VITA DA FALANSTERIO

Negli ultimi anni ho osservato molto.
Dal mio punto di vista personale, io sono fermo al centro di una galassia di vite differenti, abitudini, comportamenti, emozioni. Le vite degli altri, che ruotano intorno alla mia (lo so, sono molto tolemaico, ma consentitemi questa metafora visivo-cinesica). In base alla teoria degli insiemi, alla luce di un filtro che mi riguarda da vicino, potrei dividere la galassia di amici e conoscenti che mi circonda in persone con figli e persone senza figli.

Le persone con figli spesso si lamentano della routine identificata con la tripletta “pappa cacca nanna”. Alcuni reagiscono astraendosi in un loro mondo, altri vagheggiano imprese impossibili, altri ancora si sfogano con gli amici senza figli dipingendo i loro bambini come dei piccoli demoni. Le persone con figli lamentano in sostanza un pressoché totale assorbimento del loro tempo da parte dei piccoli, e ogni adulto reagisce in un suo proprio modo a questo tipo di sacrificio. Chiaramente ci sono anche quelli che vivono tutto con grandissima gioia, ma è più frequente incontrare soggetti che vivono in un continuo altalenare di sconforto e appagamento.

Le persone senza figli contengono un sottoinsieme di persone che un figlio lo vorrebbero, ma non arriva. In questo ambito troviamo quelli che si imbottiscono di punture di ormoni, quelli che vivono il sesso come una prestazione misurabile in mumero e velocità degli spermatozoi, quelli che vanno in depressione ogni mese al momento del ciclo, quelli che magari adottiamo, quelli che la fertilità è inspiegata, etc. Questo tipo di persone lamenta in buona sostanza l’assenza nella propria vita di quello che considerano un naturale ed auspicabile step evolutivo. La mancanza di figli può essere una scelta, una disattenzione o un capriccioso problema da affrontare. Nell’ultimo caso, la frequente sensazione di vuoto esistenziale e di impotenza causa di momenti di sconforto.

I due insiemi non potrebbero essere più lontani. Presi dai propri rispettivi problemi, i due gruppi di persone formulano pensieri frettolosi e semplicistici nei riguardi dell’altro, del tipo “basta rilassarsi e i figli arrivano” o “hai voluto la bicicletta adesso pedala”. Per non parlare delle semplificazioni interne all’insieme stesso, del tipo “i figli goditeli ora che sono piccoli, perché poi…” (riferita da figliodotato a figliodotato) o “ma che ti sbatti a fare, comprati un cane che si sta molto meglio” (riferita da figliosguarnito a figliosguarnito).

Ebbene, dopo anni di osservazione ho trovato la soluzione.
I due insiemi non devono per forza essere separati. Non si tratta di una novità: la mia soluzione ha le sue radici nel socialismo primitivo di Fourier. Prevede il superamento della famiglia nucleare e l’adozione di una pedagogia comunitaria tipica del falansterio. I figliodotati potrebbero godere di più tempo libero per dedicarsi ai propri affari ritornando poi meno stressati dai bambini della falange. I figliosguarniti potrebbero riversare un po’ del loro amore sui bambini della falange, allevandoli in collaborazione con i genitori naturali. E per chi di bambini non vuole nemmeno sentir parlare, ci sono tanti altri lavori interessanti da fare, nel falansterio. Tutti sarebbero più contenti. E poi, in epoca di terziario avanzato, il socialismo scientifico e la funzione storica del proletariato non hanno più molta presa sulla realtà.

Lo devo dire: adoro i pensatori utopici del diciannovesimo secolo.
Mi mettono sempre tanta serenità.