HORROR CHE NON LO ERANO

Ottobre è il classico mese in cui in casa ci dilettiamo con i film horror in attesa dei festeggiamenti di Halloween. Di horror questo mese abbiamo avuto anche nella vita reale diverse sfighe familiari tra cui il Covid e devo dirvi in tutta sincerità che anche i film “non horror” (come Blonde, o Vortex) che abbiamo visto in realtà secondo me erano più horror dei film di zombie (e il film in quota zombie di questo mese… in realtà non è un film horror!)… Insomma, un bel casino. Ma non indugiamo oltre e andiamo ad elencare.

MORBIUS (Daniel Espinosa,  

Non so perché tutta l’Internet ha decretato che Morbius = merda. A me non è dispiaciuto per nulla, avendolo ovviamente affrontato con aspettative pari a zero.

La storia è nota a chi frequentava i fumetti Marvel quando in Italia si chiamavano “Editoriale Corno”: Morbius il vampiro vivente è uno dei nemici storici di Spider-Man, che qui non compare (anche se nella scena post credits arriva un personaggio conosciuto).

Questa è la origin story di Morbius da quando era piccolo e sperava di trovare una cura per la sua condizione medica con il suo migliore amico a quando diventa Jared Leto e il suo amico diventa Matt Smith (che coppia improbabile, e comunque Matt Smith ruba la scena a più non posso). Matt Smith è ovviamente il buono ricco che diventa villain per un motivo apparentemente nobile, e Jared/Morbius l’eroe riluttante che noi sappiamo già diventerà cattivo (ma perché ce lo costringono).

indubbiamente è uno dei film più stupidi che si possano guardare, tutto a base di faccette demoniache, combattimenti in volo malamente digitalizzati e finti spaventoni, ma… è divertente! #recensioniflash

LA SIGNORA SENZA CAMELIE (Michelangelo Antonioni, 1953)

Il cinema nel cinema secondo Antonioni: non avevo mai visto La signora senza camelie con Lucia Bosè, e devo dire che anche qui ho trovato una sorpresa.

Clara (Lucia Bosé) è una commessa milanese “scoperta” dal regista Gianni (Andrea Checchi) e dal produttore Nardo (Gino Cervi). Viene lanciata nel mondo del cinema ma c’è sempre il dubbio che sia in realtà una “cagna maledetta”, come direbbe Renè Ferretti.

Il regista la sposa, e ovviamente non vuole più che lei abbia i ruoli da stellina sexy che il produttore le offre. Anzi, scriverà per lei un grande ruolo tragico, quello di Giovanna D’Arco. Ovviamente andrà a finire malissimo, tra un divorzio e una caduta professionale.

Nella cornice del melodramma borghese ibridato con il sottogenere (allora non ancora così codificato) del “film nel film”, Antonioni apre squarci di disagio esistenziale essenzialmente nella composizione delle inquadrature e nel silenzio di alcune immagini. #recensioniflash

VORTEX (Gaspar Noè, 2021)

Guardare Vortex di Gaspar Noè (su Mubi) è un’esperienza totalizzante che mette fortemente a disagio. Perché guardarlo dunque? Essenzialmente, per me, soprattutto curiosità: un film con due protagonisti bizzarri come Dario Argento e Françoise LeBrun (di La maman et la putaine).

Ovviamente non sapevo null’altro del film, ed ecco la mazzata: è la storia di una coppia anziana lui cardiopatico lei con alzheimer che convivono in un appartamento asfissiante e pieno di libri, medicinali, stoviglie, ricordi le cui azioni vengono viste per più di due ore di film sempre in split screen.

C’è un unico momento in cui i due coniugi si prendono per mano e attraversano la cornice nera che li divide sempre. La camera di Gaspar Noè li segue di spalle o frontalmente mentre fanno le loro cose quotidiane, accompagnandoci sempre di più sull’orlo dell’abisso. Perché ovviamente non finirà bene.

C’è anche un figlio (Alex Lutz) che insiste perché i genitori si trasferiscano in una casa di riposo e che a sua volta ha problemi (apparentemente risolti) di tossicodipendenza.

È un film sulla morte, che parla di malattia, vecchiaia e decadimento fisico e mentale. Che ti porta proprio in quei posti lì, e che può risultare intollerabile. Il finale è straziante più che altro per come mette tra parentesi tutta l’esistenza umana, oggi ci sei, domani chissà. #recensioniflash

BRIAN AND CHARLES (Jim Archer, 2022)

Una piccola chicca inglese, un bizzarro fairytale a base di manichini robot e inventori un po’ pazzi che trovano l’amore nonostante il bullismo dei villici.

Brian (David Earl, riconoscibile dalla sua carriera televisiva con Ricky Gervais) è un po’ lo sfigato del suo paese nel Galles: vive in un cottage malandato, non sembra avere un lavoro e passa il tempo a progettare invenzioni assurde. Prende dei “pezzi” in discarica e se li porta a casa trasformandoli in altro. Quando trova una testa di manichino decide che è il momento di costruire un robot.

Il robot, chiamato Charles (Chris Hayward) parla con voce alla Stephen Hawking, è una IA inizialmente stupita e meravigliata di ogni cosa nel mondo, uno spirito puro e libero la cui massima aspirazione è conoscere e vedere il più possibile.

Ma nel villaggio ci sono dei loschi bifolchi che stanno organizzando l’annuale falò celebrativo, e indovinate che vogliono mettere tra le fiamme? Brian and Charles è un buddy movie, una commedia che si candida ad essere il bromance dell’anno, ma è anche un po’ folk horror nella misura in cui la campagna inglese sembra sempre molto inquietante. Il film mantiene il giusto equilibrio tra i due generi: sorprendente. #recensioniflash

Athena: un piano sequenza iniziale così non lo vedrete in nessun altro film. La storia, si capisce subito, è di quelle tipo La Haine di Kassovitz: giovane immigrato ucciso dalla polizia nelle banlieue, segue rivolta. Ci sono tre fratelli, ognuno con il suo carattere e il suo background, che reagiscono alla morte del quarto fratello.

All’inizio del film, appunto, Abdel (eroe di guerra, integrato nel sistema) tiene una conferenza stampa; Karim (il fratello inquieto) lancia una molotov e semina il panico. Da lì, sequenza da far esplodere il cervello, senza stacchi, in cui c’è l’assalto della folla alla stazione di polizia. Fidatevi che non avete mai visto nulla di così esaltante.

Purtroppo poi Athena (che incidentalmente è di Romain Gavras, figlio del più noto Constantin Costa Gavras), non mantiene la stessa tensione della prima mezz’ora e si perde un po’, tra il terzo fratello gangster (Moktar) che pensa solo a sé stesso e una sorta di terrorista il cui ruolo sembra essere quello di farci pensare che i tre fratelli non sono poi così violenti, insomma, c’è di peggio. Ma comunque, insomma, avercene di film così (si vede su Netflix). #recensioniflash

ONE CUT OF THE DEAD (Shinichiro Ueda, 2017)

È quantomeno curioso rivolgersi a Mubi per scovare uno degli horror più freschi degli ultimi anni. One Cut of the Dead di Shinichiro Ueda è un film da vedere senza saperne nulla, o sapendone molto poco. Cercherò dunque di dire molto con poche parole.

Nei primi 40 minuti di film vediamo una troupe che gira un film di zombie in una location abbandonata nella campagna giapponese. Si suppone che fosse un luogo dove l’esercito sperimentava per trasformare i soldati in zombie. Il regista è un po’ dispotico, gli attori sono stanchi, le dinamiche da metacinema si sprecano. Poi alcuni zombie veri iniziano ad attaccare i membri del cast (a loro volta truccati da zombie).

Smettete di leggere qui se non avete ancora visto il film.

Quello che si capisce da metà film in poi è che One Cut of the Dead essenzialmente non è un film di zombie, ma un film sul cinema, sul fare cinema, sull’industria cinematografica in genere. È un horror che non è un horror, o meglio lo è finché il regista ci fa credere che lo sia. Spiazzante, ironico, da rivedere daccapo dopo averlo finito. Nonostante sia del 2017 per me una delle sorprese di quest’anno. #recensioniflash

BLONDE (Andrew Dominik, 2022)

Ho visto Blonde con molto ritardo rispetto all’hype (negativo) che circondava il film. Detto sinceramente, non avevo molta voglia di vederlo perché i film “divisivi per forza” non sono molto nelle mie corde. Poi mi sono fatto attirare da un paio di recensioni positive e ho capito che ovviamente, come sempre in questi casi, la shitstorm era più che altro strumentale, e non era riferita al film in sé.

Blonde è un horror di tre ore che per caso ha Marilyn come protagonista. Blonde è un film sui traumi dell’infanzia che segnano per tutta la vita, è uno studio sul patriarcato, un film a tesi sul rapporto tra la maschera e il volto.

Dico horror perché Blonde mi ha fatto pensare a Lynch, a Cronenberg, a Polanski molto più che non ai film di Marilyn stessa, così filologicamente ricostruiti da Andrew Dominik da lasciarti in confusione se si tratti di materiale d’archivio o meno. Blonde è tratto da un libro di Joyce Carroll Oates che già di suo si presentava come un’opera di fiction sulla vita della diva – non certo un documentario.

Ana De Armas si cala completamente in questo personaggio/Marilyn, metafora del corpo sessualizzato della donna, mostrandoci esplicitamente tutte le storture della società degli uomini. Tanti formati e stili diversi all’interno del film (e anche la musica di Nick Cave e Warren Ellis) ci aiutano a “prendere le distanze” da un materiale incandescente.

Certo, Marilyn non era solo questo. Ma Blonde, è evidente, non è un film biografico. #recensioniflash

WENDELL & WILD (Henry Selick, 2022)

Ottimo film di Halloween per famiglie, Wendell & Wild è un film in stop motion di Henry Selick (il maestro indiscusso del settore) scritto e prodotto dal re mida dell’horror (post)moderno Jordan Peele. Se avete visto Una vita da zucchina (anche quello un film scritto da una persona che normalmente ha poco a che fare con il mondo dell’animazione, Céline Sciamma), le premesse sono simili.

Scena straziante di morte dei genitori, sequela di orfanotrofi, carcere minorile, occasione di redenzione in una scuola di suore. Da lì però si parte con una giostra colorata ed estremamente ironica di punk rock, satanismo, cadaveri resuscitati con crema per i capelli, gentrificazione, omicidi, scuole cattoliche, cacciatori di demoni e via dicendo.

Wendell e Wilde sono due giovani demoni che si connettono con Kat, la ragazzina coi capelli verdi che all’inizio perde i genitori in un incidente. Loro vogliono costruire un luna park satanico nel mondo dei vivi e lei vorrebbe resuscitare i suoi: un’ottima base per un patto demoniaco… cosa potrebbe andare storto?

Tra un orrore e l’altro (ma il tono è molto Scooby Doo, non c’è nulla di veramente spaventoso, o comunque non più di Nightmare Before Christmas o La sposa cadavere) si parla di traumi, di come superarli, di accettazione di sé e di crescita. Il risultato finale è veramente interessante.

Character design spigoloso ma affascinante, musica di Tv On The Radio, X-Ray Spex e Death, una chicca da non perdere. #recensioniflash

NIGHTBOOKS (David Yarovesky, 2021)

I bambini hanno bisogno di orrore, e Nightbooks (su Netflix dall’anno scorso, ma l’anno scorso la Creatura aveva 8 anni e rifiutava di vederlo, adesso invece no) è un perfetto film horror entry level per bambini che non fa sconti e fa veramente abbastanza paura (considerando il target, dico).

Prodotto da Sam Raimi e Robert Tapert (già una garanzia), Nightbooks è una variazione sul tema delle Mille e una notte incrociato con le classiche fiabe dei Grimm (in particolare Hansel e Gretel). Alex è un bambino un po’ nerd appassionato creatore di storie paurose che viene rapito da Natasha, una strega superglamour e molto cattiva (Krysten Ritter).

La strega vuole ogni sera un racconto di paura diverso (il che permette di incastonare nella trama principale alcuni gustosi cortometraggi horror realizzati in tecnica mista) per lasciar vivere Alex le la sua compagna di sventure Yasmin (un’altra bimba che vive nell’appartamento della strega, che già di per sé è un set fantastico).

C’è moltissimo lavoro sui personaggi (pochi e ben scritti), il production design, i costumi, le creature e la colonna sonora sono degnissimi e contribuiscono a creare un’atmosfera da vero scary movie.

Ci sono misteri da svelare, colpi di scena, azione, momenti di schifo (splatter caramelloso, lo definirei) e un “mostro finale” diciamo degno di Raimi, quindi fottutamente spaventoso. Il bambino che è in me ha goduto molto, devo però capire se verrò svegliato stanotte dal bambino che dorme di là. #recensioniflash