In questi giorni di febbre (oggi non ce l’ho – o almeno così pare: che bello!) la mia mente ha prodotto immagini stranissime. Abissi inconcepibili e creature lovecraftiane che si agitavano pochi metri sotto le piazze più tranquille di Torino, statue in bronzo che mi parlavano e poi, con una semplice carezza sulla nuca, tornavano di bronzo, tram viventi che si trasformavano in enormi millepiedi, Zio Paperone che mi diceva "Lei ed io non siamo poi così diversi, signor Izzo", grandi cadute nel vuoto, incontri a sorpresa con i personaggi di Un posto al sole… Insomma, una vita onirica decisamente ad un livello superiore. Tra i vari personaggi che si sono avvicendati nel teatrino delle mie meningi, ci sono alcuni piccoli amici che meritano il posto d’onore. Si tratta degli amici Sanrio, Hello Kitty, Keroppi, Badtz Maru, Pochacco, Pekkle e compagnia danzante. Lo so che fa molto checca isterica, ma è da anni che io ho una predilezione indefinita per questi personaggini taaaanto carucci (a parte Hello Kitty che la impalerei). I miei preferiti in realtà sono Keroppi la rana e Badtz Maru il pulcino nero, di cui posseggo diversi oggetti assolutamente inutili ma molto trendy (quasi tutti oggetti di cartoleria). Ma, ora che S. Valentino si avvicina a grandi passi, c’è un altro personaggio (anzi due) che ossessiona la mia mente da dodicenne impazzito: non sono adorabili Pucca e Garu, la coppietta di nanerottoli giapu che saltellano allegri sul sito Puccaclub? Perché io, invece di essere un serio dipendente dello stato non posso essere un animatore delle deliranti storie d’amore di Pucca e Garu? Basta, per passare il tempo mi scarico gli schemi punto croce di Pucca e ricamerò con i fili colorati qualcosa in attesa che l’influenza passi del tutto…
L’URLO PRIMORDIALE
Fortunatamente, mio padre è stato espulso dall’ospedale…! La cosa offre subito il fianco ad una cena in famiglia per festeggiare e magari ad una visione comunitaria della prima puntata di Zelig (che tanto noi non potremmo vedere dato che il televisore è ancora in riparazione). Quando ci rendiamo conto che una cena il venerdì dopo il lavoro rischia di essere ancora più devastante delle solite cene di sempre, è ormai troppo tardi.
"Vuoi qualcosa prima di cena?"
"Ma già che me lo chiedi, magari un Crodino..:"
"E col Crodino? Olive? Cracker? Prendi le olive. Scarta i cracker"
"Aspetta, che fai? Un piatto per le olive e uno per i cracker…"
"Ma no, guarda che va bene anche solo il crodino"
"Ecco i cracker. O preferisci le olive?"
"No, ma va bene tutto, dai"
Mentre ci sediamo per sentire le ultime avventure ospedaliere, la nonna si affaccia (ore 19.15).
"Prepariamo tavola? Si mangia, dai… Lavatevi le mani!"
"Ma no, dai, mangiamo un po’ più tardi"
"Ah… e quando?!"
"Mah, tra mezz’ora..:"
A cena, la battuta preferita della nonna è "servitevi da soli", pronunciata mentre, in piedi, fa il giro del tavolo per servire a tutti il bollito.
"Vuoi dell’insalata russa? Prendi dell’insalata russa, Piè…"
"No grazie, sono a posto così, mangio un po’ di formaggio"
"E prendi almeno un po’ di formaggio, no?"
"Sì, appunto, lo sto mangiando"
"Ah, ecco… e prendi un po’ di insalata russa"
"No, magari solo un mandarino"
"Vuoi un mandarino? E non c’è il mandarino! Vuoi l’arancio? La banana? Un kiwi?"
"No, va bene così…"
"Assaggia l’insalata russa allora..:"
"Non mi piace l’insalata russa!!!"
"Ah… non ti piace? Ti è sempre piaciuta" (non è vero, ndr)
Ma veniamo a Zelig, e alla sua visione a 40.000 dB in salotto. Io e Stefi siamo di quelli che tengono il volume della televisione alto. Ma così sembra di essere sotto i bombardamenti. Nonostante ciò, la nonna mette le mani a coppa sulle orecchie per proiettarle in avanti ed esclama a momenti alterni "E che è? Non si sente niente!". La mamma, assolutamente imperturbabile, decide di raccontare per la millesima volta a Stefi di quanto ero cagone quando ero piccolo. Per farlo, deve riuscire a sovrastare il suono di Cochi e Renato che cantano. Io, allenato da 20 anni di vita familiare, riesco ottimamente nel mio famoso trucco della galassia parallela (la mente deve uscire dal corpo, per divenire totalmente impermeabile a qualunque cosa succeda nel raggio di 20 metri). Stefi soccombe. Arrivati in auto, come suggeriscono le riviste di psicologia, emette uno straziante e prolungato urlo per liberare la tensione e lo stress accumulato.
Il sabato, dopo un veloce giro di concessionari per iniziare a considerare l’acquisto di uno scooter nuovo, si cena dai suoi. Tutto sommato a casa di Stefi le cose sono molto diverse, e fondamentalmente si passano delle serate più tranquille. Pure troppo. La cena, infatti, è pronta alle 18.50.
"Vieni a tavola?"
"Ah, non mi ero accorto che fossero già le otto!"
"Infatti sono le sette, ma dato che è già pronto perché non cenare?"
Che risposta posso dare? Nessuna. Del resto è tutto buonissimo, la qual cosa mi tenta a strafocarmi di cinghiale che nemmeno Obelix potrebbe battermi.
Al termine della cena, dopo caffè, ammazzacaffè e ammazza-ammazzacaffè, sono già stremato. L’idea portante della serata è quella di guardare il varietà del sabato sera dove dei vip ballano con dei maestri di ballo. La cosa è quasi immediata. Mi addormento senza speranza fino alla fine del programma. Quando mi sveglio, mi tengono compagnia la cervicale, il mal di schiena e il mal di stomaco. Adesso è domenica, e sono ammalato. Non dovete meravigliarvi. Il fisico si ribella a questi weekend. E’ normale. Ma non sappiamo come fare a cambiare le cose. Depurarmi. Ecco cosa devo fare. Tanto per cominciare, oggi digiuno. Poi, si vedrà.
LADY MACBETH DELL’ELETTRONICA
Odio essere ripetitivo, ma mi vedo costretto a riportare su questo blog che negli ultimi giorni anche il televisore è partito. Ha fatto "Pufffffffffff" ed è comparsa la temutissima riga bianca su fondo nero. Il che ha portato me e Stefi a decidere di comprarne uno nuovo e tagliare la testa al toro. Magari corredato di uno di quei bei kit home theater che leggono anche gli MP3, i JPG, i DivX, i VCD, i CD-R e via dicendo. Da un po’ di giorni stiamo facendo la posta nei negozi di elettronica. Solo che poi la mia Lady Macbeth dell’elettronica (Stefi) ha cominciato ad insinuarmi la convinzione che, già che volevamo un televisore nuovo, era cosa buona e giusta comprare un modello LCD che è la tecnologia del futuro, che ingombra molto meno, che vuoi mettere la qualità, che è un investimento migliore, che proprio tu che ti piace vedere i DVD, etc. etc. Io, buon vecchio Macbeth bonaccione, non ci metto molto a farmi convincere. Effettivamente i televisori LCD sono fighissimi. Il piccolo particolare è che in genere costano più del doppio di quelli normali. Comunque, oggi ero in ferie. E abbiamo passato tutta la giornata in giro per megastore di elettronica annotando prezzi e modelli, fino ad arrivare nel luogo torinese dove l’elettronica è meno cara in assoluto (posso dirlo senza timore di fare pubblicità? Si tratta di Saturn – lo dico dati alla mano). Eppure, al momento dell’acquisto, qualcosa ha ceduto dentro di me. Eravamo sul punto di acquistare una bella bestiolina 16/9, con tutte le sue cosine a posto, e poi mi sono detto "No! Perché arrendersi? Quel bastardo (il televisore vecchio) è ancora in garanzia fino a Natale prossimo! Non gliela diamo vinta! Lo portiamo a riparare e ce lo teniamo ancora per un po’! In fondo nessuno ci obbliga a comprarne adesso uno nuovo"!… Adesso la mia Lady Macbeth è di là col muso, dice che portarla da Saturn e poi tornare indietro è stato come promettere ad un bambino di andare a Disneyland, farlo arrivare fino davanti al cancello e poi tornare a casa. In fondo domattina dovremmo andare a ritirare le casse dell’home theatre. Se le sono tenute solo 20 giorni, ma adesso le hanno riparate. Ora si terranno altri 20 giorni il televisore e poi per altri 8 mesi funzionerà… spero! Voglio essere ottimista… Non può piovere per sempre!
