NANNI SALVACI TU!

Ho preferito tener duro fino a oggi, su questo balletto del "Nanni sì Nanni no" intorno al nostro Festival di Torino. Ora però abbiamo passato il limite. Sul quotidiano cittadino, ripetuti inviti a non incorrere nella solita, torinesissima, sindrome di Tafazzi. Nanni Moretti ha detto no giustamente al nostro Festival. Perché sa benissimo che è meglio evitare di impantanarsi nelle nostre beghe e nelle nostre "questioni di metodo" (come elegantemente le chiama lui). Ora tutta la colpa è del barone Rondolino e dei suoi sgherri Turigliatto e Vallan che hanno osato "schierarsi" con l’Associazione Cinema Giovani. Ma forse le cose non sono così semplici. Al di là dei rancori evidentemente più personali che politici che stanno alla base del problema (vedi anche le dimissioni di Barbera e l’amarezza di Steve Della Casa), c’è secondo me un equivoco di fondo. D’accordo, Nanni Moretti (come peraltro anche Dario Argento) è un regista notissimo che ama sinceramente il nostro festival (un festival totalmente per gli spettatori e degli spettatori) e farebbe di tutto per "rilanciarlo". Ma siamo sicuri che debba essere "rilanciato", almeno nei termini in cui sembrava dovesse esserlo? Non è che per una festa mediatica a Veltronia adesso dobbiamo puntare tutti sul tappeto rosso? Cos’è quest’ansia di apparire a tutti i costi? Non sarà che (da entrambe le parti, per carità) stanno confondendo un festival di cinema con una passerella nazional-politico-cultural-mediatica? Sentieri Selvaggi, che in questi giorni di festa è stato in blackout tecnico per un po’, torna on line riassumendo la questione in modo illuminante. Leggete, perché i ragazzi di Sentieri Selvaggi (che magari hanno anche 60 anni ma per me restano sempre "i ragazzi") hanno il dono di sapersi porre le domande giuste

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LE GIORNATE DEL LIMBO (NON LA DANZA)

Queste sono le giornate del limbo. Quelle giornate indefinite di fine anno dove al 90% sei in ferie, un po’ perché devi esaurirle, un po’ perché sei esaurito tu. Ti muovi in pigiama e ciabatte in giro per casa sapendo che potresti anche fare qualcosa di utile, ma comprendendo nell’intimo che in realtà non hai voglia di combinare una beneamata mazza di niente. Ti leggi i libri che ti hanno regalato il natale prima, ti guardi qualche film. Esci con gli amici che non vedi dal natale precedente. E pensi all’anno passato e a quello che verrà. Come sempre, la maggior parte dei propositi ideati l’anno precedente non li avrai nemmeno messi in atto. Peggio ancora, non ci avrai nemmeno pensato. Li vai a rivedere sul blog. Resti basito. Hai centrato 12 proponimenti su 20! E’ più di quanto tu sia mai riuscito a fare durante la tua intera esistenza. Che stia cominciando ad imparare qualcosa dalla vita? A 36 anni, forse è giunta l’ora di cominciare a capire. Di separare la pula dal grano. E allora ricominci, e annoti i propositi per il 2007 con un briciolo di fiducia in più: il segreto è porsi obiettivi raggiungibili, ed affrontare la strada con serenità. Ricordando sempre e comunque che ogni mattina è l’alba di un nuovo giorno in cui qualcosa può andare storto

1. Lavorare meno, vivere di più e più lentamente
2. Andare di più alle mostre, ai concerti e a teatro
3. Gestire con più criterio la mia identità digitale all’interno dei social network 🙂
4. Fare un viaggio avventuroso, magari in moto
5. Dormire di più e non solo nel weekend
6. Tentare di gestire con leggerezza le mie responsabilità più pesanti
7. Fare molto sesso non protetto e procreare una piccola copia di Stefi
8. Danzare, danzare, danzare ascoltando più musica vecchia e nuova
9. Scrivere il romanzo che sta nel cassetto da un po’ troppo tempo
10. Comprare una bella casa (o almeno provarci)
11. Illuminare il mondo (o almeno il mio piccolo mondo)
12. Dare più ascolto a me stesso e alla mia follia

Resto sulla cifra magica: dodici, uno al mese. Chissà se posso farcela.

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SANTO SANTO SANTO IL NATALEEEEEE

Allora… Auguri in ritardo! Come avete passato il Santo Natale? Io personalmente avrei preferito ingoiare qualche sorso di acido muriatico… Eppure, nonostante le apparenze, è andato tutto meglio di quanto avessi mai osato sperare. Ora mi sto decomprimendo. Ho guardato C.R.A.Z.Y. – un film canadese di cui non sapevo nulla che mi è stato regalato da Léaud, che a sua volta ne sapeva ancora meno. Una piccola dimostrazione della sincronicità universale delle anime: mai nessun altro film (nemmeno Almost Famous) ha rivelato così tanti punti di identificazione con la mia vita. E non dico altro, salvo che io alla fine non sono diventato gay. A parte questo, la tre giorni muriatica è cominciata il 24 che come qualcuno ha giustamente fatto notare, è anche il mio compleanno (sì ne compio 36, sì mi hanno sempre fatto un unico regalo, sì sono sempre stato condannato alla messa di natale come festeggiamento). La mia dolce metà mi fa sonnecchiare e mi porta il primo regalo a letto (una borsa da arciere) mentre lei organizza le ultime cose da portare dai suoi. Il concetto è: prendere mia madre (60 km), portarla dai suoi (100 km) e passare lì il 24 il 25 e il 26 (malcontate 45 ore). Il fatto che sia il primo natale senza papà e senza nonna ovviamente complica tutto. Occorre stabilire nuove abitudini, nuovi rituali. Per i rituali ci pensa la mamma. Provate voi a nascere, crescere e maturare con una persona che fa dell’ansia, dell’angoscia e della depressione la bandiera di una vita intera. Nessuna colpa per lei, ovviamente: non si sceglie di essere malati. Ma mia madre si presenta così: ti dà la mano e ti dice "Piacere, sono una nevrotica fobico-ossessiva a componente isterica". A volte penso che goda della sua malattia. Specie quando afferma con un certo orgoglio che anni di ricoveri in cliniche varie, decine di psicofarmaci diversi e 12 anni di psicoanalisi non sono riusciti a guarirla, che lei è un caso più unico che raro. Comunque la mamma sa essere piena di verve, quando vuole. A natale ce l’ha fatta, con i suoi modi ed i suoi tempi (si sveglia alle 18 e vive felice fino alle 3 del mattino poi passa alla fase insonnia fino alle 11 e dorme profondamente dall’ora di pranzo all’ora di cena). Purtroppo la mamma è anche la persona che ha in assoluto il minor senso di adattabilità che io abbia mai potuto osservare in un essere vivente. Perciò in casa d’altri dorme ancor meno, perché il letto è diverso. Ragion per cui il 26 è stato un po’ più pesante. Senza contare la notte tra il 25 e il 26, in cui l’unico che può reggere i suoi ritmi circadiani (io) si è dovuto sobbarcare le periodiche fasi depressive della genitrice (la vita non ha senso, non esiste la felicità, ci sono solo momenti orribili e momenti pessimi che si alternano tra loro, e via così). Quando vuole, infatti, la mamma sa anche essere un vero e proprio buco nero capace di assorbire qualunque barlume di gioia e speranza attorno a lei nel raggio di 200 metri e farlo sparire in un’altra dimensione. Ma so che non sono l’unico ad avere problemi. Anche la madre di Stefi ha prodotto un po’ di elettricità nell’aria. Specie quando Stefi era nei dintorni. Spiace sempre litigare con i familiari, ma io penso che le festività siano nate apposta per far esplodere malcontenti, scazzi e rancori. In ogni caso, non pensate male. Abbiamo mangiato, abbiamo dormito, ci siamo rincoglioniti di fronte alla tv. Abbiamo persino avuto la dissenteria. Cos’altro si potrebbe volere di più? Meno male che adesso si prospetta qualche giorno di ferie da soli: io, Stefi e lo Zen Vision (in qualche modo bisogna pur compensare)…

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