PUNTI DI SVOLTA

Secondo il calendario siamo passati a un nuovo anno. Lo ammetto, di solito non me ne accorgo. Nel senso che ogni anno mi appare identico al precedente, almeno da cinque o sei anni a questa parte. Ecco, io non ho propriamente vissuto gli ultimi anni: ho vissuto un lustro. Quanto mi è sempre piaciuta questa parola, “lustro”. Dà quell’idea di pulito, asettico, ma nello stesso tempo di piacevolezza e conforto, un po’ come Mastro Lindo. E poi quei profondissimi versi leopardiani, “Non ti dolga di tua poca dimora / in questa piaggia trista, e non ti caglia / ch’ancor del quarto lustro non se’ fora” (e anche stavolta vi ho assicurato il momento cultural-filosofico piazzandovi una bella riflessione sulla morte che fa sempre bene).

Ma non divaghiamo. C’è stato un lustro, che a differenza di quanto evocato dalla parola in sé è stato opaco, disagiato e avaro di soddisfazioni. Un lustro in cui il tempo è sembrato avvitarsi su sé stesso in un copione spanato. Oggi che è il 2012 (e lo so che c’è la fine del mondo, ma lasciatemi dire) percepisco una sensazione di diversità. Sento un fremito nella forza. L’anno è appena iniziato e io sento un senso di compiutezza. Ho messo in ordine, ho chiuso, ho fatto un po’ di pulizia. Diciamo che ho preparato la strada per il prossimo lustro. L’idea sarebbe quella di viverlo con un misto di leggerezza e partecipazione, accogliendo tutto quanto di nuovo l’universo ha in serbo per me.

Poi ricevo l’ennesima telefonata di mia madre relativa a qualche tubatura rotta / crepa nel soffitto / crollo di infissi o simili, e improvvisamente tutto è di nuovo così 2008 da abortire qualsiasi tentativo di un post solare e splendido.

Sono condannato ad essere un poeta crepuscolare.
Felicità mi spiace, felicità è loquace come un bimbo; l’ho a noia!