LA VIA DEI TAROCCHI DI JODOSAN

Con grande entusiasmo mi sono procurato La via dei tarocchi, un bel tomo di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa. Jodorowsky, si sa, è una garanzia nel campo dei tarocchi e dei percorsi iniziatici legati alla visione, all’analisi dei segni e dei dettagli – lo si vede anche in tutti i suoi meravigliosi film, in particolare La montagna sacra e Santa Sangre. L’introduzione è sorprendente di per sé (per ora ho letto avidamente solo quella). Jodorowsky l’artista, il regista, l’attore di "teatro panico", il surrealista, l’autore di fumetti, narra la sua infanzia cilena come in un libro di Marquez, con queste misteriose carte chiuse nell’armadio della madre, a lui proibite, da lui infine scoperte in modo avventuroso. Finalmente un libro senza deliri esoterici, senza Egitto, senza Rosacroce, senza cabala, senza Aleister Crowley, ma solo un percorso visivo da sperimentare con attenzione, lasciando che i simboli vengano a galla da sé. Forse (anche se non viene citato) un percorso un po’ junghiano. Il libro è splendidamente illustrato e dettagliato. Si basa sugli autentici tarocchi di Marsiglia restaurati da Jodorowsky e Philippe Camoin. E – anche se io sono affezionato al mio mazzo Waite (lo stesso che ha usato il giovane Jodorowsky, regalatogli dalla pittrice Leonora Carrington) – penso che quello presentato nel libro sia il mazzo più "limpido" per ogni tipo di lettura.

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COME DIFENDERSI DALL’EFFETTO PEYOTE

Dice che sale come l’effetto del peyote. A tratti, quando non te lo aspetti più. Mentre lavori, o quando ti svegli, o quando stai facendo qualcosa che magari non c’entra nulla. Il peyote, tanto per dire, è una cosa che mi affascina ma mi fa paura. C’è qualcosa di veramente autodistruttivo nell’idea che di punto in bianco vai fuori anche mesi dopo che l’hai preso. La stessa cosa con l’angoscia e la depressione. Salgono a momenti. E si vede un casino. Vedo i miei amici e penso ai bioritmi, quelle simpatiche onde che rappresentano l’andamento delle facoltà fisiche, emotive, intellettuali e di intuizione. Ho persino la sveglia coi bioritmi, io. Li guardo una volta ogni morte di papa, ma son simpatici. Ecco, ci sono io, coi bioritmi completamente sotto zero, in tutte le manifestazioni intellettive emotive e fisiche. C’è l’amico coi bioritmi tutti su, al picco massimo della zona positiva. E c’è l’amico che ha i bioritmi tutti intersecati con la linea mediana, quella di passaggio dal positivo al negativo (o viceversa), quel punto che lo studio dei bioritmi definisce "crisi". Una complementarità curiosa, direi. Peraltro, ho capito che non serve più la corazza. In effetti non mi devo più difendere dalle mazzate che arrivano dall’esterno. Dovrei difendermi dall’effetto peyote, ma mi devo ancora attrezzare.

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