VACANZE FAI DA TE? INFINITY POOL!

Buongiornissimo da Brandon Cronenberg, che se non vi aveva ancora colpito allo stomaco con Possessor non mancherà certamente con questo nuovo Infinity Pool: un film che ha un enorme difetto, che è quello di arrivare dopo Triangle of Sadness e The Menu (e anche dopo White Lotus, via), e perciò LA GGENTE È STANCA di vedere film su ricchi stronzi che fanno cose stronze mentre sono in vacanza in mezzo al lusso. Trailer!

Infinity Pool (il titolo è giustificato da una battuta di dialogo totalmente inutile, per il puro gusto di fuorviare) ha dalla sua le maschere della morte, una cosa che Cronenberg Jr. aveva già dimostrato di apprezzare nel film precedente e che fa la gioia degli spettatori tripofobici. La storia è presto detta, c’è Alexander Skarsgård in vacanza con la moglie in un resort di lusso in un non meglio precisato paradiso tropicale (la Croazia) dove parlano una lingua incomprensibile ma si capisce molto bene che odiano i turisti.

Nel resort incontrano un’altra coppia con cui fanno amicizia, ma lei è Mia Goth e già solo per questo sarebbe meglio stare alla larga. Durante una gitarella pazzerella, Skarsgård prende sotto un contadino locale e il giorno dopo una kafkianissima polizia bussa alla porta della sua stanza.

Gli spiegano che la pena per un turista che uccide un locale, anche se è stato un incidente, è la morte. Esecutore della condanna dovrà essere il primogenito della vittima. Morte certa, quindi, a meno che il turista non paghi una cifra spropositata: a quel punto verrà “costruito” in tempo record un clone che verrà giustiziato al posto suo. Unica condizione non negoziabile: Skarsgård deve guardare mentre il suo doppio verrà macellato.

Da qui in poi il film diventa un’esperienza psicotronica tra perversioni, maschere della morte, orge estetizzanti, videoarte, luci al neon, fluidi corporali, secrezioni, cloni di cloni di cloni e Mia Goth che domina su tutto e su tutt3. Il finale potrà sembrare un po’ sottotono, ma dopo il delirio degli ultimi 15 minuti devo dire che ci sta ed è anzi quello che gli anglosassoni definiscono “haunting“. Divertitevi.