RAPINATORI IN CASAIZZO?

Sono un po’ preoccupato. Ieri, per la prima volta nella mia vita, mi è capitato di chiamare il 113. Mi sono sentito uno di quei vecchietti petulanti dei film per la TV americani che disturba sempre i poveri poliziotti che hanno ben altro a cui lavorare. Comunque sia, ecco la storia.
Mercoledì 2 Marzo, h 19.00
Appena giunto a casa dall’ufficio mi diletto ad ascoltare i racconti di vessazione e mobbing provenienti dall’ambiente lavorativo della mia dolce metà. Io interloquisco dispensando consigli di guerriglia aziendale (a proposito, non c’entra un cazzo ma comprate questo libro… fatelo… fatelo…!).
19.15
Suona il campanello di casa. Non aspettiamo nessuno. Stefi si avvicina silenziosamente allo spioncino e vede due coppie di giovani vestiti più o meno elegantemente. Suppone che siano testimoni di geova e non apre. I ragazzi non demordono, e si attaccano al campanello. Maya miagola. Voci sul pianerottolo.
– Ma hanno un gatto, sti qua?
– Beh, se senti miagolare vuol dire che hanno un gatto, no?
– Qui non c’è nessuno…
– Ma come non c’è nessuno, mi hanno assicurato che c’erano!
Primo scambio di sguardi perplessi tra me e Stefi. Le voci hanno un pesante accento dell’est, ma l’italiano è corretto. Una delle due donne è bionda. Tre di loro hanno pensato bene di sedersi sui gradini mentre il quarto continua a suonare il campanello. Maya miagola.
– Allora, non è possibile. Uno prende un appuntamento per vedere un alloggio, e poi? Questi se ne devono andare a fine marzo, questo appartamento dobbiamo pur vederlo se vogliamo decidere!
– Ma sei sicura che il piano è questo?
– Ma certo!
– Adesso mi incazzo, telefono all’agenzia e mi sentono… Prova un po’ di nuovo a suonare!
Inspiegabilmente, le nonnine che abitano sul nostro stesso pianerottolo, che solitamente mettono il naso fuori dalla porta di casa per ogni minimo rumore, oggi stanno ben tappate in casa.
– Facciamo così, andiamocene, prendiamo un altro appuntamento, al massimo torniamo domani sera.
– Sì, però non si fa così, eh?
Scalpiccìo di piedi che scendono le scale. I ragazzi spariscono dalla visuale dello spioncino. Sono le 19.30. Dopo qualche secondo, squilla il telefono di casa. Due squilli, tre. Poi si interrompe.
19.35
Stefi è in paranoia. Secondo lei erano loro, che hanno anche il nostro numero di casa. La mia soluzione: chiamare l’amministratore del condominio. Secondo lui abbiamo fatto benissimo a non aprire. Pare che a Torino stia girando una banda di rapinatori che usa proprio questo metodo per farsi aprire dagli inquilini. Un’altra possibilità plausibile è che i tizi siano a loro volta stati truffati da qualcuno che gli ha indicato casa nostra (perché poi proprio casa nostra?) come disponibile e che magari gli abbia anche chiesto una caparra. In ogni caso ci assicura che l’appartamento non è in affitto e che noi non dobbiamo andarcene entro il 31 marzo. Suggerisce anche di chiamare il 113 per segnalare la cosa. Chiamo dunque la Polizia. Che mi rimbalza subito ai Carabinieri. Il carabiniere però è gentile, mi rispiega le stesse cose che mi ha già detto l’amministratore e mi consiglia di chiuderci bene in casa, non aprire assolutamente e se dovessero tornare di chiamare subito il 112 che loro mandano una pattuglia a vedere qual è il problema. Si tratta di terrorismo psicologico stile film di Michael Moore o mi devo veramente preoccupare? Inquietante.

2 risposte a “RAPINATORI IN CASAIZZO?”

  1. inquietante! mi ricorda tanto il fumetto ‘phantom stalker woman’. prima o poi te lo regalo. così te la vivi con gusto 😉

    baciotti

    silvietta

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