IO CAPITANO, REALISMO E VISIONI

Garrone sintetizza in questo film il suo realismo e la sua visionarietà consegnandoci un’opera di cinema “puro”, una storia di migranti costruita come un film d’avventura “di una volta”, una serie di facce e di luoghi indimenticabili. Un film costruito sui primissimi piani, sempre addosso al protagonista Seydou (Seydou Sarr) e al cugino Moussa (Moustapha Fall), e sui campi lunghissimi sulle strade del Senegal, nel deserto del Sahara, a Tripoli, sul Mediterraneo.

Io Capitano è tutto recitato in francese e in wolof, si percepisce che nella sceneggiatura ci sono le voci di persone vere che hanno affrontato quel viaggio e quelle difficoltà per davvero, e c’è la scelta bellissima di parlare non tanto di migranti per cause di guerra o di povertà, ma di migranti “aspirazionali”. Seydou e Moussa vorrebbero sfondare in Europa come rapper. Il tipo di migrazione che anche noi italiani intraprendevamo quando a inizio ‘900 andavamo nelle americhe.

Ovviamente il viaggio non è come pensavano, e ai primi compagni di viaggio lasciati morire tra le dune, il terrore comincia a segnare i volti dei due ragazzi, che al confine libico vengono anche separati. Garrone ci fa appassionare alle loro vicende senza risparmiarci nulla anche delle torture nelle carceri libiche, il sangue, le ferite, i morti, tutto quello che l’occidente fa finta di non sapere.

Gli squarci di visionarietà, come la donna volante del manifesto, la fontana nella villa da Mille e una Notte, la piattaforma petrolifera che sembra un regno fiabesco in mezzo al mare, il ritrovamento tra i due cugini punteggiano il film rendendolo un’esperienza veramente coinvolgente. Il film si conclude quando la nave con i ragazzi a bordo arriva in Sicilia, con le lacrime di gioia di Seydou. Ovviamente noi italiani sappiamo che c’è ben poco da ridere e che da lì comincerà per gli sbarcati l’ennesimo calvario.

Ma Garrone decide di interrompere qua, in pratica ribaltando il punto di vista e facendo vedere allo spettatore occidentale quello che lui non può vivere in prima persona. Sarebbe bello se un film così smuovesse coscienze. Non lo farà, ma io sono contento di averlo visto.