POLANSKI E IL SADISMO SUI BAMBINI

Il nuovo film di Polanski, Oliver Twist, è un corpo estraneo nel cinema odierno. Mi spiego: c’è tutta la spettacolarità che lo spettatore del 2000 chiede ad un film di intrattenimento, ma non ci sono sconti. C’è anche tutto il meglio e il peggio di Dickens, sbattuto in faccia (a me pare) con un certo cinismo adorabile, tipico di Polanski. Immaginate un cinema pieno di bambini irrequieti e di genitori che al 90% non hanno mai letto veramente il romanzo di Dickens. Poi immaginate i bambini ammutolire dopo le prime, inquietanti scene di lavoro minorile, degrado urbano, sporcizia e male assoluto. Oliver è una scheggia di purezza in un mondo irrimediabilmente corrotto. Una visione scandalosa al giorno d’oggi, dove siamo abituati ad altre sfumature, altri tipi di ironia. Qui l’unica ironia è quella perfida della sorte, che prende a schiaffi il lacrimevole marmocchio ogniqualvolta si convince di aver finalmente trovato la pace. Anche l’incredibile finale, con Oliver che invita Fagin ormai folle a pregare per la sua anima, suona strano visto in una multisala. Insomma: lieto fine, i cattivi muoiono tutti (anche Nancy la prostituta, perché si è redenta ma è comunque peccatrice) e il bene, cioè la buona borghesia londinese benpensante ed illuminata, trionfa. Ma non vuol dir nulla, perché Oliver ha la pelle segnata dal male. Al di là della ricostruzione mirabile (a volte anche un po’ fredda), il film scorre via bene, gli attori sono tutti scelti benissimo (con menzione speciale per il piccolo Oliver, sempre credibile con la sua lacrima sulla guancia e l’immenso Fagin di Ben Kingsley, vero mattatore del film) e la mano di Polanski è sempre sicura. Almeno è riuscito ad annichilire completamente i bambini che, in fila per uscire dalla sala, non osavano dire nulla.

LA CONTA DELLA TECNOLOGIA

Ogni tanto penso a quando non c’erano i PC, il cellulare, Internet… Le classiche buone cose di tutti i giorni alle quali ormai siamo assuefatti. Se mi fermo a riflettere, ricordo che mio padre i soldi andava a prenderli allo sportello bancario – non c’era il bancomat – e di sicuro non li prelevava di sabato o domenica! Ecco perché mi è venuto in mente di fare "la conta" della tecnologia che poco a poco, come un bozzolo protettivo ma a volte soffocante, è entrata nella mia vita.
1970-1977: di tecnologico, nella mia vita, c’era al massimo la TV, un buon impianto stereo (mio padre ci teneva) e una lavastoviglie.
1978: i videogame (la mitica console Atari, con Pong e Night Driver)!
1979: i videogame portatili dove dovevi sparare a navicelle che si avvicinavano
1980: il PC (il Sinclair ZX80)
1981: upgrade al Sinclair ZX81
1982: il linguaggio BASIC
1983: upgrade al Sinclair ZX Spectrum
1984: il walkman
1985: il primo PC con Windows 1.0
1986: il videoregistratore
1987: il lettore CD: il PC 8086
1988: il PC 286; i floppy da 5.1/4”
1989: la radio con lettore CD incorporato; il PC 386
1990: il PC 486 con Windows 3.0; impianto stereo nuovo (sempre mio padre)
1991: la segreteria telefonica
1992: il bancomat (almeno per me)
1993: il fax; il primo PC Pentium; i floppy da 3.5”
1994: collegamento Telnet; l’e-mail
1995: il WWW e Netscape
1996: adozione di Windows 95; il mio primo sito web
1997: il Pentium II; lo Zip Drive
1998: il cellulare; la fotocamera digitale; gli MP3 entrano nella mia vita
1999: il Pentium III; adozione di Windows 98; il masterizzatore CD; la carta di credito
2000: il PC portatile
2001: il lettore DVD; acquisti on line; l’HD esterno da 5 Gb; il sito pietroizzo.com
2002: la fotocamera digitale 4 Mpx; il banking on line
2003: il PC assemblato con 120 Gb di HD e 1 Gb di Ram; il masterizzatore DVD; il blog
2004: la fotocamera digitale 5 Mpx (quella da 4 Mpx si è scassata); il videofonino; l’HD esterno da 40 Gb
2005: il lettore multiformato portatile; il lettore MP3 (che è di Stefi, ma fa lo stesso); le foto su Flickr
E poi con ogni probabilità ho dimenticato qualcosa… Una lista che fa anche un po’ paura, devo dire. Perché mi rendo conto che finisci per diventare dipendente da questa tecnologia invece di servirtene dominandola. Figuriamoci la "domotica"! Voglio proprio vedere… Mi sa che dovrò attrezzarmi con frusta e seggiolino per ammaestrare gli elettrodomestici intelligenti! 😀

INDIGESTIONE DI NARNIA

Adesso sono inevitabilmente agganciato dalle Cronache di Narnia. Mi stupisce sempre come in molti casi occorra aspettare il film di successo annunciato per ottenere un’edizione di pregio come quella Mondadori uscita questo mese… ma tant’è. Adesso C.S. Lewis mi aiuta a passare il periodo come J.K. Rowling mi ha aiutato a luglio. E’ incredibile come solo tuffandomi nel fantasy io possa riuscire a sublimare. In effetti non riesco a leggere altro. A parte i fumetti, ovviamente. L’edizione in questione raccoglie tutti e sei i romanzi del ciclo, nell’ordine voluto da Lewis (che, come ormai sanno anche i sassi, era amico e collega di Tolkien). Tanto il Signore degli anelli è celtico e magniloquente, tanto le Cronache di Narnia sono umili e "cristiane". Lewis propone un mondo fantasy che richiama la simbologia e il mito del cristianesimo (alla lontana, ma si capisce). Lewis scrive per un pubblico forse più giovane di quello di Tolkien, ma – come dice lui stesso in un illuminante saggio in coda al volume – se un libro che hai letto a 10 anni non vale la pena di essere letto anche a 50 anni vuol dire che non è un buon libro. Io concordo pienamente. E mi avventuro pazientemente in un altro mondo.