CANTO MATTUTINO DEL FORMATORE ERRANTE

Una nuova settimana. Già questo di solito mi mette in agitazione. Sarà diversa da quella di prima? Sarà più facile? Più difficile? Ci sarà qualcosa di nuovo? Certo. E’ importante che ci sia sempre qualcosa di nuovo, per non appiattirsi. Ma è altrettanto importante che ci sia qualcosa “di routine”, per non sclerare in ogni momento. Dopo questa riflessione filosofica degna di John Locke (strizzatina d’occhio), passiamo al problema principale.

Forse non dovrei scriverlo qui, ma sono in cerca di consigli e pacche sulle spalle. Oggi comincio un corso allo IED di Torino, in cui formerò le menti dei giovani virgulti del primo anno su cosa vuol dire impostare un progetto video, realizzando e gestendo contenuti multimediali all’interno di un progetto di comunicazione. Devo confessarlo. A me questo argomento sembra trattare tutto e niente. Non l’ho scelto io, fosse per me avrei insegnato Storia del cinema 1 e 2 o Tecniche di ripresa (che nella teoria son molto bravo anche se nella pratica son pigrissimo). Non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di pensarci. Invece è una settimana che mi scervello a preparare non dico le slide, ma una scaletta convincente per la mia prima lezione di oggi.

Stanotte ho fatto i primi sogni d’ansia da un bel po’ di tempo a questa parte. Nei sogni la moto non partiva, arrivavo tardi in segreteria, gli studenti mi guardavano e mi ridevano in faccia, io facevo scena muta, gli studenti si facevano i cazzi loro con palmari e cellulari durante la mia lezione (beh, questo è un derivato del fastidio da Barcamp), gli studenti mi facevano domande poco pertinenti, gli studenti mi facevano domande troppo pertinenti… Non so.

Penso che l’importante sia catturare la loro attenzione. Sta di fatto che è la prima volta che interagisco con gente di questa età. L’esperienza di formatore ce l’ho, e anche cospicua. Ma ho sempre tenuto corsi per adulti. Andrà tutto bene? Per ora ho avuto il mio primo successo: sono riuscito a svegliarmi alle 7 per anticipare di un’ora tutta la giornata ed essere lì alle 16.30. Per il resto, incrocio le dita.

COME STARANNO 210 GEEK IN UNA STANZA CHIUSA?

Il Barcamp Torino 2008 è stato decisamente un successo. Non è nemmeno il caso di sperticarsi, insomma… 210 partecipanti (contando solo quelli registrati, quindi saremo stati almeno 250) sono più di quanto la sede stessa dell’evento poteva gestire. Caldo, mancamenti, cali di zuccheri all’ordine del giorno. Però: diversi curiosi non digitali (insomma non proprio tutti e 210 geek, diciamolo). Diversi interventi stimolanti a livello politico, culturale e perché no anche psicologico (contrapposti ai soliti interventi supertecnici da addetti ai lavori). In ogni caso luogo principale di confronto reale tra gente che altrimenti si rapporta solo in rete data la lontananza fisica.

Passando dall’entusiasmo all’irritazione, non mi abituerò mai al fatto che mentre seguo un intervento, che so, sui possibili sviluppi del mercato dell’editoria, mi giro per dare un’occhiata alla sala e su 50 partecipanti 49 invece di seguire il discorso (o magari seguendolo comunque, si sa che i geek sono multitasking) stanno furiosamente digitando su macbook palmari cellulari blackberry eee o portatili vari. Cosa digitano? Twittano, relazionano a quelli che non son potuti venire sui temi della giornata. O magari si stanno solo facendo i cazzi loro, chi lo sa. Sta di fatto che io se fossi un relatore mi scazzerei. Lo so, sono impopolare, ma è così. Sarà la vecchiaia che incombe.

D’altronde io sono il primo ad essere curioso delle novità tecnologiche, ma c’è modo e modo. A volte, aggirandomi per il Barcamp mi sembrava che la gente facesse a gara a chi l’aveva più grosso (o più piccolo). Il portatile, intendo. Anche Elena condivide con me l’idea del tecnocoso (cellulare o palmare che sia) come sostitutivo del pene. Arsenio resta perplesso (anche lui, come me, non ha un cellulare di ultima generazione e soprattutto… ce l’ha piccolo), ma concludiamo che noi “non abbiam bisogno di sostitutivi“…

Ma insomma, a parte queste zone d’ombra, sono riuscito a cazzeggiare un po’ con Sonounprecario (lui è Hansel veramente, tenetelo d’occhio!), a restare per mezz’ora affascinato da Palmasco, un fotografo di Flickr che ha allestito un vero e proprio studio in una saletta (guardarlo lavorare insegnava veramente qualcosa sulla fotografia) e un’altra buona mezz’ora a guardar disegnare Etere e i bravissimi ragazzi della Scuola di Comics di Torino (la ragazza disneyana e il ragazzo marveliano – non ricordo i nomi, scusate). Vorrei andarci anche io in quella scuola… come sceneggiatore, ovviamente. Che a disegnare non valgo una cippa. A proposito, come ci stanno 210 geek in una saletta da pranzo? Ovviamente 110 prima e 110 dopo. In una educata e ricca di palmari turnazione per il pranzo!

A CENA CON I BLOGGER

Al di là di quei due o tre loschi figuri che conosco e frequento abitualmente, le cene con i blogger sono sempre un fenomeno strano. Uno pensa che si parli solo di iPod, WiMax, tecnologie innovative in genere. Invece si finisce sempre a parlare di gnocca (non me ne vogliano le meravigliose vicine di tavola) e di politica vagando qua e là per il locale perché la tavolata media va dai 20 ai 40 coperti, e non riuscirai mai a parlare con tutti. Ogni volta ci sono almeno due o tre (e a volte fino a dieci) persone mai viste prima che si presentano alternativamente dicendo “ciao, tu non mi conosci ma io ti leggo” o “ciao, io non ti conosco ma tu probabilmente mi leggi”… Ma soprattutto (questo, lo confesso, capita a me: ma son sicuro che succede anche ad altri, solo che non osano dirlo per non intaccare il loro status da blogstar) ci sono quelli cui stringi la mano dicendo “ciao, io sono pietroizzo” e loro ti dicono “sì, lo so, ci siamo già visti un paio di volte a un barcamp/webdays/stateofthenet/raduno/cena”. Quelli sono i più insopportabili. Perché mi mettono impietosamente di fronte all’irrimediabile degrado della mia memoria a breve termine.