Posto che per me l’unico e solo Wonka è Gene Wilder, ero curioso di vedere questo prequel non tanto per il desiderio di capire quali modi creativi ci fossero per spremere più soldi da una proprietà intellettuale già sfruttata due volte, ma perché sono un bimbo di Timothée Chalamet e lui potrebbe arrivare a leggermi l’elenco telefonico e io lo guarderei lo stesso.
In ogni caso il Wonka di di Paul King (che non è purtroppo quel Paul King, ho controllato) è dignitoso. Come musical si difende, ha almeno un paio di numeri eccezionali (a me piace in particolare “Scrub Scrub”), c’è l’attenzione a prendere il meglio degli attori inglesi in circolazione (anche se Hugh Grant nei panni dell’Umpa Lumpa è francamente inquietante, ma forse è voluto).
Il problema se vogliamo è proprio Chalamet, che fa un Wonka molto dolce ma poco caratterizzato da quelle sfumature che Wilder (e in una certa misura anche Depp) interpretavano benissimo: il fatto di essere appunto un personaggio inquietante, allarmante, sociopatico e con una vena di follia subito sotto la superficie.
Ora, io non pretendo Joker, ma un qualcosa di diabolicamente zuccheroso sì. Fortunatamente ci pensano i villain del film (Slugworth, Prodnose e Fickelgruber) a dare un po’ di pepe alla vicenda con un manierismo degno di un cattivo Bond al caramello.
Boh, comunque carino, dai.