SOCIAL MEDIA WEEP

In questi giorni a Torino c’è la Social Media Week. Un’occasione unica per riflettere sui mezzi partecipativi di comunicazione on line e sul loro utilizzo potenziale nelle imprese, nella scuola, nella Pubblica Amministrazione. Io lavoro a un tiro di schioppo ma non mi è consentito assentarmi dall’ufficio per seguire i panel (nonostante, tra parentesi, in ufficio ci sia in ballo un grosso progetto “social” che avrebbe tutto a che fare con la SMW). Poco male, perlomeno posso collegarmi in streaming.

Il punto è che ormai, a parte dare i numeri, non c’è nulla di nuovo da dire sui social media, fanno parte della vita come le macchinette del caffè o le caraffe che depurano l’acqua. Voglio dire, sono immersi nel quotidiano e percepiti come una situazione interattiva (o di espressione personale) assolutamente naturale. Vero è che molte delle persone / imprenditori / funzionari / insegnanti che li usano avrebbero bisogno di un po’ di alfabetizzazione in più.

Ma anche i professionisti della rete più scafati (come il sottoscritto, hahaha) a volte si trovano in un pantano senza speranza. Tutto questo parlare di social media negli ultimi giorni mi ha fatto pensare. Da quanto tempo sono immerso in questo mondo cosiddetto 2.0, read-write, partecipativo? Mmm… più o meno dal 2003, quindi 9 anni. A quando risale la mia prima iscrizione a un social media? ClaimID mi aiuta a ragionare: l’anno è il 2005, il servizio è Flickr, seguito a ruota da LinkedIn.

Se penso che in 7 anni ho provato tra i 25 e i 30 social media, mi viene immediatamente il terrore del detrito. Se poi sul lavoro si predica bene (policy di utilizzo dei social media, analisi della web reputation) e nella rete si razzola male, il livello di disagio si alza ulteriormente. Oggi quindi ho pensato di togliere un po’ di polvere e scatoloni vuoti dalla mia casa virtuale. Vi ricordate di Pownce, Jaiku, Ning, Orkut, Songza, Dipity, solo per fare qualche nome? Ecco, se li avete dimenticati forse è anche meglio. Io c’ero, e vi assicuro che non è facile spazzar via i detriti sotto un tappeto.

E se adesso sono comunque iscritto ad almeno 20 social media, quelli che uso quotidianamente si contano sulle dita di una mano. Senza contare che da più di un anno non lascio – per un motivo o per l’altro – quasi nessuno spazio alla riflessione che può consentire un post un po’ più lungo su un blog. Ma blog è una parola obsoleta, se la dici oggi ti guardano anche un po’ male. A dire blog ti senti vecchio, e forse è così. D’altra parte ormai sono circa 3 anni che non mi iscrivo a nulla. Ho smesso prima di Foursquare. Ho dribblato con classe Pinterest. Ho accolto Instagram perché è la più grande idea fotografica dopo l’autofocus.

Ma per il resto, sono a posto così, non mi lamento.
La mia reputazione è sempre stata ambigua, anche offline, e mi è sempre stato bene così.
Anche se per me, questa Social Media Week sta diventando più che altro Weep.

 

 

LA VERTIGINE DELLA LISTA

Stamattina mi alzo e penso che: a) è il mio ultimo giorno prima di un po’ di meritate ferie; b) siamo al volgere dell’anno solare e per gli ossessivo compulsivi è tempo di liste, liste, liste!

Avevo una mezza idea di ficcarci dentro anche una personale lista di highs and lows del 2011, con una sorta di bilancio e tutto. Poi ho pensato no way!, sto scrivendo questo post mentre cammino sotto i portici e dentro la metro e mi sembra che mi sto facendo già abbastanza una figura da piciu così.

E poi in fondo lo sanno già tutti che il mio 2011 è stato una merda (casa nuova in sé e per sé esclusa). Quindi state pronti, che arriva la lista. Nuda, cruda e senza link, che stavolta non c’ho tempo. Cercateveli voi.

FILM
Drive / Le Havre / Super 8 / Habemus Papam / Fast & Furious 5 / Le idi di marzo / Rango / Source Code / Carnage / Le avventure di Tin Tin

Siccome sono un precisino, vi metto anche i cinque migliori film che mi son perso per ignavia o distrazione:
Attack the Block / This must be the place / A dangerous method / The artist / Tomboy

LIBRI
Bone (vol. unico) / La cavalcata dei morti / Il posto dei maiali / Scott Pilgrim (6 voll.) / La strada / Generazione A / Espiazione / Povera Piccina / Intorno al mondo con zia Mame / Il cimitero di Praga

Letti nel 2011, eh. Poi magari capita che voi li avete già letti da anni

ALBUM
Likke Li – Wounded Rhymes / Anna Calvi – Anna Calvi / Dead Skeletons – Dead Magick / Beastie Boys – Hot Sauce Committee Part II / Metronomy – The English Riviera / Beirut – The Rip Tide / Bon Iver – Bon Iver / PJ Harvey – Let England Shake / Kanye West & Jay Z – Watch the Throne / The Black Keys – El Camino

Questi dovrebbero essere tutti 2011, e tutti come sempre molto eterogenei… enjoy!

SERIE TV
Game of Thrones / Wilfred / American Horror Story / 2 Broke Girls / The Fades

Ovviamente si tratta solo dei debutti 2011, poi le serie in corso son le solite dai, non me le fate ridire ogni volta.

APPS
Miso / Whatsapp / Pixlromatic / Halftone / Soundcloud / Italiansubs / Flipboard / Imdb Trivia / Wunderlist / Groupon

“Ma perché cazzo stai sempre attaccato a quel cazzo di iPhone, io prima te lo brucio e poi te lo butto nel cesso“.

(Che poi il quoting adesso non vale più, dato che la Titti ha la scimmia smartphone più di me).

E buon anno, eh.

THE END IS NIGH

Ciao a tutti.
A quanto pare questo potrebbe essere l’ultimo post di questo blog, così come lo conosciamo. Il simpatico servizio di hosting dal quale mi servo (webhostingbuzz.com) ha deciso – da tre mesi a questa parte – di avviare una crociata contro casaizzo.com, reo di creare grossa crisi nel server per cause non ben definite (e comunque per me praticamente incomprensibili). Sempre a quanto pare, perché mi limito a riportare quanto mi dicono gli insonni guardiani del servizio di assistenza, c’ho i “cron jobs” che impazziscono, c’è baruffa nel mio WordPress, ho i plugin che fanno i capricci, e una svariata serie di magagne tra cui non ultimo il fatto che “quando qualcuno legge un mio post la query va in loop e si autofagocita“. O qualcosa del genere. Insomma, roba da inferno dantesco.

In questi tre mesi in cui avete visto apparire il sito a sprazzi (tipo un giorno sì e otto no) io ho nell’ordine:

  • modificato il file .htaccess senza veramente sapere cosa stavo facendo
  • creato un file robots.txt senza realmente capirne il significato
  • disattivato una marea di plugin (ma a quanto pare non serve)
  • pasticciato il file wp-config.php disabilitando i cron jobs (un po’ come i blow jobs ma meno piacevoli)
  • pulito il database aprendo il misterioso PhpMyAdmin a rischio esplosione di tutto
  • inserito un plugin di cache la cui configurazione è più complessa di un pannello della NASA
  • ottimizzato l’ottimizzabile
  • incrociato l’incrociabile

Ora non so più che fare. Gli arcigni censori del servizio di hosting mi dicono che devo “disabilitare WordPress“. Ok, ma come posso verificare se i miei interventi hanno avuto buon fine se comunque devo disabilitare WordPress? Allora tanto vale che mi oscuriate il sito per sempre e la facciamo finita. Dato che poi, come è noto, è un sito che fa più accessi di Wikipedia e YouTube messi insieme!

Comunque.
Mi potete aiutare in diversi modi: magari avete capito il mio problema per scienza infusa, o conoscete i polli di webhostingbuzz.com e sapete cosa devo fare esattamente per fermare le loro paranoie, oppure mi potete consigliare uno shared hosting economico e meno pistino.
Fate voi. Sempre se volete continuare a leggermi.
Altrimenti, come diceva quel tale, “Good morning, and in case I don’t see ya, good afternoon, good evening, and good night!”…