L’IMPOSSIBILITA’ DI ESSERE NORMALI

C’è chi dice che non è il miglior Burton, perché non è "burtonesco". Eppure, secondo me, Big Fish è proprio il concentrato di tutto il mondo di Tim Burton da Frankenweenie in poi, con in più qualcosa di nuovo. Edward mani di forbice e Beetlejuice sono due capolavori assoluti di film "burtoneschi". Dopo quelli, il "burtonismo" poteva diventare maniera o autocitazione ironica. Ed Wood, fino adesso a mio avviso il suo film migliore, è un vero film di Tim Burton, senza essere per forza assolutamente burtonesco. Come Big Fish. La grossa novità che i detrattori del film non perdonano al regista è l’iniezione di realtà (o meglio di realismo) nell’atmosfera burtoniana. Invece secondo me è proprio il contrario. La fantasia, di cui Burton si nutre, non è più fine a sé stessa. In Big Fish la fantasia corrode la realtà, la investe e la divora, malinconicamente o allegramente o in entrambi i modi, come è tipico del regista. La storia dell’uomo bigger than life che fa della sua vita una continua narrazione, trasponendo (o facendo trasporre) anche la sua morte su un piano di realtà differente è significativamente il massimo cui Burton poteva giungere – volendo prendere per filosofia il suo approccio alla vita e al fare cinema. In Big Fish c’è il paese di Edward mani di forbice e c’è il castello dell’inventore, c’è il genio ostinato di Ed Wood e c’è il Pinguino di Batman il ritorno. C’è il circo, il freak, la mostruosità e il portento come normalità. C’è la lacrima facile, se vogliamo – o forse sono io che mi lascio influenzare dalla mia storia personale. Ma credo che al di là di questo chiunque senta la tensione tra il piano della realtà e quello della fantasia non possa fare a meno di sentirsi toccato. Menzione speciale a Billy Crudup (il figlio) per essere riuscito bene nel ruolo più difficile: quello dell’unico personaggio dimesso in un mondo di totale stravaganza. Dev’essere una bella fatica fare il normale in un film di Tim Burton…!

2 risposte a “L’IMPOSSIBILITA’ DI ESSERE NORMALI”

  1. gli incubi di Burton non hanno mai fatto male, è vero, ma perché dovrebbero? Diamo a Lynch quel che è di Lynch e a Burton quello che è di Burton… 😉 Non è una soluzione, ma è comunque una novità stilistica che molti hanno denigrato facendomi una testa così prima che lo vedessi e che a me (forse per reazione) ha incuriosito molto.

  2. io non credo che la soluzione per Burton sia fare film con un rapporto con la realtà. Mi sembra tipicamente americano, questo aggrapparsi ad una spiegazione, a questa certezza de “questo esiste, quest’altro no”. Se i Wachoscky avessero avuto più classe, Matrix Revolution sarebbe rimasto un grosso punto interrogativo, proprio come un libro di Dick.

    La realtà non salverà Burton. L’unica cosa che può salvarlo è una maggiore consistenza dei suoi sogni e dei suoi incubi.
    Gli incubi di Lynch fanno male.
    Quelli di Burton no.

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