FALLEN LEAVES, KAURISMAKI COME CHAPLIN

Era un tot di tempo che non vedevo più un bel film di Kaurismaki. Ho la sensazione che l’ultimo fosse Le Havre, ma potrei sbagliarmi. Infatti leggo che c’è stato ancora un altro film dopo Le Havre ma non mi ero preso la briga di vederlo.

Nei tardi anni ‘80, quando Kaurismaki era se non il mio regista preferito quantomeno “uno dei”, faceva questi film tipo Ombre nel paradiso, Ariel o La fiammiferaia. Foglie al vento sta dalle parti di quei vecchi film, con una sorta di “stilizzazione” in più che ormai sembra maniera ma coinvolge sempre. O meglio, non coinvolge, perché come sempre non c’è nulla di sentimentale o retorico, ma diciamo che “avvolge”.  

I due protagonisti, esemplari del nuovo proletariato urbano di Helsinki si muovono tra un bar e un cinema, tra un locale di karaoke e una baracca o un monolocale ereditato. Si piacciono, si frequentano, ma lui è alcolista e la famiglia di lei conta troppi morti per alcol. 

Lei passa tre o quattro lavori, lui anche. Kaurismaki ci mette sotto gli occhi la realtà dei nuovi contratti di lavoro mentre al tempo stesso fa progredire a picccolissimi passi la sua storia d’amore. 

Foglie al vento (il titolo si capisce in un finale assolutamente chapliniano) è un piccolo film (81 minuti) che non ha bisogno di tanti espedienti per colpire al cuore. E ovviamente c’è il solito umorismo finlandese, del tipo che vanno a vedere The Dead Don’t Die di Jarmusch, restano impassibili tutto il tempo e una volta fuori lei dice “Non ho mai riso tanto in vita mia”. Imperdibile.