DAMSEL: GIRL MEETS DRAGON

Damsel sulla carta è anche carino, non è il solito film col drago cattivo da ammazzare (cioè, sì, un po’ lo è ma non fino in fondo), ha un bel piglio e a parte una premessa tipicamente fiabesca un po’ campata in aria che giustifica tutto l’impianto narrativo seguente, ha anche un bel ritmo.

Il problema potrebbe essere che Millie Bobby Brown è un po’ troppo sfruttata da Netflix come la next big thing del cinema commerciale e lei povera ci si impegna di brutto, ma non riesce a bucare lo schermo come dovrebbe.

Perché per il resto siamo di fronte a un fantasy per ragazzi che mette insieme suggestioni da Alien e The Descent e che porta avanti un discorso di empowerment femminile che sì, OK, non ci può portare a definire il film “femminista” ma almeno mette in scena un’eroina interessante.

Millie deve sposarsi per forza con un principe belloccio, ma non si tratta del solito matrimonio combinato per dare un erede a un regno quanto piuttosto per dare una vittima sacrificale al drago che sta nascosto nella montagna. Che poi è un drago femmina, che negli anni ha divorato tante damigelle (“damsel”, appunto) per via di un accordo perverso con il re della premessa di cui sopra.

Senza spoilerare troppo (anche perché il film è un filo prevedibile), Millie e la draghessa ne faranno di tutti i colori spaccando culi e bruciando posti. Innocuo.

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