ARIA DI OLIMPIADI, ARIA DI LIBERTA’

L’aria olimpica fa se non altro venir voglia di dare un’occhiata più da vicino alla propria città. Non tanto alle strutture olimpiche (sono poco sportivo e poco amante del casino, perciò credo che Oval, Palavela, Stadio Olimpico e tutte queste belle cose me le andrò a vedere a Marzo). Parlo proprio di quei posti che – con l’occasione olimpica – si ristrutturano un po’ e si danno un tono da metropoli proiettata nel futuro. Quando invece non c’è niente di più deliziosamente sabaudo. Il Museo Egizio e il Museo di Scienze Naturali fanno parte di questa categoria di posti. Li puoi vedere in pausa pranzo, se lavori in centro. Polverosi, odorosi di antica pergamena, di mummia, di tassidermia. Con quelle vetrine fine ottocento, i cartigli vergati con la penna d’oca dai coraggiosi esploratori e naturalisti piemontesi. Con quei disperati tentativi di cartelloni colorati per attirare l’attenzione delle scolaresche imbizzarrite (è tradizione taurinense che questi due musei vengano visti una sola volta nella vita, possibilmente all’età di 7 anni). Con quei custodi tristi, scazzati, nerovestiti e perennemente impegnati a parlare fitto a bassa voce tra loro o ad aggirarsi come automi tra i corridoi deserti proclamando a intervalli regolari "Non si toccano le vetrine". Con quella cornice barocca e sorprendente data dal palazzo dell’Accademia delle Scienze (il Museo Egizio) e dall’ospedale San Giovanni "Vecchio" (il Museo di Scienze Naturali).  Con quei piani seminterrati assolutamente in contrasto con il resto del percorso espositivo: nuovi, inquietanti, asettici. Andarci in pausa pranzo vuol dire far echeggiare i propri passi sul palchetto scolorito, respirare il silenzio e perdersi nel meraviglioso sogno di essere una sorta di Indiana Jones / Dottor Pautasso in missione in Egitto, in Australia o in qualche terra lontana. Magari tra gli Inuit, oggetto di una pregevole mostra al Museo di Scienze. Poi, lo confesso, ho fatto un salto anche in Piazza Solferino (la quarta piazza stravolta di Torino). Perché volevo vedere l’iceberg colorato davanti alla fontana angelica (per la precisione, il "Dente del gigante" di Richi Ferrero e Carmelo Giammello). Assolutamente fuori luogo e perciò stesso geniale, questa scultura multicolore non si limita ad essere. Produce suoni inquietanti sotto gli occhi dei torinesi scettici ("Era tanto una bella piazza" è il commento più frequente). Purtroppo pare che lo sposteranno alla fine delle Olimpiadi. Peccato. Chiederò al Chiampa se me lo posso portare a casa io. Starebbe da dio sul mio tavolino del kitsch.

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10 risposte a “ARIA DI OLIMPIADI, ARIA DI LIBERTA’”

  1. visto che chicca? e tutto in polacco!

    Comunque il baracchino fighissimo lo vendono i europa ma a 250 euri, e’ un rivenditore inglese : http://www.djempire.co.uk/prodinfo.php?ProdID=2577

    se clicchi sualla bandierina ti da il prezzo, ma la domanda e’: non ci costa meno farlo venire dagli usa con qualche amico pagando l’iva??? e la risposta e’…SI

    dunque industriamoci: ho gia’ pensato a dove posizionarlo…..;-)

    ciaoooo

  2. Mi chiamo Francesco, e per la cronaca due anni fa o dato con te il concorso alla camera (azz sono arrivato quinto!). Ho trovato il tuo blog nomiricordoneanchecomeinrete scomprendo che l’autore era il vincitore del suddetto!

  3. Anonimo/a: grazie della segnalazione, fuso io che avevo letto male i riferimenti sul sito di Torino 2006!!! Correggo subito, ma tu chi sei?

  4. MC: il blog polacco omonimo è una FIGATA! Il piatto del giradischi è figo secondo me… ma qui non lo vendono ancora comunque mi sembra un bel gadget per chi ha tanti vinili!

  5. Ciao, ogni tanto leggo con piacere il tuo blog e..i segnalo che il “Dente del Gigante” è di Riki Ferrero e Carmelo Giammello. non di d’Ottavio!

  6. mi dai un consglio? il piatto per il vinile e’ davvero una figata? perche’ quasi quasi lo compro…ma vorrei al consulenza di un esperto….

    fammi sapereeee

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