CRISI DI PANICO ALL’IPERMERCATO

Ci sono due luoghi che mi disturbano profondamente e che creano in me il desiderio fortissimo di essere all’altro capo del mondo. Gli ospedali e gli ipermercati. In particolare i grossi ospedali e gli ipermercati inseriti in un centro commerciale. Ora, per fortuna di ospedali in questi mesi si parla relativamente poco. Di centri commerciali, invece, no. Ti svegli alle 13.30, impastato, con l’alitosi e la certezza che ti abbiano preso a pugni la sera prima. Sai bene che si presentano davanti a te una serie di esigenze. Primo: mangiare. Secondo: comprare qualcosa da mangiare, perché nel frigo c’è la proverbiale crosta di formaggio. Terzo: vedere se Stefi trova la borsa che cerca in saldo. Quarto: fare benzina. Quinto: comprare un regalino per la bimba di mio cugino (vuoi mica andarli a trovare a mani vuote). Sesto: prendere qualche pianta per avere un po’ di ossigeno in casa. A Torino, come in tutto il mondo global, c’è solo un posto dove puoi fare tutte queste cose in un colpo solo: il Centro Commerciale + Euromercato + Ikea + Mediaworld. Britney Spears ci accoglie mentre parcheggiamo, ma subito la fame ci strazia e facciamo coda in uno dei fast food pieni di bambini urlanti. Poi arriva il momento di guardare i negozi. Ma non riesci a vederli, perché sei trascinato dalla corrente di corpi. Intanto penso a Dawn of the Dead (Zombi) di Romero. Poi è il momento della spesa, fatta accuratamente con lista da casa per non comprare cazzate. Ma non ce la fai. A non comprare cazzate, intendo. L’ipermercato non mi piace, mi mette l’angoscia, sento proprio il vuoto allo stomaco. Donne che si contendono l’ultima scatoletta di tonno e si insultano, bambini che corrono in mezzo ai carrelli e ti fanno inciampare, odori mai troppo freschi provenienti da ogni parte, annunci e musiche orribili, subdole promoter strategicamente posizionate nei luoghi più adatti all’imboscata… insomma io voglio scappare! E pensare che oggi l’ho persino proposto io, alla moglie sconfortata, di andare al centro commerciale per "fare tutto in un botto". Cinque ore dovrebbero essere bastate. Peccato che lei, adesso, è scesa nel supermercato più vicino a prendere quella manciata di cose che, ovviamente, si era dimenticata di mettere in lista.