FENOMENI DA BARACCONE: VAN HELSING

Le rassegne estive (l’Aiace di Torino ne ha organizzata una interessantissima sull’horror) servono da un lato a riscoprire capolavori del passato, dall’altro a vedere i blockbuster che nella stagione immediatamente precedente ti hanno fatto pensare "ma varrà poi la pena di spendere sette euro e rotti per vedere questa cagata?"… Nel caso di Van Helsing valeva sicuramente la pena spendere gli euro di un biglietto ridotto. Centoquarantacinque minuti di kolossal action/horror/baraccone dove Stephen Sommers (il regista di La Mummia) è riuscito ad infilare bene o male tutti gli altri famous monsters of filmland: Mr. Hyde, Dracula, l’Uomo Lupo e Frankenstein. C’è persino un becchino-citazione di Lon Chaney in London After Midnight. Una specie di Carletto il principe dei mostri, insomma, dove Carletto è l’atletico e marpionissimo Hugh Jackman, qui con mantello, cappellaccio e balestra a ripetizione. D’accordo, il film non è geniale e le soluzioni narrative lungi dall’essere originali sono anzi un bel po’ pasticciate e confuse. Però il film è spettacolare e in alcuni punti genuinamente meraviglioso (nel senso della meraviglia provocata dalla filologia in bianco e nero del prologo, dalla bravura dei production designers e dei matte painters, da alcune soluzioni visive adottate e dalla squisitezza gotica dei titoli di coda). A Van Helsing va anche il merito di un finale aperto e non del tutto scontato (OK, si preparano sicuramente per un sequel) e di un simpatico "ritorno al passato" che ha permesso alle nuove generazioni di apprezzare alcuni classici Universal (quei DVD verdastri a 12,90 che riportano in copertina "Uno dei film che ha ispirato Van Helsing").