Fortunatamente, mio padre è stato espulso dall’ospedale…! La cosa offre subito il fianco ad una cena in famiglia per festeggiare e magari ad una visione comunitaria della prima puntata di Zelig (che tanto noi non potremmo vedere dato che il televisore è ancora in riparazione). Quando ci rendiamo conto che una cena il venerdì dopo il lavoro rischia di essere ancora più devastante delle solite cene di sempre, è ormai troppo tardi.
"Vuoi qualcosa prima di cena?"
"Ma già che me lo chiedi, magari un Crodino..:"
"E col Crodino? Olive? Cracker? Prendi le olive. Scarta i cracker"
"Aspetta, che fai? Un piatto per le olive e uno per i cracker…"
"Ma no, guarda che va bene anche solo il crodino"
"Ecco i cracker. O preferisci le olive?"
"No, ma va bene tutto, dai"
Mentre ci sediamo per sentire le ultime avventure ospedaliere, la nonna si affaccia (ore 19.15).
"Prepariamo tavola? Si mangia, dai… Lavatevi le mani!"
"Ma no, dai, mangiamo un po’ più tardi"
"Ah… e quando?!"
"Mah, tra mezz’ora..:"
A cena, la battuta preferita della nonna è "servitevi da soli", pronunciata mentre, in piedi, fa il giro del tavolo per servire a tutti il bollito.
"Vuoi dell’insalata russa? Prendi dell’insalata russa, Piè…"
"No grazie, sono a posto così, mangio un po’ di formaggio"
"E prendi almeno un po’ di formaggio, no?"
"Sì, appunto, lo sto mangiando"
"Ah, ecco… e prendi un po’ di insalata russa"
"No, magari solo un mandarino"
"Vuoi un mandarino? E non c’è il mandarino! Vuoi l’arancio? La banana? Un kiwi?"
"No, va bene così…"
"Assaggia l’insalata russa allora..:"
"Non mi piace l’insalata russa!!!"
"Ah… non ti piace? Ti è sempre piaciuta" (non è vero, ndr)
Ma veniamo a Zelig, e alla sua visione a 40.000 dB in salotto. Io e Stefi siamo di quelli che tengono il volume della televisione alto. Ma così sembra di essere sotto i bombardamenti. Nonostante ciò, la nonna mette le mani a coppa sulle orecchie per proiettarle in avanti ed esclama a momenti alterni "E che è? Non si sente niente!". La mamma, assolutamente imperturbabile, decide di raccontare per la millesima volta a Stefi di quanto ero cagone quando ero piccolo. Per farlo, deve riuscire a sovrastare il suono di Cochi e Renato che cantano. Io, allenato da 20 anni di vita familiare, riesco ottimamente nel mio famoso trucco della galassia parallela (la mente deve uscire dal corpo, per divenire totalmente impermeabile a qualunque cosa succeda nel raggio di 20 metri). Stefi soccombe. Arrivati in auto, come suggeriscono le riviste di psicologia, emette uno straziante e prolungato urlo per liberare la tensione e lo stress accumulato.
Il sabato, dopo un veloce giro di concessionari per iniziare a considerare l’acquisto di uno scooter nuovo, si cena dai suoi. Tutto sommato a casa di Stefi le cose sono molto diverse, e fondamentalmente si passano delle serate più tranquille. Pure troppo. La cena, infatti, è pronta alle 18.50.
"Vieni a tavola?"
"Ah, non mi ero accorto che fossero già le otto!"
"Infatti sono le sette, ma dato che è già pronto perché non cenare?"
Che risposta posso dare? Nessuna. Del resto è tutto buonissimo, la qual cosa mi tenta a strafocarmi di cinghiale che nemmeno Obelix potrebbe battermi.
Al termine della cena, dopo caffè, ammazzacaffè e ammazza-ammazzacaffè, sono già stremato. L’idea portante della serata è quella di guardare il varietà del sabato sera dove dei vip ballano con dei maestri di ballo. La cosa è quasi immediata. Mi addormento senza speranza fino alla fine del programma. Quando mi sveglio, mi tengono compagnia la cervicale, il mal di schiena e il mal di stomaco. Adesso è domenica, e sono ammalato. Non dovete meravigliarvi. Il fisico si ribella a questi weekend. E’ normale. Ma non sappiamo come fare a cambiare le cose. Depurarmi. Ecco cosa devo fare. Tanto per cominciare, oggi digiuno. Poi, si vedrà.
SONO PROPRIO UNO SFIGATO
Iorda (così si chiama il meccanico che si prende cura del mio scooter) sostiene che non può essere solo l’usura. Secondo lui c’è qualcosa negli astri che condiziona lo stato di salute del mio motorino. Io posso solo dire che non ho nulla contro di lui, ma che il prossimo scooter non sarà più un Peugeot. L’altro ieri mi appropinquavo con il mio usuale stile da centauro imbizzarrito al posto di lavoro. Durante un’accelerata esuberante, ho riscontrato che il motore andava solo su di giri producendo inquietanti sonorità e che le ruote motrici, semplicemente, rimanevano ferme. Non ho dovuto spingere, per fortuna. Ad una velocità costante di 5 km/h il motore sembrava reggere, e trasmettere adeguatamente il movimento alla cinghia e alle ruote. Cosa può essere? Beh, si tratterà di certo di un problema di carburazione (l’ha detto lui, io non ci capisco un cazzo quindi mi fido). Invece no. Invece si è rotto un anellino di gomma che ha fatto sì che il grasso contenuto in una rondella rotante si espandesse sulla piastra anodizzata per effetto della forza centrifuga, la quale piastra ha provocato un attrito che ha riscaldato il giunto basculante che è proprio quella parte dove la cinghia di trasmissione va a parare per far muovere le ruote. Morale: bisogna cambiare tutto il blocco e non si può acquistare solo il pezzo di ricambio per la parte danneggiata. Costo: 200 testoni solo per il pezzo. Iorda mi guarda, consulta gli astri, medita, mi mostra l’anellino di gomma, la traiettoria centrifuga delle striature di grasso e conclude: "Sei proprio uno sfigato". Così. A quanto pare sono l’unico cliente cui siano mai capitate queste oscure magagne. Lo scooter è stato immatricolato a novembre del 1999. Da allora gli ho fatto la marmitta nuova, la cinghia nuova, la batteria nuova, il motore nuovo, i dischi dei freni nuovi, e adesso il blocco di trasmissione nuovo. In pratica me lo sono ricomprato un’altra volta. Sono io sfigato o non sarà la Peugeot una di quelle aziende che impone ai suoi prodotti una data di autodistruzione nettamente al di sotto dei canonici cinque anni?
LAPSUS FREUDIANO
La misura di quanto sono tuonato oggi, dopo una nottata Bamboo passata a parlare di musica e minchiate varie: ore 11.50, ancora perso nel mio mal di testa, prendo una telefonata per un collega. "Sergio, c’è un certo SPINELLI al telefono per te". Sergio mi guarda con un misto di divertimento e compassione. "Veramente si chiama PINELLI, comunque passamelo pure". Avrà capito il mio lapsus freudiano? Il suo sguardo mi dice di sì. Porca bomba…!