FISSO INTENSAMENTE IN CHECCHESSIA

Distratto (lat. distractus, p. p. di distrahere) – Tratto in parti diverse; e metaf. detto di persona rivolta intieramente con l’animo, con l’attenzione, co’ sentimenti ad alcuni pensieri; fisso intensamente in checchessia (grazie a etimo.it).

Questa è la mia condizione naturale. Ed è un grosso problema. Se è vero che la felicità si ottiene soltanto rinunciando alla centralità del pensiero e lasciando andare il proprio ego per trasformarsi da goccia in oceano, il fatto di avere in testa sempre mille cose ostacola il processo di aderenza alla realtà, al qui e ora. Cioè, lasciar fluire la vita è una cosa. Lasciar fluire i pensieri è un’altra. Specie se ti perdi ad inseguirli.

Vediamo tre esempi di situazioni reali in cui io sono “tratto in parti diverse”.
1) Qualunque situazione implichi la guida di un veicolo (a rischio sbaglio strada o peggio)
2) Qualunque situazione implichi un’attesa per qualcosa (a rischio perdita diritto al posto in coda)
3) Qualunque conversazione affronti argomenti che nel dato momento non mi interessano (a rischio figura di merda)

Non è per niente facile sfuggire alla catena di verbi modali che si snoda costantemente nel mio cervello. Ma diciamo che per la maggior parte della giornata costituiscono un fastidioso rumore di fondo. Quando invece voglio riposare (e lo faccio almeno una volta al giorno per almeno trenta minuti, è importante) il coro dei voglio devo posso diventa più insistente, e il flusso dei pensieri si traveste da libro di Joyce, sviluppandosi dietro i miei occhi chiusi come un rotolo infinito di carta stampata.

In quei momenti, veramente, vorrei scrivere quello che penso. In quei momenti la mia distrazione diventa protagonista. Solo che sto riposando.

E quando riposo non riesco a fare nient’altro.

3 risposte a “FISSO INTENSAMENTE IN CHECCHESSIA”

  1. I verbi servili o modali in primavera andrebbero vietati. La primavera è fatta per l’ammmore, per il disimpegno e per tutto ciò che ne consegue.

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