DEXTER, IL SANGUE NON E’ ACQUA…

Già sapete che ogni tanto mi incisto (cfr. il Truzziario della lingua italiana alla lettera I) a seguire una nuova serie americana. E quando dico seguire intendo vedere una nuova puntata in ogni momento possibile della giornata fino ad esaurimento della serie stessa. Non nascondo nemmeno l’opinione, del resto credo generalmente condivisa anche dalla critica ufficiale, che è nei serial che si muovono le forze creative più interessanti della giovane America, e non nel cinema hollywoodiano che, salvo rare eccezioni è diventato una macchina (anche lui) seriale ma fatta di film per tutti, passabili in prima serata, senza scommesse perché tratti da soggetti già ampiamente testati (libri, fumetti, videogames, vecchie serie TV). Insomma, al cinema niente di nuovo, mentre sui network televisivi americani fanno a gara a chi fa il serial più di culto. E l’ultima novità, almeno per me, è Dexter (da poco anche su Sky), di cui qui ci siamo letteralmente bevuti tutta la prima serie (e ora siamo in procinto di attaccare con la seconda). Guardare Dexter provoca un paio di effetti collaterali niente male: 1) non si riesce a staccare il culo dal divano nemmeno per un attimo; 2) si assiste allo sviluppo della storia con genuina tensione… del tipo che non si riesce a digerire bene e si suda freddo. Dexter passa in USA su Showtime, la stessa rete di Masters of Horror… e ho detto tutto. Il sangue scorre a fiumi, ed è anche normale dato che Dex è un perito ematologo della polizia di Miami. Ma è anche un serial killer all’insaputa di tutti. Solo che le sue vittime sono altri serial killer! Insomma, ha una sua etica, trasmessagli dal padre adottivo, poliziotto anch’egli. Puntata dopo puntata, assistiamo a: Dexter che indaga con la sua squadra; Dexter che si apposta per conto suo per verificare quanto è cattiva la sua prossima vittima e poi la fa a fette; Dexter che finge di essere normale con la sua fidanzata remissiva e con la sorella sboccata; Dexter che viene a contatto (prima casualmente, poi in modo sempre più inquietante) con la sua nemesi, il killer del camion frigorifero (The Ice Truck Killer, uno dei cattivi più angoscianti mai visti sul piccolo schermo). Il tutto condito da improvvisi flashback di Dex che si fanno sempre più insostenibili via via che la serie procede. D’accordo, magari non è per tutti i gusti, ma una serie thriller così – per di più con un’idea di base tanto banale quanto geniale, il "killer dei killer" – non l’avevo mai vista. E poi, a insindacabile giudizio della Stefi e di molte altre blogger, Dexter è "puccissimo". E l’ironia, tra uno sgozzamento e l’altro, non manca. Vedere la sigla per credere.

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