo ricreato “come una volta”. I pupazzi di Frank Oz tornano a far spalancare gli occhi in questo prequel del film del 1982.
  • Sex Education
    La serie comedy che ho preferito quest’anno, con un simpatico e imbranato Asa Butterfield alle prese con il liceo e una madre (Gillian Anderson) sessuologa.

A seguire, le cinque serie già ben avviate o che addirittura si sono concluse con maggior gloria nel 2019.

  • Game of Thrones 8
    Si può dire quel che si vuole, ma è stata una conclusione epocale. Non vedremo mai più una serie così.
  • Stranger Things 3
    Non ha ancora fatto il salto dello squalo, e per questo rendiamo tutti grazie. La rievocazione degli eighties non è mai stata così puntigliosa. A causa di Stranger Things adesso abbiamo la nostalgia “di ritorno”.
  • The Crown 3
    Eccezionale serie britannica sulla cosa più britannica di sempre (la corona). In questa stagione si fa apprezzare parecchio Carlo.
  • Derry Girls 2
    Piccola comedy irlandese che lascia il segno. merito dell’entusiasmo contagioso delle giovani protagoniste e dei loro sexyssimi accenti.
  • OITNB 7
    Orange Is The New Black è stato probabilmente il primo grande successo di Netflix quando Netflix non era ancora… beh, Netflix. Anche in questo caso, con le dovute differenze, una conclusione epocale. Si piange assai.

E come sempre, anche qui ce ne sarebbe ancora da vedere… La mia lista è lunga e il tempo è tiranno: What We Do in the Shadows, Pen15, Euphoria, Barry e tutte quelle che ho iniziato e lasciato indietro come Marvelous Mrs. Maisel, Daybreak, Pose, Il regista nudo, tra le altre.

FUMETTI

L’amore di una vita, che nasce forse un po’ prima del cinema (Carl Barks amore di me seienne), ma che ben presto si è intrecciato ad esso. L’arte sequenziale rimane ancora oggi per me una gioia assoluta, specialmente quando, come quest’anno, trovo tante cose di cui godere, in Italia e non.

  • Momenti straordinari con applausi finti
    Gipi, amatissimo Gipi. Quando ero un pischello c’era solo Andrea Pazienza, oggi c’è Gipi. Gipi che scrive e disegna un libro che parla di me, forse perché parla di tutti. Sicuramente il miglior graphic novel dell’anno e se la gioca con La terra dei figli nella produzione dello stesso Gipi. Questo è più nella vena autobiografica, e ci ricorda che siamo tutti dei coglioni.
  • RSDIUG (Roma Sarà Distrutta In Un Giorno)
    La seconda uscita di Recchioni per Feltrinelli è un mix sperimentale di kaiju e romanità, esperimenti pittorici, Frank Miller e Bill Sienkiewicz, una storia corale di distruzione che lascia l’amaro in bocca.
  • La scuola di pizze in faccia del prof. Calcare
    C’è poco da dire, Zerocalcare è un po’ come Joker. O come i Tool, via. Ogni volta che esce un suo libro è festa grande.
  • Le spaventose avventure di Kitaro
    Un grande classico di Shigeru Mizuki (il manga è degli anni ’60) finalmente ristampato da J-Pop: Kitaro è un ragazzo yokai che vive nei cimiteri e ha ogni sorta di avventure: una gioia per gli occhi (quest’anno ci sarebbe già il secondo volume ma io sto indietro e vi linko il primo).
  • Diario della mia scomparsa
    Una autobiografia per immagini, quella di Hideo Azuma (Pollon, Nana Supergirl). Alcolismo, vita da homeless e uno spaccato inedito della società giapponese. Azuma è morto pochi mesi dopo l’uscita del manga.
  • Dylan Dog Oggi sposi / E ora l’apocalisse
    Il “caso mediatico” dell’anno, almeno in Italia, si risolve in due numeri di Dylan Dog sopra la media per scrittura, disegni e significato nell’ambito del mercato fumettistico nazionale. Chapeau a Recchioni e a tutti i disegnatori coinvolti (tanti). Nel link l’edizione in volume del n. 400.
  • Il principe e la sarta
    Jen Wang ci trasporta nella belle époque dove un principe che ama travestirsi stabilisce un rapporto con una sartina dalle idee ambiziose. Inutile dire che è forse il graphic novel più originale letto quest’anno.
  • Melvina
    Rachele Aragno per Bao ci fa entrare in punta di piedi nel mondo di Melvina, preadolescente in viaggio “nell’aldiqua” con tavole acquarellate e un tratto che ricorda Grazia Nidasio.
  • In cucina con Kafka
    Delizioso, delizioso Tom Gauld. Le sue strisce sono sempre portatrici di grandi sorrisi e sogghigni.
  • House of X / Powers of X
    Ammetto che ultimamente leggo pochissimo Marvel e DC, ma questa minisaga di Jonathan Hickman mi è sembrata veramente degna di nota. Stiamo ovviamente parlando dell’ultimo rilancio/reboot dell’universo X-Men.

Da leggere, come sempre, rimangono ancora molte uscite del 2019… Per esempio Corpi estranei di Shintaro Kago, Luna 2069 di Leo Ortolani, Andy di Typex, Rusty Brown di Chris Ware, P. La mia adolescenza trans di Fumettibrutti.

CARTOON/ANIME

Anche (ma non solo) a causa della mia condizione di babbo di seienne, sto macinando animazione come non mai. Il bello è che ci rincorriamo, io da sempre studio il cinema di animazione e mi godo le serie anime e Cartoon Network. Lui, passata la fase Peppa/Masha/Bing/George ora mi segue con entusiasmo anche su cose più adulte (che però guardo rigorosamente con lui, non chiamate il telefono azzurro). Parto con i cinque lungometraggi animati più apprezzati del 2019.

  • Steven Universe Movie
    Rebecca Sugar fa praticamente un giro trionfale dopo 5 stagioni di SU, e ci propone un musical classico con tutti i crismi, godibile da fan e non iniziati e soprattutto con un villain indimenticabile.
  • Klaus
    Animazione tradizionale con un’occhio particolare all’illustrazione di una volta (e con sorprendente blend dei personaggi negli ambienti). Klaus è la storia di Natale “definitiva”, apprezzabile da grandi e piccini.
  • Toy Story 4
    Tutte le volte mi dico “non può essere che a sto giro la spuntino”, e invece la spuntano. Anche il quarto episodio è decisamente sopra la media.
  • Pets 2
    OK, non è magari all’altezza del primo, ma come franchise Pets è tutto sommato una delle cose più divertenti degli ultimi anni, e questo sequel soddisfa comunque.
  • Modest Heroes
    Piccola grande sorpresa dallo studio Ponoc che mette insieme tre mediometraggi totalmente diversi tra loro e li distribuisce con questo titolo. Da vedere assolutamente (su Netflix).

Proseguo con le cinque serie animate più belle (intendo quelle che un adulto può guardare insieme a un bambino con genuino entusiasmo e interesse)

  • Craig of the Creek
    Serie “figlia” di Steven Universe, con tematiche più quotidiane ma trattate sempre in modo surreale grazie all’immaginazione di Craig, Kelsey e JP, i tre protagonisti “ragazzi del ruscello”.
  • Steven Universe Future
    Dopo il film poteva sembrare che non ci fosse più nulla da dire, ma molti nodi devono ancora venire al pettine. La nuova versione di SU ci proietta in un mondo diverso, dove ai vecchi problemi se ne aggiungono di nuovi…
  • Infinity Train
    La sorpresa di quest’anno di Cartoon Network, partita come una miniserie autoconclusiva ma recentemente promossa a “serie antologica”. Surrealismo a volontà (da uno degli autori di Regular Show).
  • She-Ra and the Princesses of Power
    Per gli orfani di Avatar (il design è simile) o per gli amanti delle storie LGBTQI+, a me She-Ra è garbato moltissimo. Molto del merito va alla supervisione di Noelle Stevenson.
  • Victor & Valentino
    La serie “messicana” di Diego Molano è un’altra delle chicche 2019 di Cartoon Network. I due fratellastri del titolo vanno in cerca di avventure soprannaturali e misteriose, raccogliendo un po’ il testimone dell’indimenticato Gravity Falls.

E ora le cinque migliori serie animate che però non dovreste far vedere al vostro bambino di sei anni manco morti.

  • Undone
    Tra le serie “per adulti” la vera sorpresa dell’anno, tutta in rotoscoping e con una struttura narrativa che vi farà uscire di testa.
  • Love Death + Robots
    Cyberpunk fuori tempo massimo, si potrebbe dire, ma molto eccitante. Mecha design impeccabili, ultraviolenza e storie a sorpresa per questa miniserie antologica.
  • Rick & Morty 4
    Il regalo di fine anno… Rick e Morty è una delle serie animate più cool degli ultimi anni per chi ama la fantascienza e il politicamente scorretto.
  • Bojack Horseman 6
    C’è solo metà stagione, per il momento, ma l’hype è altissimo. Si conclude la parabola di Bojack, il cavallo depresso e alcolista, e non saranno rose e fiori.
  • Made in Abyss
    Una serie anime con design chibi che però è un distillato di angoscia e disagio. Se amate il fantasy e non vi disturba un po’ di loli/shota, può essere la vostra tazza di té.

Ancora da vedere… Weathering with you (stupidamente perso agli eventi organizzati in autunno al cinema), Children of the Sea, I Lost My Body, Violet Evergarden (il film).

Se siete arrivati fino qui, complimenti. Vuol dire che a) avete veramente fame di nuovi contenuti culturali da consumare o b) siete ossessivo compulsivi e listaroli come me. Io avrò comunque assolto il mio compito se vi sarete segnati anche solo una cosa da leggere, vedere, ascoltare. Sipario.

P.S.: comunque se non ne avete ancora basta, ci sarebbe la lista dei 100 meme del decennio di Buzzfeed che vi metterà veramente alla prova.